Attualità

GIUSTIZIA. Berlusconi contro i magistrati Napolitano: «Attacco violento»

Giorgio Ferrari venerdì 11 dicembre 2009
«Permettetemi di parlare un secondo del mio Paese: l’Italia è la terza economia d’Europa, ha una maggioranza forte e coesa, un governo molto operativo e un premier super, che godeva di oltre il 60% di apprezzamento dopo la soluzione del problema rifiuti, e il 68% dopo il terremoto. Purtroppo, esiste una sinistra che mi ha attaccato inventandosi calunnie di tutti i tipi che però mi hanno rafforzato perché la gente dice: "Mamma mia, dove troviamo uno forte, duro e con le p... come Berlusconi?"».A un paio di metri da chi vi scrive la giovanissima Irina Pianka, interprete di polacco, ceco e bulgaro, alla sua prima esperienza importante, ha un lieve trasalimento. Ma subito si riprende e traduce quell’ultima frase glissando però su qualche termine. L’effetto sulla platea dei millecinquecento delegati del Partito popolare europeo radunati in assise a Bonn giunge dunque con quel comprensibile ritardo, ma il premier italiano ha già ripreso a parlare.Sono passate da poco le 11 e mezza e di fronte all’emiciclo del vecchio Bundestag tedesco Berlusconi prosegue: «Oggi in Italia, e non credo di dire una cosa eccessiva, la sovranità è passata dal Parlamento al partito dei giudici. Il governo deve fare i conti con un fatto particolare di transizione a cui dobbiamo rimediare: la sovranità, dice la Costituzione, appartiene al popolo e il Parlamento fa le leggi, ma se queste non piacciono al partito dei giudici questo si rivolge alla Corte Costituzionale e la Corte, che non è più un organo di garanzia ma è diventato un organo politico, abroga la legge. Per questo l’attuale maggioranza sta lavorando per cambiare situazione anche attraverso una riforma della Costituzione».Alle sue spalle, Angela Merkel osserva impassibile. Impossibile dire se i millecinquecento, inchiodati dalla traduzione simultanea alle loro cuffie, abbiamo potuto o voluto commentare. Le esternazioni di Berlusconi peraltro sono ormai consuete nelle assise internazionali. Così il premier italiano prosegue: «Nella Corte Costituzionale 11 componenti su 15 appartengono alla sinistra e 5 li nomina il presidente della Repubblica: e sono tutti di sinistra, in quanto abbiamo avuto tre presidenti della Repubblica consecutivi tutti di sinistra. La Corte si è trasformata da organo di garanzia a organo politico. Anche il lodo Alfano è stato abrogato, e in pratica è ricominciata la caccia all’uomo da parte dei pm. In Italia i giornali, composti per l’ottanta per cento da gente di sinistra, rappresentano una realtà completamente diversa».Nell’intervento del presidente del Consiglio italiano c’è stato anche spazio (come riferiamo in altra pagina) per i temi propriamente europei, che tuttavia hanno occupato una minima parte del suo discorso. Al termine del quale, forse per sdrammatizzare e in parte per riconfermare una sua peculiare vocazione, Berlusconi ha voluto chiudere con una barzelletta: «C’è un aereo – ha raccontato – e a bordo ci sono Obama, Berlusconi, il Papa e un suo assistente. L’aereo si guasta, i piloti decidono che ci si deve gettare con il paracadute, ma ce ne sono solo cinque. I piloti ne prendono due e dicono ai 4 passeggeri: "Ce ne sono altri tre, fate voi"». Obama prende il primo. Naturalmente dice: "Sono l’uomo più potente del mondo e questo spetta a me". Berlusconi sapete com’è, prende il secondo e dice: "Io sono l’uomo più intelligente d’Europa e quindi spetta a me". Il Papa dice: "Io sono il Papa, ma tu sei giovane, prendilo tu". Ma il giovane replica: "No, Santità, sono rimasti due paracadute perché l’uomo più intelligente d’Europa si è buttato con il mio zainetto"». Quasi nessuno fra i tanti leader presenti, un po’ divertiti, un po’ imbarazzati, se l’è sentita di commentare. Mentre il neopresidente del Ppe, Wilfried Martens, si è limitato a ricordare che Berlusconi «è il primo presidente del Consiglio italiano, dopo la Prima guerra mondiale, ad avere una maggioranza così forte». Dall’Italia invece un ventaglio infinito di reazioni, tra cui quella del presidente della Camera, Gianfranco Fini, secondo cui di Berlusconi avrebbe dovuto «precisare meglio il suo pensiero per non ingenerare confusione sulle reali intenzioni del governo». Secca la replica del premier: «Non c’è nulla da chiarire, niente. Sono stanco delle ipocrisie, tutto qua».