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LODO ALFANO E POLEMICHE. Berlusconi: «Mai condannato, non mi dimetterò»

venerdì 9 ottobre 2009
«Non darò le dimissioni, sono il miglior premier di sempre. Sono stato sempre assolto, la prescrizione non è una condanna. I processi di Milano sono autentiche farse. Andrò in tv e lo spiegherò agli italiani. Io sono un argine alla sinistra e vogliono sovvertire il voto degli elettori. Sono in assoluto il maggior perseguitato dalla magistratura di tutta la storia di tutte le epoche del mondo». Silvio Berlusconi conclude così le polemiche politiche susseguenti alla bocciatura da parte della Consulta del Lodo Alfano, la legge che prevedeva l'immunità per le 4 principali cariche dello Stato. Berlusconi in mattinata aveva smorzato i toni. Il premier affermava che è ancora possibile una «leale collaborazione» con il Colle. All'indomani della nota diffusa dopo l'incontro tra Giorgio Napolitano e i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani («Napolitano rispetta la Costituzione»), dunque, il premier aveva tentato un riavvicinamento con il Presidente della Repubblica. A proposito delle frasi degli ultimi giorni («si sa da che parte sta Napolitano»), Berlusconi però ribadiva la sua idea: «È chiaro a tutti che in Italia non c'è nessuno che si può considerare super partes. Bisogna sgombrare il campo dalle troppe ipocrisie perché la coabitazione tra due parti politiche non è mai facile». Nessuna marcia indietro, insomma, sulle critiche rivolte al Capo dello Stato: «È un fatto che il presidente è sempre stato un protagonista della sinistra e nulla può cambiare la sua storia politica». Berlusconi conclude tuttavia: «Per il futuro sono convinto che sia possibile una leale dialettica tra Quirinale e Governo e sono certo che non ci sarà nessun ostacolo al nostro programma di riforme per cambiare l'Italia». E a proposito dell'idea di lanciare una manifestazione di piazza, Berlusconi affermava che non è necessaria. «Siamo al governo - dice il presidente del Consiglio al Tg5 - abbiamo il consenso popolare, un consenso che è aumentato. Se c'è un governo legittimato dal sostegno degli elettori è il nostro. È chiaro che siamo maggioranza e governeremo per cinque anni». Il premier infine ha attaccato anche il Corriere della Sera, che sarebbe passato da essere «un foglio della borghesia conservatrice a un foglio di sinistra». Questo «ci dispiace molto: sentiamo la mancanza del Corriere che fu».