In cima ai pensieri del capo dello Stato c’è la salvaguardia dei conti pubblici. E così, nell’ora scarsa di colloquio con il premier Berlusconi di ieri pomeriggio, il discorso sarebbe scivolato proprio su questo punto nevralgico. Sul pressing - preoccupante a parere del Colle - che sta subendo Tremonti perché apra i cordoni della borsa. Sui dubbi - anch’essi accolti con preoccupazione da Napolitano - che il Cavaliere ha espresso circa la manovra triennale "lacrime e sangue" da 40 miliardi necessaria per restare nei vincoli Ue. La Grecia è un caso che deve far riflettere, si ragiona al Quirinale, e mettere in discussione proprio ora l’operato del Tesoro potrebbe avere conseguenze disastrose per il Paese. E poi gli accordi siglati in sede comunitaria - come la modifica dell’Europlus per raggiungere gli obiettivi sul debito, che Tremonti ha contribuito a scrivere - sono per Napolitano una cosa seria, da mettere in cima all’agenda, come ricordato in recenti interventi pubblici.Berlusconi è salito al Colle con Gianni Letta per parlare dei festeggiamenti del 2 giugno, dell’ampia e autorevole presenza di leader stranieri, dei numerosi bilaterali che hanno avuto entrambi con i capi di Stato, in particolare quelli con il palestinese Abu Mazen e il cinese Xi Jinping. Lui stesso ha avviato il discorso sull’attuale situazione del governo, sul passaggio di Alfano alla guida del partito e le conseguenti dimissioni da Guardasigilli, sulla verifica parlamentare messa in agenda dalle due Camere nell’ultima decade di giugno. E in effetti se ne è parlato.Poi, però, i conti hanno preso la scena. Napolitano, dicono fonti del Quirinale, ha letto con attenzione un articolo del Corriere della sera nel quale si dava conto di un Berlusconi che chiedeva a Tremonti - complice la fase di riconfigurazione del partito e dell’azione di governo - se fosse proprio necessaria la maximanovra economica. Il faccia a faccia si è trasformato dunque in un’occasione per chiedere di persona al premier quali fossero le sue reali intenzioni e per avvertirlo che non sono possibili cedimenti rispetto alla linea del rigore. Berlusconi, però, non è salito al Colle con le spalle scoperte. È noto che da alcuni giorni Tremonti abbia cercato in Napolitano un sostegno per difendere la sua politica economica, che sia il Pdl sia la Lega hanno individuato come una delle maggiori cause della sconfitta elettorale. Inoltre, il Tesoro desidererebbe, in questa fase, un clima bipartisan intorno al suo operato. Fatti che incontrano la sensibilità del Quirinale verso ogni impegno internazionale e ogni sforzo condiviso. «Basta rileggere i suoi interventi pubblici – commenta il costituzionalista Stefano Ceccanti, voce ascoltata del Colle –, Napolitano si informa e segue sempre con grande attenzione gli impegni che l’Italia assume con gli altri Paesi».Conscio del retroscena, il premier sin dalle prime ore del giorno manda a
Giulio solo carezze. «Tremonti – dice ad una trasmissione mattutina di Canale 5 – non esita sulla riforma fiscale, anzi, noi dovremmo fargli un monumento, tutti gli italiani dovrebbero farglielo, a lui e a tutto il governo Stiamo riuscendo ad uscire dalla crisi senza le misure choc adottate da altri Paesi europei». E a ruota lo seguono tutti i colonnelli Pdl, una rivoluzione rispetto a quanto accaduto nell’ufficio di presidenza di mercoledì. Altro elemento che ha consigliato il cambio di rotta del premier è poi la credibilità internazionale di Tremonti, sancita ieri dal direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale Arrigo Sadun: «La gestione della politica fiscale italiana è stata eccezionale, talmente tanto che ci sono i risultati. Il modello utilizzato per gestire la spesa pubblica è talmente valido che l’Fmi farà un seminario in merito».