Attualità

ROMA. «Non bombarderemo la Libia Ma rivedremo le missioni di pace»

venerdì 15 aprile 2011
L'Italia non parteciperà ai bombardamenti in Libia. Silvio Berlusconi lo ha spiegato nel corso del Consiglio dei ministri. «Facciamo già abbastanza» ha detto il premier, sottolineando che l'impegno dell'Italia nel Paese del Raìs «è in linea con la risoluzione Onu». «Considerato la nostra posizione geografica e il nostro passato coloniale, non sarebbe comprensibile un maggiore impegno» ha aggiunto il Cavaliere. La posizione dell'Italia che continua a dare il «massimo appoggio con le sue basi» ma non prevede un maggior impegno bellico nel Paese - ha proseguito Berlusconi - «è stata capita e apprezzata dagli alleati». Il capo del governo ha anche ipotizzato una revisione complessiva della partecipazione italiana alle missioni internazionali, anche al di là del caso Libia, immaginando una riduzione di contingenti e numero di militari impegnati. Secondo quanto si apprende, il premier avrebbe sottolineato il grande impegno profuso, anche economico, nelle operazioni militari italiane all'estero. Ma di fronte all'emergenza immigrazione, che comporta anche costi ingenti per il Paese con l'applicazione del blocco navale e le operazioni di accoglienza, il premier avrebbe ventilato appunto l'ipotesi di ridurre la partecipazione italiana in alcune missioni molto impegnative dal punto di vista economico. Da Bratislava, intanto, si aggiunge a quella del premier anche la voce del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha parlato nel corso di un pranzo offerto in suo onore dal presidente polacco Ivan Gasparovic. «Sotto le bandiere delle Nazioni Unite, della Nato o dell'Unione europea, Italia e Slovacchia offrono un significativo contributo per la pace e la sicurezza nel mondo. Non illudiamoci - ha quindi aggiunto - di fare dei nostri confini una fortezza inespugnabile. Oggi le minacce e il contagio dell'instabilità non si arrestano ai vecchi confini. I nostri contingenti - sottolinea Napolitano - sono schierati nei Balcani, in Medio Oriente e in Afghanistan per promuovere e sostenere quei principi di pace e rispetto dei diritti umani che affratellano i nostri popoli. Sono questi medesimi valori - spiega - che hanno spinto l'Italia a raccogliere il grido di aiuto del popolo libico e che devono spronare l'Unione europea tutta nel sostenere il percorso di sviluppo intrapreso dai Paesi del Mediterraneo meridionale e orientale».