Attualità

VERSO LE ELEZIONI. Berlusconi esulta dopo Santoro E attacca Monti: no al Quirinale​

Roberta D'Angelo sabato 12 gennaio 2013
Dopo vent’anni di battaglie, la nemesi storica per Santoro è quella di aver of­ferto un palcoscenico privilegiato a Sil­vio Berlusconi. E il giorno dopo il talk show vincente in termini di auditel, il Cavaliere tor­na in sella, mediatica (avrebbe guadagnato un punto nei sondaggi, secondo Piepoli), cercan­do una sponda a sinistra per disarcionare il suo vero rivale, ovvero Mario Monti.
L’ex premier gli sbarra la strada per il Quirinale: «Da come si è comportato, dai risultati del suo governo, devo dire che il Monti che conoscevo io era un Monti finto rispetto alla realtà che è poi emer­sa ». Perciò l’ipotesi che il Professore diventi il prossimo presidente della Repubblica viene «assolutamente» esclusa dal leader del Pdl. E il Cavaliere, che non si allinea nella corsa al­la presentazione delle liste, ma attenderà la prossima settimana, fa i conti con un even­tuale pareggio al Senato. Il timore del leader pdl, infatti, resta l’accordo di Monti con il Pd, che lo taglierebbe del tutto fuori. Piuttosto, dice, se il Pd non avesse la vittoria piena, biso­gnerà «trovare delle soluzioni per una qualche collaborazione, un qualche accordo tra le for­ze politiche più importanti». Insomma, l’ex premier è «disponibile» al dia­logo con il Pd per «un accordo delle due parti in campo su alcuni punti nell’interesse del Pae­se, salvo poi tornare ai ruoli di maggioranza e opposizione».
Quello che però teme il Cavaliere è la strategia di Monti, o almeno quella che i­potizza Berlusconi. Vale a dire che «se Bersani avesse difficoltà con Vendola, eccoli pronti», i montiani, «a sostituirsi a Vendola». Perché – ne è certo – la lista Monti si aggrappa alla speran­za di togliere voti ai moderati, non hanno nes­suna speranza di vincere, ma vogliono toglie­re voti a noi per offrirsi come ruota di scorta al­la sinistra». Se l’obiettivo su cui mirare è Monti, Berlusco­ni è ancora più duro con i suoi ex alleati Fini e Casini. «Monti si è messo con Casini e Fini che sono il peggio della politica. Si accorgerà di che personaggi sono, se non lo ha già capito: sono degli opportunisti».
D’ora in poi l’ex premier, dice ai suoi, si circonderà solo di fedelissimi. Nei pensieri del Cavaliere resta fissa l’idea di u­na candidatura di Flavio Briatore. Ma al con­trario degli avversari si lascia ancora un po’ di giorni. «Ci penserò lunedì», dice. Anche se nel frattempo gli vengono scippati nomi come Va­lentina Vezzali: «Nessuno di noi le ha fatto un’offerta, dai contatti avuti, anche se solo te­levisivi, mi sembrava piuttosto interessata al­la vita politica, ma non le telefonerò, perché se ha già dato una parola manterrà l’impegno». I problemi per le candidature, comunque, so­no iniziati già da tempo. Restano da sciogliere i nodi Sicilia e Campania. Mentre Stefania Craxi, nella lista affiliata al Pdl, inserisce Lu­ciano Moggi, ex direttore generale della Ju­ventus, al centro dello scandalo di calciopoli che lo ha allontanato dal mondo del calcio, co­me «bandiera contro questo circo mediatico giudiziario che dura da 20 anni», dice. Il Cav non apprezza, proprio mentre cerca di 'puli­re' le sue liste dove non comparirà chi ha una «condanna definitiva».