Un partito sottoposto al "pubblico ludibrio" con gli attacchi dei finiani in televisione e "il contrappunto quasi quotidiano" del presidente della Camera, Gianfranco Fini, al presidente del Consiglio. Silvio Berlusconi con queste parole sintetizza le polemiche degli ultimi giorni e Fini subito gli chiede: «Che fai, mi cacci?». Finisce così, con un duro scontro fra i due protagonisti, la sessione mattutina della direzione del Pdl. Il presidente della Camera – in un intervento deciso nel quale ha rifiutato l'onta di "traditore" e ha parlato di un partito che da oggi deve cambiare le sue dinamiche interne – ha chiesto una precisa identità nazionale senza appiattirsi sulla Lega cosa che sarebbe «pericolosa» soprattutto rispetto all'elettorato meridionale; del Carroccio ha anche criticato l'aspirazione a «mettere le mani sulle banche del Nord» e a impedire la liberalizzazione delle municipalizzate che al Nord sono un suo «tesoretto». Un duro affondo l'ex leader di An lo ha apertamente fatto al premier anche sul tema giustizia, rifiutando una riforma che «minimamente tuteli le sacche di impunità» pur dicendo che va contenuta la politicizzazione della magistratura. Fini ha anche ricordato al premier il litigio sul processo breve che ha definito «un'amnistia mascherata».Il presidente della Camera ha poi insistito su un cambio di rotta sulla parte economica del programma di governo in particolare su fisco e pensioni e sulla necessità di convocare gli stati generali del Pdl sull'economia. Sulle riforme istituzionali Fini ha notato con una certa ironia l'inversione di atteggiamento del premier che oggi si è mostrato disponibile a fare le riforme solo a fronte di un largo consenso, e sulla esclusione della lista Pdl nella provincia di Roma gli chiede: «Credi davvero che la lista non sia stata presentata per l'azione di magistrati cattivi e radicali violenti?». La replica di Berlusconi non si è fatta attendere. Rovesciando la scaletta, il premier scuro in volto ha preso la parola dicendo: «Ascoltando Fini mi pareva di sognare» e lo ha accusato di avere oggi «radicalmente cambiato posizione» dall'incontro di martedì scorso. Allora, secondo il Cavaliere, si era pentito di aver fondato il Pdl e aveva annunciato di voler fare suoi gruppi parlamentari. «Valeva la pena di fare da contrappunto quasi quotidiano al presidente del Consiglio? Se vuoi lo fai da uomo politico di partito e non da presidente della Camera», accusa Berlusconi. Il premier ha aggiunto che in televisione esponenti finiani (Italo Bocchino, Adolfo Urso e Enzo Raisi) hanno esposto «al pubblico ludibrio» l'intero Pdl e che se Fini vuole «fargli da contrappunto ogni giorno» deve farlo da uomo politico libero e non da presidente della Camera, accusandolo anche di non aver patecipato alla campagna elettorale a causa del suo «ruolo super partes».A questo punto, mentre il Cavaliere tornava a posto, Fini si è alzato e gli ha detto: «Che fai? Mi cacci?», Berlusconi gli ha risposto: «Guarda che ho qua quello che hai detto tu». Non è stato poi possibile seguire sulle televisioni a circuito interno il resto del battibecco e Berlusconi ha dato la parola al ministro Claudio Scajola. Secondo uno dei presenti, Fini avrebbe anche aggiunto: «Intanto non me ne vado». Sulle celebrazioni del 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia Berlusconi ha detto che il Consiglio dei ministri ha dibattuto su come reperire le risorse e avviare le celebrazioni; sul federalismo, sul quale Fini chiede una commissione nazionale del partito per studiare i decreti attuativi, il premier dice che si tratta di «una proposta ottima»; sulla Lega cita Ignazio La Russa secondo il quale il Carroccio sull'immigrazione «ha fatto proprie le posizioni di An» (e qui Fini ha polemicamente rivolto un applauso al suo ex colonnello); sulla abolizione delle province inutili ha detto che saranno eliminate quelle di Roma e Milano ma non le altre. Nulla invece sulla richiesta di Fini di cambiare il programma fiscale e mettere mano alle pensioni.Resta la distanza fra i due anche sul ruolo della Lega nella coalizione di centrodestra con Berlusconi che nega la visione del Pdl al "traino"del Carroccio sottolineandone il vantaggio in termini di preferenze di voto e ministeri e Fini che dice: «Al Nord siamo la fotocopia della Lega». Infine, è stata ufficializzata la nascita di una minoranza all'interno del Pdl, con l'obiettivo di esprimere idee libere e diverse dalla linea della maggioranza.