Verso il governo. Il "promemoria" del Cav: Giorgia arrogante, ma deve passare da noi
Silvio Berlusconi. Decisamente irritato dalla linea dura di Giorgia Meloni
È uno sfogo privato e amaro. Che unisce la famiglia di Silvio Berlusconi e si allarga ai collaboratori storici che oggi non sono più in Parlamento. Non c’è solo Giorgia Meloni sul banco degli imputati. C’è lo stato maggiore di Forza Italia “colpevole” di non aver protetto il Cavaliere. Sono ore complicate. Berlusconi non parla. Parla per lui un fogliettino con poche righe di appunti riservati “rubati” da una telecamera nelle ore dove il Senato votava Ignazio La Russa. Il giudizio del capo di Forza Italia su Giorgia Meloni è tutto in quattro aggettivi: «Supponente, prepotente, arrogante e offensiva». Poi le conclusioni politiche: «Giorgia non ha disponibilità ai cambiamenti, è una con cui non si può andare d’accordo».
La tensione sale. Berlusconi guarda con sospetto le mosse di Meloni. L’asse con Salvini. Gli incontri tra i due. Forza Italia non risponde.
È un partito senza guida. Dove c’è una parte che guarda a Tajani e un’altra che guarda a Ronzulli. Meloni capisce e prova ad aprire sotto traccia un canale di comunicazione con il numero due azzurro dato in pole per il ministero degli Esteri proprio con l’ok determinante di via della Scrofa.
Il centrodestra è scosso dai sospetti. Dalle tensioni. E in questo scenario complicato va in scena il nuovo caso politico. Ignazio La Russa interviene sul caso appunti “rubati”. «Il presidente Berlusconi dovrebbe dichiarare quello di cui io sono quasi certo, che quella foto è fake». La reazione di Andrea Orlando, uomo forte del Pd, è puntuale: «Ma sbaglio io o è un po’ improprio che il garante di tutti i senatori entri così in una vicenda tra esponenti politici di una parte? Non dovrebbe uscirne con una cosa tipo: il presidente del Senato non si occupa di questo».
Si prova a superare le diffidenze. Guido Crosetto, uno che conosce bene sia Berlusconi che Meloni, lavora per unire. Ma il Cavaliere non ha mandato giù i no del capo di Fratelli d’Italia. Il voto per Fontana non allontana le nubi. «Un sì per evitare inutili perdite di tempo in un momento complicatissimo per il Paese», ragiona il Cavaliere con chi lo conosce da sempre. «...Ma Giorgia se vuole governare da noi deve passare. Sarebbe folle se pensasse di andare avanti con i voti dell’opposizione». Si lavora al nuovo governo e pesa il disorientamento di Forza Italia. Non c’è una guida. Non c’è chi comanda. Berlusconi ha perso Valentino Valentini, Sestino Giacomoni, Antonio Palmieri.
Non ci sono più Niccolò Ghedini e Gianni Letta non è più figura centrale nello scacchiere del centrodestra. Insomma tensione tra Meloni e Berlusconi. Tensioni dentro Forza Italia.
E l’idea di fare consultazioni separate al Colle (anche se ci sarà tempo per discuterne in maniera approfondita) non è tramontata. Berlusconi prova a riprendersi dal colpo duro sul voto a La Russa e insiste: Forza Italia non accetterà mai l’idea di farsi dettare la lista dei ministri dalla Meloni.
Un concetto ripetuto nella cena a “Villa Grande” con i senatori azzurri. «Ho detto più volte a Giorgia che c’è tanto malcontento in Fi e con i suoi veti mi concede davvero poco mettendomi in difficoltà, ma lei ha detto che andrà avanti per la sua strada. La capisco, ma deve capire anche me, noi dobbiamo avere pari dignità politica».
Secondo gli ultimi boatos, oltre a Tajani, sarebbero “graditi” a Fdi Maurizio Gasparri (ex An) e Annamaria Bernini, l’ex presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati (che Meloni sostenne come candidata della coalizione al Quirinale) e l’ex viceministro del Mise, Gilberto Pichetto Fratin.
I “desiderata meloniani” avrebbero però indispettito ancor di più l’inner circle berlusconiano, con conseguente rallentamento delle trattative sull’asse Arcore-via della Scrofa. Ci sono ancora giorni per trattare e i “mediatori” hanno cominciato a muoversi. In prima linea ci sono Ignazio La Russa, che conosce da una vita il Cav. e ha sempre avuto un rapporto diretto e di stima con lui. E che ora nega che ci sia un caso: «Da Silvio nessuna parola ingiuriosa contro di me»