«È meglio essere appassionati di belle ragazze che gay». Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non usa i freni nell’inaugurare il 68° Salone internazionale del ciclo e motociclo alla Fiera di Rho, nella sua Milano. Arriva a sorpresa («Sono riuscito a spostare un impegno internazionale per essere qui»), "oscura" il neo ministro allo Sviluppo Economico, Paolo Romani, e conquista subito la scena. «Ho un problemino, avrei da sistemare una certa Ruby in uno di questi stand....», è il suo esordio sul palco, duettando con l’ex direttore generale dell’Eicma, Costantino Ruggiero, che sta allo scherzo e replica:«Ci penso io». Il premier non intende sviare l’argomento e fare un pit stop di "raffreddamento". Berlusconi spiazza tutti e accelera. «I bravi imprenditori nei periodi di crisi si rafforzano». Sembra parli di economia, ma è la politica a prevalere. Così il premier che sembra all’angolo per l’ennesima vicenda che lo espone sul piano politico e personale, sfodera il suo contrattacco: «Non leggete più i giornali: vi imbrogliano». Ed ecco la sua verità: «Tutto si risolverà in una tempesta di carta: vedrete che alla fine verrà fuori che non è stato altro che un atto di solidarietà che mi sarei vergognato di non fare, e invece l’ho fatto, lo faccio continuamente perché sono fatto così da sempre». L’affondo continua, andando ben oltre le dichiarazioni dei giorni scorsi: «Da sempre conduco una attività ininterrotta di lavoro, se qualche volta mi succede di guardare in faccia qualche bella ragazza... meglio essere appassionati di belle ragazze che gay». Una frase che segnerà il passo della giornata e scatenerà l’ennesima bufera. Il Pdl prende le difese del proprio leader di fronte agli attacchi dell’opposizione, ma cominciano a emergere anche non poche voci di malessere. «Il governo ha la maggioranza e andremo avanti fino alla fine della legislatura», assicura il premier. Una certezza che Berlusconi intende comunque verificare: per questo ha convocato per domani la direzione del Pdl con l’obiettivo di fermare eventuali fughe. Del resto, riflette, in una campagna elettorale, adesso, «tutti si affronterebbero con la massima ferocia e i cittadini avrebbero ragione a non andare a votare».Ruby, ma non solo, alla fiera di Milano. Berlusconi risponde alle critiche e agli «attacchi che arrivano da parte di giornali ed editorialisti sul governo che non ha le idee chiare e non otterrebbe risultati»: «La realtà – dice – è che anche in quest’ultimo vertice europeo a Bruxelles abbiamo fatto un mare di gol». E cita «l’idea mia e di Tremonti su un fondo europeo per salvare i Paesi in difficoltà: abbiamo convinto la Merkel, che era contraria e che ha posto come condizione l’inserimento di questo punto nel trattato di Lisbona: credo che la modifica si possa fare, ne parleremo a dicembre».Poi i rifiuti in Campania: «Il governo ha risolto la situazione, non si può attribuirgli colpe che non ha» e che invece ha «la giunta di sinistra guidata dal sindaco Rosa Russo Iervolino». Per chiudere con il «pallino» del premier: il capitolo giustizia e quel «macigno per il Paese che si chiama magistratura». «Il governo intende ripresentare al Parlamento una legge per regolamentare le intercettazioni». In tre punti: «L’utilizzo di questo strumento dovrà essere limitato al terrorismo internazionale, alle organizzazioni criminali, alla pedofilia e agli omicidi; le intercettazioni non potranno essere prodotte come prove né dalla accusa né dalla difesa; chi pubblicherà il testo di intercettazioni dovrà subire un fermo del suo media da 3 a 30 giorni». La chiusa: «Basta con questo Stato di polizia, il Paese torni a essere libero».Berlusconi saluta la platea di imprenditori. Fa il giro fra gli stand, prova una bici Montante e passa fra la Ducati, la Brembo, la Mv Agusta. Difficile però avvicinarlo, circondato da un imponente cordone di forze dell’ordine. Non c’è il bagno di folla. Ieri il salone era riservato agli operatori e ai giornalisti.
Giuseppe MatarazzoBERSANI: «ORA FINI STACCHI LA SPINA»Usa le telecamere, in attesa che possa portare l’appello in Parlamento, ma Pier Luigi Bersani non abbassa la guardia e anzi, ogni giorno trova nelle nuove affermazioni del premier un motivo in più per voltare pagina. Che non significa andare subito al voto, ma fare un nuovo esecutivo, senza esclusioni, purché di rottura con quello attuale. Questa volta, però, il segretario democratico lancia una esplicita richiesta a Futuro e libertà, che nel fine settimana potrebbe dire una parola decisiva sul governo e a quanti si sentono a disagio nella maggioranza.La situazione si aggrava di ora in ora – è l’analisi di Largo del Nazareno –. «Berlusconi, come Sansone, vuole abbattere tutto con tutti i Filistei, porta il Paese nel caos sotto il profilo politico, morale, economico e sociale». In Italia, suona l’allarme il segretario del Partito democratico, «non c’è il governo, la situazione del Paese è sottovalutata».E allora non resta che una speranza, che cioè sia Gianfranco Fini a dire l’ultima parola. Prima del discorso di domenica del presidente della Camera, appare prematuro anche ipotizzare una mozione di sfiducia. «Ma ci rendiamo conto di quel che sta succedendo?», dice severo Bersani. «La prima iniziativa del Pd è chiamare in Parlamento Roberto Maroni. Sentiremo Maroni e valuteremo. Servono atti efficaci, non è il momento delle tattiche di bandiera».Ma cercare consensi su un documento che potrebbe non avere i numeri sufficienti, per ora ha poco senso. Bersani chiede lumi a Fini. Fli «si svegli» e superi gli attuali «tatticismi» e ponga fine al governo Berlusconi. «Il Pd si mette a disposizione per una ragionevole riscossa». Ma la parola fine la deve scrivere il presidente della Camera: «Naturalmente sì», conferma il leader piddì. Dal canto suo, «il Paese ha già staccato la spina; chi non se ne rende conto resterà fulminato», avverte. «Non abbiamo davanti settimane o mesi, ma giorni e ore. Chiunque nella maggioranza ha qualcosa da dire la dica ora. Chi ha voglia di fare qualcosa ebbene, questo è il tempo».Lo scenario che si aprirebbe resta tutto aperto, anche se i paletti Bersani ce li ha presenti: il Pd, spiega, non intende fare da «stampella» a un governo guidato dalla Lega, e in particolare dal ministro Maroni. Serve uno stacco tangibile dall’esperienza del Pdl e del Carroccio. «Quando dico che serve discontinuità, intendo dire che noi non siamo disponibili a tutti i prezzi. Non faremo da stampella a un centrodestra in altra forma».Ormai, però, il problema non è più solo di «non essere all’altezza di governare». E anzi, «a Calderoli dico che il colpo di Stato lo hanno fatto loro tradendo il Paese». C’è poi, per Bersani, «un punto di vista morale: Berlusconi porta l’Italia a una regressione paurosa». Il caso Ruby e la battuta di ieri sull’omosessualità disegnano un premier per il quale «la donna è il dopolavoro del maschio, gli omosessuali sono da disprezzare e sui minori si ragione così: li salvo dalla polizia per salvare me stesso, dopo li rimetto sulla strada». Insomma, dopo aver portato «il Paese nella palude», il centrodestra lo ha trascinato alla «deriva morale».
Roberta D'Angelo