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LE MOSSE DELLA MAGGIORANZA. Berlusconi: avanti con Monti, ma dopo il vertice Ue ci sarà confronto

martedì 26 giugno 2012
Mario Monti non è certo Catilina, e  il Pdl non gli chiede apertamente fino a quando approfitterà della  propria pazienza, però Silvio Berlusconi, e con lui Angelino Alfano,  i panni ciceroniani li lascia intravedere. La scena è quella  dell'assemblea dei gruppi, dove un partito un po' sconsolato cerca  conferme e conforto. Nelle parole del segretario e, dopo l'incontro  con il Professore a palazzo Chigi, dello stesso Cavaliere, la linea è  chiara: il sostegno ai tecnici è, se non a tempo, certamente  condizionato agli esiti del Consiglio europeo di Bruxelles. Dopo il  quale, si aprirà la fase del verio e proprio "confronto" con il  premier. Certo, le premesse non lasciano ben sperare, se il Cavaliere  esce dall'incontro con Monti con una senso di "indeterminatezza"  sulla ricetta da porte in Ue.    Alfano lamenta che lo spread resta alto, le Borse calano, e  l'indubbia credibilità di cui Monti gode a livello internazionale  fatica a tradursi in miglioramenti concreti per gli italiani. Di  sicuro, non si traducono in consenso per il partito che per senso di  responsabilità lo ha appoggiato. Il 78% di chi ha votato Pdl, registra Berlusconi, non è in sintonia con tale scelta resasi necessaria, rileva Alfano, non per rispondere ai diktat del mercato ma  perché si era creata una dimensione politica che non consentiva più  al governo Berlusconi di operare nell'interesse degli italiani.Ma è davvero il giorno del ritorno in campo del Cavaliere. Stavolta non davanti ai giovani, come accaduto a Fiuggi, ma di fronte  alle sue truppe parlamentari. Sarà davvero di nuovo il candidato  premier? "Non ho la palla di vetro - dice Giancarlo Galan con implicita  bocciatura della premiership alfaniana - ma se hai la Ferrari più  bella la usi". E lui, Berlusconi, però, si limita a dire che sarebbe  anche disponibile a tornare al governo, ma come ministro dell'Economia  di Angelino Alfano presidente del Consiglio.Resta l'economia il cruccio del Cavaliere e dei  suoi, visto che la crisi, che colpisce tutti, di sicuro è un pugno allo stomaco per gli elettori del maggior partito di centrodestra. Al  punto che il rigorismo teutonico è divenuto così indigesto da far  ribadire a Berlusconi che non sarebbe un male se fosse proprio la  Germania a uscire dall'eurogruppo. Quanto a Monti, ai suoi occhi c'è  ancora troppa indeterminatezza rispetto a quanto proporrà l'Italia ai  partner comunitari il 28 e 29 giugno. Resta inteso che adesso "noi continuiamo" a dare la fiducia al  governo, ed è necessario che tutti usino "toni consapevoli" della  responsabilità che è in capo al Pdl, perché togliere la fiducia a  Monti comporterebbe non solo preparare gli elettori ma anche un generale  sconcerto: a Bruxelles, dice in francese l'ex premier, hanno definito  catastrofique la chute du governement Monti". E allora, tregua nelle ostilità almeno fino a domenica, visto  che il premier si è detto disponibile a continuare a oltranza  l'incontro con i Capi di Stato e di governo per identificare altre  misure, che però non sono state individuate.L'unica misura veramente  efficace, sostiene Berlusconi, sarebbe infatti che la Bce diventasse  prestatrice di ultima istanza. Pazientare, senza arretrare, ma pronti a lanciare  l'offensiva. È questa la filosofia che sembra emergere dalle  ricostruzioni delle parole del Cavaliere. Il quale si mostra in  sintonia con Alfano quando il segretario dice che ci sono segnali  incoraggianti nei sondaggi e che quindi il partito potrebbe tornare a  vincere. Certo, c'è l'insofferenza degli elettori Pdl verso Monti, un  10% è attratto dalle sirene grilline, ma "nessuno rinuncerebbe a  votare Pdl in presenza di programma e candidati credibili". Da questo punto di vista, un punto fermo Berlusconi lo avrebbe  messo sul fronte delle tanto sbandierate liste civiche che a molti  (soprattutto ex An) avevano fatto paventare il rischio  spacchettamento. Mai dato l'avallo o l'assenso ad alcuna lista,  assicura Berlusconi che, pur ammettendo l'importanza dell'apporto di  Sgarbi, dei pensionati, dei Responsabili, liquida certi scenari  "arlecchineschi" che renderebbero di fatto impossibile governare.    Dopodiché, confronto aperto sulla legge elettorale, con tanto  di apertura al modello proporzionale tedesco, visto che anche la  sinistra, secondo lui, avrebbe qualche timore a votare con il  'porcellum'. Infine, stop alle rincorse verso i centristi. Per colui  che fu il federatore del centrodestra italiano, ormai Casini sta  "cinicamente" ad attendere da che parte stia la convenienza. Ma se  andasse con la sinistra si porterebbe dietro solo il dieci per cento  dei suoi voti. Lo scenario bipolare resterà comunque in piedi. Se ne  mostra convinto anche Alfano, che vede le primarie del partito come  "gara di idee" in grado di rafforzare i due pilastri del sistema: Pdl  e Pd. Una strada, quella delle primarie, decisa all'unanimità dal  partito. E lo stesso Berlusconi, ha ricordato, "ci ha rafforzato in  questo proposito".