Nel quartier generale di Forza Italia tutti smentiscono l’accreditata versione che vorrebbe Silvio Berlusconi desideroso di un nuovo incontro con Matteo Renzi sulle riforme. Il Cavaliere, infatti, preferisce parlarne con il presidente della Repubblica. Così il leader azzurro varca il portone del Quirinale, dove l’appuntamento riservatissimo è fissato da giorni. Solo Gianni Letta, Niccolò Ghedini e pochissimi altri sono al corrente dell’incontro. Il 10 aprile si avvicina e in quella data si saprà se l’ex premier azzurro sarà affidato ai servizi sociali o se andrà gli arresti domiciliari. Ma Berlusconi ancora spera nella grazia da Giorgio Napolitano e così la visita riservata a ridosso della data cruciale acquista un colore ben definito. Il leader di Forza Italia sente di avere dalla sua il 'manico del coltello' delle riforme. La questione è ben altra – dice – da come la fanno trapelare dal Pd. Se Renzi sta procedendo con le riforme è solo perché Berlusconi gli ha fatto da sponda e il Cavaliere rivendica con il capo dello Stato il suo ruolo. «Io sono stato eletto con 10 milioni di voti, Renzi no». Se perciò la macchina delle riforme va avanti, sarebbe bene che almeno «io avessi agibilità politica ». Le Europee si avvicinano e le riforme vanno avanti. Insomma, il premier ha avuto una legittimazione solo dalle primarie interne al suo partito – è il ragionamento del leader forzista – «mentre io sono costretto a restare fuori», con tutti i consensi che da vent’anni «mi hanno legittimato». Berlusconi non ci sta. E gradirebbe che lo stesso Renzi spendesse una buona parola in proposito. Certamente l’accordo sull’Italicum resta una carta da giocare. E ora che il pacchetto delle regole si è arricchito con la revisione della Costituzione, la partita può farsi ancora più interessante. Tanto che ieri i suoi insistevano sulla necessità di andare avanti con la legge elettorale, senza attendere l’intero impianto. Un’arma di ricatto o un terreno di scambio. Ma comunque un’occasione per tenere aperta la trattativa. Con Renzi, però, l’incontro non è ancora stato fissato. Al Quirinale, invece, il faccia a faccia si è consumato. E a sera, un comunicato ufficiale mette nero su bianco il motivo della visita: Napolitano ha ricevuto Berlusconi, «che aveva chiesto di potergli illustrare le posizioni del suo partito nell’attuale momento politico». Ucraina, lavoro, riforme e giustizia sulla scrivania del presidente della Repubblica, che ascolta il leader del maggior partito di opposizione. Ma l’idea della grazia non sembra affatto vicina. E il Cavaliere, di ritorno a via del Plebiscito, continua a tessere la sua tela. Intanto il ministro Maria Elena Boschi va avanti a testa bassa, con l’idea di non modificare il calendario. La data del 25 maggio per una prima lettura del nuovo Senato resta imprescindibile, contestualmente con il via libera all’Italicum. Rimangono anche le aperture alle modifiche del testo di riforma, fatti salvi i 4 paletti renziani. Niente timore, dunque, per la sfida della minoranza del Pd al premier con il ddl di 22 senatori che diverge da quello del governo sul principale punto «non negoziabile ». Vale a dire il fatto che i futuri senatori non siano più eletti dai cittadini. Su questo punto Renzi incassa invece l’appoggio di Mario Monti e Scelta Civica. Nello staff renziano, insomma, si vive con la certezza che le intese trasversali reggeranno, per l’interesse di tutti. Anche di Forza Italia. E appare plausibile che nei prossimi giorni ci siano incontri tra Denis Verdini e il ministro Boschi.