È la sesta volta donna che una donna
guida il ministero della Salute, con la conferma di Beatrice
Lorenzin a capo del dicastero. Precedentemente la poltrona era
andata a Tina Anselmi, Maria Pia Garavaglia, Rosy Bindi e Livia
Turco e appunto a Lorenzin con il governo Letta.
Al ministro della Salute c'è già pronta per la prossime
settimane un'agenda fittissima per chiudere il Patto per la
Salute con le Regioni, l'accordo per il futuro del servizio
sanitario nazionale che le ha permesso di evitare nella scorsa
finanziaria, per la prima volta dopo 10 anni, pesanti tagli al
settore. Il ministro dovrà anche chiudere il cerchio della
vicenda Stamina: a lei spetta nominare il nuovo comitato tecnico
scientifico che dovrà esaminare il metodo di Davide Vannoni.
Eletta con Forza Italia e passata con Alfano in Ncd, 42esse (è
nata a Roma il 14 ottobre 1971), ha il diploma di liceo classico
e prima di entrare al Parlamento nella compagine Pdl, era libera
professionista. Già deputato nella precedente
legislatura, è stata eletta nella circoscrizione XV (LAZIO 1).
Co-firmataria di una proposta di legge per l'equilibrio della
rappresentanza dei sessi nell'elezione dei membri del Parlamento
europeo. Sulla fecondazione eterologa sì è espressa più
volte per "non cambiare la legge 40".
La sua carriera politica ha preso il via a Roma, dove è
entrata nel movimento giovanile di Forza Italia nel 1996 per
diventare l'anno successivo consigliere del XIII Municipio.
Ha scalato rapidamente gli incarichi nel partito: nel 1999 è
coordinatore regionale del movimento giovanile, nel 2001 è
l'unica donna eletta nelle fila di Forza Italia al consiglio
comunale di Roma e nel 2004 è a capo della segreteria di Paolo
Bonaiuti, portavoce della Presidenza del Consiglio. In rete la
si trova anche soprannominata la 'Meg Ryan' di Roma.