Attualità

Elezioni. Teresa Bellanova: «Basta autogol del governo. Regioni, mai coi populisti»

Marco Iasevoli martedì 28 gennaio 2020

Teresa Bellanova

Ministra Teresa Bellanova, titolare delle Politiche agricole e capodelegazione di Italia Viva al governo: il voto in Emilia e Calabria dimostra la necessità di un centrosinistra unito 'da Renzi alla sinistra'?
Dimostra la praticabilità di uno spazio ampio, convintamente democratico, moderato, riformista, a patto che ce ne siano le condizioni. Condizioni che in Emilia-Romagna ci sono state mentre in Calabria non sono maturate, con i numeri che ci assegnano un lavoro profondo e capillare da fare per rimotivare le persone al centro-sinistra. Il patto con l’elettorato non è questione di formule né di sigle ma di qualità politica delle proposte in campo. A partire da riconoscimento e pari dignità tra i soggetti politici che si ritrovano insieme.

In qualche modo c’è anche una competizione interna tra renziani e Sardine: chi è stato decisivo in Emilia?
Si è decisivi tutti, si perde o si vince per un voto: è lezione della democrazia. In Emilia Romagna è stato decisivo innanzitutto il buon governo di Bonaccini, di chi ha lavorato con lui in questi anni. Rispetto alle regionali del 2014 sono tornate al voto migliaia di persone per difendere quel modello: va rilevato. E qui la mobilitazione e la presenza delle Sardine, per quantità e qualità, è stata preziosa. È stato decisivo lo stile. Nessuno di noi ha fatto una campagna gridata, si è attaccato ai citofoni, ha esibito paroloni, incuneato paure, tentato di lucrare su episodi delicatissimi e dolorosi. Sono orgogliosa di come Italia Viva ha contribuito, con grande determinazione ed entusiasmo, con amministratori, sindaci, comitati, con la sua militanza, il suo lavoro porta a porta. La lista del presidente, e non solo quella, dimostra questo valore aggiunto.

Si può giungere ad un ripensamento in alcune Regioni prossime al voto dove ItaliaViva potrebbe correre in proprio? La Puglia ma non solo…
Gli esiti di domenica confermano una volta di più le nostre analisi. La destra a trazione leghista, che grazie a Renzi era già stata sconfitta in Parlamento ad agosto, viene bocciata dai cittadini. La macchina dell’odio di Salvini si può fermare. Per questo c’è bisogno di candidature totalmente alternative, distanti dal terreno del populismo, di tutti i pericolosi sovranismi e di certa straccioneria politica. Non divisive. Competenti ma anche sobrie, di cui ci si possa fidare. E capaci di generare entusiasmo. No, nessun ripensamento. Anzi, a maggior ragione adesso bisognerebbe chiedere al Pd u- na posizione chiara: non può essere allo stesso tempo il Pd di Bonaccini e quello di Emiliano.

La 'pregiudiziale' verso M5s può essere rimossa?
Non li chiamerei pregiudizi ma valutazioni politiche. Ci sono questioni essenziali su cui siamo lontani anni luce. A lei sembra normale dire e pensare che se finisce in carcere un presunto innocente non c’è niente di strano? L’alleanza di governo con loro non l’abbiamo mai considerata strategica. Abbiamo sempre parlato di alleanze funzionali, caso per caso. In Emilia Romagna si sono messi fuori gioco da soli, così in Calabria, e il loro elettorato li ha puniti. Le convergenze si determinano su cose concrete: chiarezza delle parole d’ordine, delle analisi e delle soluzioni.

Dal punto di vista del governo si alternano rassicurazioni e venti di sfida: secondo lei l’esecutivo ce la fa?
L’esecutivo ce la fa se lavora bene e lavora sodo con risposte credibili. Al settore agricolo, per esempio, abbiamo dato risposte importanti tagliando le tasse per gli agricoltori e garantendo 600 milioni in più. Su sugar e plastic tax l’autogol poteva essere clamoroso. Non solo perché ha messo a rischio la rielezione di Bonaccini ma perché quelle tasse sono inutili, controproducenti, non ottengono risultati nemmeno sul versante ambientale, nutrizionale ed economico. Mettono, come sta accadendo, in ginocchio filiere e produzioni. E la sugar ci danneggia in Europa sul versante dell’etichetta nutrizionale.

Con un Pd che riprende fiato, il vostro progetto cambierà?
Il nostro progetto è la casa dei riformisti. Esiste lo spazio del riformismo di governo, come dimostra il nostro piano 'Italia shock', 120 miliardi di cantieri da far partire adesso. C’è chi ha parlato in questi anni di tornare alle periferie. Noi, con il governo Renzi, invece di parlare abbiamo lavorato per la loro riqualificazione: più verde, strade più sicure, meno degrado, diritto alla bellezza, inclusione. Italia Viva è questo. E per quant