Tanti soldi, nessuna bonifica ambientale e un danno all’Erario di oltre 43milioni di euro. Un enorme spreco di denaro pubblico accertato dalla Procura della Corte dei Conti campana dopo un’indagine conclusasi ieri con l’operazione Nimby - acronimo inglese che sta per non nel mio giardino - della Guardia di Finanza di Napoli. Citate a giudizio 17 persone tra cui l’ex ministro dell’Ambiente Willer Bordon, l’ex sottosegretario al Lavoro Raffaele Morese e l’ex governatore della Campania ed ex commissario straordinario per l’emergenza rifiuti Antonio Bassolino insieme a buona parte della giunta regionale dell’epoca e a vari subcommissari. «Abbiamo cercato di risolvere con i Ministeri competenti, attraverso un risanamento ambientale, un problema che riguardava tanti lavoratori» si difende l’ex governatore. Gli accertamenti condotti dai militari del gruppo tutela spesa pubblica hanno ricostruito in dettaglio la complessa vicenda del contratto stipulato nel 2002 tra la società Jacorossi Imprese Spa, la Regione Campania e il neonato Commissariato di governo per l’emergenza bonifiche e la tutela delle acque per il “piano per la gestione degli interventi di bonifica e rinaturalizzazione dei siti inquinati del litorale Domizio Flegreo e dell’Agro Aversano”.Le verifiche condotte dai militari hanno rilevato irregolarità e omissioni nell’affidamento alla Jacorossi dell’appalto di 117milioni di euro, che prevedeva l’impiego di 380 lavoratori socialmente utili peraltro, come ha riscontrato l’inchiesta, mai utilizzati, ma sempre stipendiati. Un contratto «senza gara pubblica e in assenza della prevista certificazione, necessaria a comprovare la capacità tecnica ed economica dell’impresa per l’esecuzione dell’appalto pubblico - spiega in una nota il vice procuratore generale della Corte dei Conti Pierpaolo Grasso. - Ma anche in spregio dei vari pareri negativi espressi dai competenti uffici ministeriali e dall’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente, che avevano sin da subito evidenziato come il progetto presentato dalla Jacorossi fosse carente di numerose informazioni necessarie per un’adeguata valutazione dell’opera da realizzare». Non erano le sole singolarità del contratto. L’indagine ha infatti accertato che nel corso delle attività di bonifica sono stati sostenuti costi non preventivati poiché Commissariato di governo e Regione non erano in grado di ottemperare agli obblighi previsti. Incapacità di cui i responsabili «avevano contezza sin dall’inizio» e che ha avuto come conseguenza diversi contenziosi in sede civile tra la Jacorossi, il commissariato alle bonifiche e la Regione Campania conclusi nel 2007 con la stipula di un accordo aggiuntivo-transattivo al contratto originario, nel quale si riconosceva alla società la somma di 21,8 milioni di euro, quale risarcimento danni per le inadempienze degli enti, e si disponeva «inspiegabilmente un ulteriore affidamento» alla stessa Jacorossi «dei servizi di asporto rifiuti e bonifica».