Attualità

TRAGEDIA DEL MARE. Lampedusa, Letta: «L'Italia chiede scusa»

Paolo Lambruschi giovedì 10 ottobre 2013
L'Italia chiede scusa alle vittime e ai superstiti per le mancanze di governo e istituzioni nella tragedia di Lampedusa . Lo fa per bocca di Enrico Letta - che si inginocchia davanti alle bare - nel giorno che pare destinato a chiudere una pagina di morte, dolore e vergogna. L’Italia, ha detto il premier «esprime parole di scusa per le sue inadempienze davanti a questi drammi e si impegna a compiere azioni concrete». Giorno iniziato male, con le prime contestazioni e le urla di “Vergogna” e “Assassini” indirizzate appena fuori dall’aeroporto al ticket governativo Letta-Alfano e alla rappresentanza Ue composta dal presidente della Commissione Manuel Barroso e dal commissario per gli affari interni Cecilia Malmstrom da parte dei lampedusani infuriati per la notizia che i quattro non avrebbero visitato il centro di contrada Imbriacola per ragioni di sicurezza. Invece il programma è cambiato su insistenza del premier. Dopo aver incontrato la giunta in comune, Letta ha visitato il centro con Barroso e poi ha incontrato una delegazione di migranti e di operatori umanitari accanto all’aeroporto.Dopo, ha parlato di quello che sarà il tema chiave del semestre italiano di presidenza europea: «Il 2014 sarà un anno di svolta. L’Italia ha intenzione di fare del problema immigrazione il tema centrale dell’agenda Ue nel 2014, vogliamo creare da subito un lavoro congiunto tra commissione Ue e governo italiano». Poi ha aperto a una riforma della Bossi-Fini: «In Parlamento e nel governo si possono trovare soluzioni migliori». Ma Angelino Alfano ha ribattuto seccamente: «Se l’abolizione servisse ad evitare il dramma delle carrette del mare procederemmo subito, ma temo che non sia la soluzione del problema». Però a Letta l’iscrizione nel registro degli indagati dei sopravvissuti proprio per quell’articolo di legge inserito nel 2009 al Pacchetto sicurezza non è andata giù, E h ammesso, di aver provato, come presidente del Consiglio «vergogna di fronte a tanto zelo». Gli ha ribattuto a stretto giro il Procuratore capo di Agrigento Renato Di Natale: «Indagare i migranti non è un atto di zelo, ci obbliga il legislatore, visto che i magistrati hanno l’obbligo dell’azione penale e non possono sottrarsi dall’applicare la legge perché sarebbero indagati a loro volta».Concretamente Letta ha annunciato, oltre alle decisioni prese ieri in Consiglio dei Ministri sui minori, l’arrivo di «una serie di interventi che garantiscano un’integrazione e che consentano sul tema del diritto di asilo di avere maggiore certezza. Lo dico – ha aggiunto – perché attorno a queste tragedie è bene che anche la nostra pubblica opinione sappia che il grande cambiamento avvenuto questi anni è avvenuto dopo il crollo dei regimi in alcuni paesi arabi produce un esodo diverso da quello degli anni ’90, dovuto a ragioni economiche, ma ha a che fare con i diritti umani, in particolare con il tema dell’asilo. Dalle istituzioni italiane ed europee serve una risposta all’altezza di questa nuova sfida».D’accordo Juan Manuel Barroso per il quale l’Europa non può girare la testa davanti a tragedie simili. «L’Europa sta con l’Italia e sta con Lampedusa», In concreto ha ammesso che  nell’accoglienza dei rifugiati serve una “ripartizione degli oneri” fra i Paesi membri, dati alla mano, il 70% delle richieste di asilo sono arrivate a cinque Paesi (Germania, Francia, Svezia, Regno Unito e Belgio con Austria e Italia  a sostegno). «La Commissione – ha aggiunto – ha fatto molti sforzi negli ultimi anni per migliorare la situazione, ma è necessario fare un passo avanti. Oggi saranno stanziati 30 milioni  di euro aggiuntivi per l’Italia. Ma dobbiamo fare di più con gli stati membri».È toccato quindi ad Alfano ricordare la «fortissima emozione provata a Lampedusa, per la prima volta ho visto l’Europa vicina e consapevole che quella è la porta d’Europa». Il vicepremier ha poi assicurato trasferimenti rapidi in strutture più accoglienti.Termina così un giorno che per la prima volta dopo sette giorni di dolore e rabbia, fa sperare che qualcosa si sia mosso.