Bankitalia. Renzi non cede su Visco. E rimane (quasi) solo
Matteo Renzi non molla. Conferma, con forza, le motivazioni della mozione anti-Visco del Pd alla Camera, salvo correggere un po’ il tiro in serata, dopo il fuoco di fila di prese di distanza registrato nel suo partito, anche fra i "padri nobili", come Walter Veltroni e Giorgio Napolitano.
Assume di ora in ora i contorni di un vero e proprio deragliamento istituzionale, da parte di Matteo Renzi, che è in tour con il treno del Pd "Destinazione Italia". «Si faccia chiarezza», chiede Andrea Martella, a nome della minoranza interna di Andrea Orlando. Una mossa voluta, quasi esibita, quella mozione che, il giorno dopo, suscita non poche perplessità anche in tanti deputati dem che parlottano in Transatlantico, seccati per aver meritato la strigliata dal Quirinale su un atto di cui non erano nemmeno messi a conoscenza. C’è persino il caso di Marco Miccoli, un deputato che l’ha votata, che ora dice: «Chiedo scusa, ieri alla Camera su Bankitalia abbiamo votato una schifezza».
Da Renzi, invece, nessun passo indietro. «Quello che avevamo da dire lo abbiamo detto», taglia corto. «Noi – spiega dalla tappa di Fano del tour – non potevamo votare a favore della mozione M5S, ma se ci fossimo limitati a votare contro i giornali avrebbero scritto: il Pd blinda Visco. La scelta sul governatore è dell’esecutivo, e noi la accetteremo qualunque sia – assicura –, ma non potevamo non dare un giudizio su questi anni». Poi, nel pomeriggio, una lieve correzione di tiro: «Il problema non è il nome del governatore – interviene a Zapping –. Dire che il Pd è contro Visco è sbagliato. Noi vogliamo dire, e continueremo a dire, che in Italia in questo periodo nel settore bancario è successo qualcosa di enorme e c’è necessità di un’analisi vera. La mozione del Pd serve a dire: apriamo una pagina nuova per il futuro del sistema bancario. Chi ha sbagliato paghi, se ci sono delle cose da cambiare si cambino. E poi – conclude – il nome e la procedura di nomina del governatore non dipendono dal Pd, ma dalle autorità preposte e noi le rispetteremo». Ma non arretra certo, Renzi. La mozione del Pd, insiste, che chiede di individuare «la figura più idonea a garantire nuova fiducia» per Bankitalia, quando a fine mese scadrà il mandato di Visco, «non è eversiva, ed è surreale sostenere che lo sia».
Parole che risentono della gragnuola di colpi che si sono abbattuti su di lui per quella mozione. La segretaria del Cgil, Susanna Camusso, parla di «leggerezza» e di «messa a rischio della credibilità del Paese». Pesanti anche le poche parole che riserva alla vicenda, al Senato, il presidente emerito Giorgio Napolitano, che dice di avere altre cose di cui occuparsi «e non di quelle che ogni giorno capitano e che sono deplorevoli». Ancora più drastico è il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda: «Non commento per carità di patria», risponde a chi gli chiede di intervenire.
Si sfila anche Walter Veltroni, che era stato l’unico, fra i padri del Pd, a non disertare il decennale, sabato scorso. «Incomprensibile ed ingiustificabile», a suo avviso, quella mozione. «Da sempre la Banca d’Italia è un patrimonio di indipendenza e di autonomia per l’intero Paese», dice. Ma è ancora più pesante, politicamente, la presa di distanza di Luigi Zanda: «Quando si tratta di questioni che hanno a che fare con il risparmio dei cittadini e con la stabilità del sistema bancario bisogna sempre usare il massimo della prudenza possibile», sottolinea il presidente dei senatori, in aperta critica col comportamento dei colleghi deputati: «Mozioni di questo tipo meno se ne fanno meglio è», conclude.
A difendere la linea del gruppo alla Camera e del segretario ci pensa invece il presidente del partito, Matteo Orfini: «Leggo ricostruzioni e dichiarazioni assurde sulla mozione che abbiamo presentato», dice su Facebook. «Alzi la mano chi crede che in questi anni in Italia nel sistema bancario tutto sia andato magnificamente. Toh, nessuna la alza. Strano. Alzi la mano chi ritiene che i meccanismi di vigilanza abbiano funzionato egregiamente. Nessuno nemmeno qui? Curioso», ironizza. «Dire che qualcosa non ha funzionato – conclude il presidente del Pd, pienamente allineato con il segretario – non è minare l’autonomia di una istituzione importante come Banca d’Italia».