Più di duemila banchetti (2113 il dato ufficiale), un milione di
volantini stampati. E deputati, senatori, ministri
mobilitati, sabato e domenica, sotto la bandiera del Pd, per
"dire all'Italia che è il tempo del coraggio, non della paura".
È l'iniziativa di Matteo Renzi per rilanciare l'azione del Pd e
raccontare l'operato del governo, dare uno sprint finale al
tesseramento e mostrare che il Pd è "spesso litigioso", ha
"tanti difetti e limiti", ma sa mobilitarsi unito per
"restituire all'Italia il ruolo che le spetta". Un weekend di
"tregua", in nome del partito. Prima di tornare a dividersi, il
prossimo fine settimana. Tra Leopolda e teatro Vittoria. Tra
l'iniziativa che vuole lanciare la "fase adulta" del progetto
renziano e l'evento che vuole rilanciare la sinistra dem.
I banchetti sono insieme una "prova di forza" del Pd e un
messaggio di fiducia e "coraggio" al Paese. L'iniziativa serve
sia a dimostrare, dopo gli attentati di Parigi, che non si deve
aver paura ad andare in piazza, sia a rivendicare che "i primi
risultati" del governo, grazie alle riforme, "si vedono".
Il premier Renzi ha dato il via ai banchetti a Rignano sull'Arno:
"Il messaggio di oggi è di speranza per tutta l'Italia. È un momento anche difficile a livello internazionale. Però l'idea di avere la
forza, il coraggio, l'energia di far vedere di cosa l'Italia è
capace, di cosa sono capaci gli italiani è un valore per tutti,
a maggior ragione per il Pd. Con duemila banchetti, duemila
piazze in Italia, in un momento in cui qualcuno vorrebbe
chiuderci in casa, noi diciamo esattamente il contrario. Noi
diciamo che dobbiamo avere il coraggio di abbracciare l'Italia,
di vivere questa stagione di ripartenza anche dell'economia".
Mobilitato tutto lo stato maggiore del Pd: Graziano Delrio sarà a Reggio
Emilia, Lorenzo Guerini a Milano e Lodi, Dario Franceschini e
Giuliano Poletti a Bologna, Matteo Orfini a Roma, Ettore Rosato
a Muggia, nel triestino, e Maria Elena Boschi in trasferta a
Ercolano. Ma sarà in prima linea anche la minoranza Pd, in nome
della 'dittà che, non si stanca di ripetere Pier Luigi Bersani,
"è il partito". E allora l'ex segretario sarà a Piacenza, Gianni
Cuperlo a Roma, Roberto Speranza a Potenza.
Sabato prossimo, però, la minoranza proverà a ricompattarsi,
provare a portare la barra del Pd più a sinistra e sventare il
rischio del partito della nazione. Mentre nelle stesse ore, alla
Leopolda, Renzi proverà ad avviare la discussione su "cosa farà
da grande" la "classe dirigente nuova" che proprio la Leopolda
"ha contribuito a formare".
Intanto però dalle città al voto la prossima primavera
arrivano segnali di grande nervosismo. Nebbia ancora fitta a
Roma, dove Ignazio Marino non esclude di ricandidarsi, e a
Napoli, dove Antonio Bassolino è pienamente in campo e avverte
che "il candidato si sceglie in città", non nelle stanze del
partito. A Milano, invece, il quadro si va definendo, tra molte
tensioni. Tant'è che, tra le proteste di Sel, arriva la
decisione di rinviare una riunione del tavolo di centrosinistra
sulle primarie (anche in attesa di capire quale sarà la data).
Ferma restando la candidatura di Giuseppe Sala, è ad ogni
modo in corso un tentativo della sinistra interna ed esterna al
Pd di ricompattarsi attorno al nome di Francesca Balzani,
sostenuta da Giuliano Pisapia. Per questa ragione si starebbe
provando a far ritirare l'altro candidato di sinistra, Francesco
Majorino, che però resiste.