Attualità

GUERRA AI CLAN. Bambole e peluche scacciano i mafiosi

Antonio Maria Mira lunedì 15 luglio 2013
Via Fabriano, nel palazzetto a due piani al numero 3 viveva il mafioso, qui ideava e organizzava i suoi sporchi “affari”. Oggi nelle stanze ci sono 12 lettini, pupazzi di peluche, immagini colorate del mondo dei fumetti. Tutto è pulito, ordinato, allegro. Oggi nel bene confiscato si inaugura la Comunità educativa “San Francesco d’Assisi”, promossa dall’Associazione Volontari Emmanuel (Ave). Qui saranno accolti 12 minori in situazioni di disagio personale o familiare, l’ultima iniziativa dell’Ave che dal 1992 si occupa delle più diverse emergenze sociali, dalle tossicodipendenze alle problematiche familiari. E infatti, proprio di fronte, al numero 4, anche qui in un bene confiscato, c’è ora il "Centro d’ascolto famiglie". Una bella storia di collaborazione tra Comune, Regione (grazie al programma "Libera il bene"), volontariato e Chiesa. Una Chiesa protagonista, coi suoi pastori. Lo conferma monsignor Nunzio Galantino, per 36 anni parroco a Cerignola, fondatore dell’Ave della quale è ancora presidente anche dopo la nomina nel febbraio 2012 a vescovo di Cassano all’Jonio in Calabria. «Quello che abbiamo fatto coi beni confiscati sono poche cose ma devono essere dei segni - spiega -. Il male, la mafia, si vince in primo luogo educando al bello, all’ordine». E qui davvero è tutto bello, fin dal tetto coperto dai pannelli fotovoltaici. Ma oggi è bella anche la strada, piena di gente, di popolo. Niente luoghi chiusi, tutti in strada. «È una bella immagine di legalità - commenta l’assessore regionale alle Politiche giovanili, Guglielmo Minervini - quando una comunità scende in strada e non accetta l’illegalità, riappropriandosi dei suoi beni». «Questi beni - insiste anche il parroco don Pasquale Cotugno, referente del presidio cittadino di "Libera" - appartengono alla cittadinanza, le mafie li avevano sottratti alla comunità col sangue». Oggi questi beni tornano al popolo di Cerignola ed è festa. Già, come sottolinea l’assessore regionale al Welfare, Elena Gentile, «qui accendiamo una grande speranza di umanità e solidarietà». Con parole molto chiare come quelle che lì, proprio in strada, tra la sua gente, don Nunzio indirizza ai mafiosi. «Non sono contro di loro come persone ma contro tutto quello che fanno. Man mano che quello che fanno arretra io sono amico anche di loro». È il momento del taglio del nastro preceduto dalla lettura del Vangelo, con le parole di Gesù «lasciate che i bambini vengano a me» che sono il miglior augurio per questa Comunità. Poi tutti insieme, autorità e popolo di Cerignola, in testa il sindaco Antonio Giannatempo, a scoprire le belle stanze della casa. Non l’unico bene confiscato e risorto alla vita e alla bellezza. Sempre a Cerignola dal 2001 l’Ave gestisce "Villa San Luigi", una bella struttura in legno, con addirittura una piscina, purtroppo gravemente danneggiata. Ma poi anch’essa tornata a nuova vita «grazie a tanti benefattori e all’"8x1.000"», ricorda don Nunzio. Ed è stato possibile costruire anche un campo di calcetto. In questi anni ha ospitato tante iniziative per i giovani, in questi giorni un bel progetto di tre scuole di Cerignola per ragazzi in difficoltà, con laboratori, giardinaggio, attività fisiche e approfondimenti scolastici. E così la villa si è abbellita di un piccolo orto con fragole e peperoni, ravanelli e basilico, fiori e fagiolini, tutto opera dei ragazzi. Opera del bene, mentre prima qui a dominare era la droga. «I mafiosi rubano a tutti - spiega in dialetto don Nunzio ai ragazzi - per questo è importante avere confiscato a loro questa villa che ora è bene di tutti». Riflessioni che tornano anche nel messaggio inviato dal presidente di Libera, don Luigi Ciotti che per motivi personali non ha potuto partecipare. «Quello che inaugurate oggi è un prezioso frammento di quella speranza che nasce dal cuore, dal coraggio e dalla ricerca di verità».