Coronavirus. Bambini, il piano che non c'è
Un papà con la sua bambina in bici per le vie del centro di Milano
Se è vero che «le scuole chiuse sono una ferita per tutti», come scandisce il presidente della Reppublica Sergio Mattarella rivolgendosi commosso ai ragazzi nel videomessaggio di ieri pomeriggio, per le famiglie lo è anche il contenuto del nuovo Dpcm sulla “fase 2”. Che, nuovamente, dimentica su tutti i fronti i bambini.
Avevamo già parlato della questione settimana scorsa su Avvenire e sempre su Avvenire il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli aveva sottolineato come l’argomento fosse invece fortemente sentito dal Comitato tecnico scientifico, tanto da averlo trasformato in una delle priorità nel confronto col governo. Peccato che nel testo del decreto tale attenzione non emerga affatto: non solo dal 4 maggio in avanti per i più piccoli continuerà a mancare il punto di riferimento degli asili e delle scuole, ma non saranno consentiti momenti di gioco o di svago all’aperto, non saranno previste attività di alcun tipo in cui (pur nel distanziamento sociale) possano essere impegnati, non saranno riaperti gli spazi dedicati ai bambini presenti all’interno di parchi, giardini e ville (che invece potranno essere accessibili al pubblico).
Divieti a parte, «è consentito svolgere individualmente, ovvero per i minori e le persone non completamente autosufficienti, attività sportiva o attività motoria, purché nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri per l’attività sportiva e di almeno un metro per ogni attività». Accompagnati da chi e quando, visto che dal 4 maggio molti genitori torneranno a lavorare, è difficile da prevedere.
Così come è difficile immaginare se siano consentiti gli spostamenti dei bambini nel caso i genitori decidano (secondo la vera e unica novità prevista dal decreto) di «incontrare i propri congiunti »: l’autocertificazione servirà anche per loro? Potranno spostarsi? E come? Non è dato sapere, anche perché il governo precisa che sotto i 6 anni non ci sarà alcun obbligo di mascherina (considerata invece obbligatoria anche nelle sessioni di incontro coi propri congiunti). Chi non si arrende sull’argomento, noncurante delle lacune dei provvedimenti annunciati dal premier Conte (che pure a sera annuncia in diretta, durante la sua visita a Milano, «un Piano per l’infanzia»), è di nuovo la ministra per Famiglia Elena Bonetti.
Nei fatti, se dal 4 maggio saranno infatti rinnovati i congedi parentali e il bonus babysitter, è proprio la ministra ad ammettere che le politiche familiari non funzionano quando sono una tantum, «ma quando hanno una stabilità che attiva un percorso di progettualità». Motivo per cui ha annunciato già per oggi un incontro alla presenza dei ministri dell’Istruzione Azzolina e dello Sport Spadafora per formulare «delle linee guida e dei protocolli» che permettano di mettere in campo delle proposte a tutela della salute ma anche del diritto al gioco dei più piccoli. Aprire i centri estivi e i parchi con aree per giochi individuali, in particolare, sono i due punti di partenza di una road mapche vorrebbe anche i volontari del Servizio civile e i laureandi in Scienze della formazione impegnati accanto alle famiglie nei mesi a venire per aiutare nella gestione dei minori.
Non fosse che centri estivi e attività di supporto fisiche, invece, per il Comitato tecnico scientifico non potranno affatto essere messe in campo: lo ha detto Locatelli, lo ha ripetuto il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro. Nel frattempo, però, si stanno accumulando anche prove scientifiche sull’impatto drammatico della chiusura prolungata della scuola e di ogni attività sociale «che mettono molto in dubbio l’efficacia concreta di queste misure quando ne vengono valutati anche gli effetti collaterali, come l’impossibilità da parte dei genitori a lavorare per prendersi cura dei figli.
Ci si chiede se le differenze esistenti nelle politiche si basino sui dati (come l’epidemiologia locale del Covid -19, le conoscenze sulla trasmissione del virus) o piuttosto sul diverso valore che viene dato nei diversi Paesi alle politiche a sostegno delle famiglie» si legge in una lettera aperta firmata da venti fra i pediatri e gli esperti più importanti del nostro Paese, in cui si richiama con forza il governo a tutelare i diritti dei bambini. E fra cui figura anche Alberto Villani, primario del Bambino Gesù e tra i componenti dello stesso Cts. Mentre sul fronte politico scende in campo anche Nicola Zingaretti, che ha sottolineato la necessità di un piano per l’infanzia e ha anticipato come il Pd stia lavorando a un pacchetto di misure specifiche pensato sui bisogni dei più piccoli.