Bologna. «Bambini e Gay Pride, sbagliato sostituirsi alle famiglie»
«Da genitore, prima che da presidente di una cooperativa, ritengo che la comunicazione scuola famiglia sia fondamentale e che i nostri servizi non debbano in alcun modo sostituirsi né sovrapporsi al ruolo educativo delle famiglie, soprattutto su questi temi». Il presidente della cooperativa Dolce, Pietro Segata, prende le distanze dal mini Gay Pride organizzato al centro estivo di Casalecchio di Reno, nel Bolognese, dalle educatrici della sua cooperativa. Il caso è stato sollevato dal Resto del Carlino, che ha raccolto in prima pagina la denuncia di un gruppo di genitori i cui figli, fra uno e sei anni, due giorni fa sono tornati a casa con la faccia colorata dei 'colori della diversità', dopo aver festeggiato con le educatrici cui è affidato il servizio estivo per la prima infanzia della zona Meridiana, a Casalecchio di Reno. Immagini molto eloquenti, di un cartellone predisposto coi bimbi (per celebrare l’amore, si legge) – ed esplodono, come è ovvio, la polemica e la preoccupazione delle famiglie. Il presidente della cooperativa, che gestisce il servizio in convenzione con il Comune della prima cintura bolognese, non si tira indietro quando gli si chiede un commento.
«I genitori e i presidenti sono sempre gli ultimi a sapere le cose e io mi trovo nei due ruoli» scherza, con un filo di amarezza. Si assume le proprie responsabilità sull’accaduto e preannuncia per martedì sera una riunione interna, durante la quale verranno ascoltate le educatrici protagoniste dell’episodio. «Si tratta di educatrici qualificate e che da tempo lavorano con noi: abbiamo 3.500 dipendenti, siamo sempre attenti al loro aggiornamento professionale. Siamo una realtà sensibile al tema della diversità, come ci impongono le linee guida ministeriali e quelle interne, ma parliamo di diversità a tutto tondo, non legate solo all’orientamento di genere o alle situazioni familiari» spiega.
«Dalle educatrici abbiamo già ricevuto una relazione, in cui argomentano come l’iniziativa fosse inserita in un percorso articolato sul tema della diversità: certamente è mancata la comunicazione con le famiglie, scriveremo una lettera ai genitori» afferma. Ancora nessun provvedimento disciplinare, ma la volontà di andare a fondo c’è. «Il Gay Pride non c’entra nulla con l’educazione alla diversità: è una manifestazione che divide la stessa comunità Lgbt, molti la giudicano eccessiva» dice. In Comune, a Casalecchio, le reazioni sono variegate: se la Vice Sindaco, Antonella Micele, è cauta, dal momento che l’episodio è stato portato all’attenzione del Consiglio da un esponente dell’opposizione, il consigliere di maggioranza Federico Cinti che è, oltretutto, insegnante in un liceo locale, si sbilancia di più: «Si tratta di un fatto gravissimo, perché coinvolge e strumentalizza ideologicamente dei bambini molto piccoli ed incapaci di difendersi da un punto di vista pedagogico e psicologico» afferma. «Da amministratore locale e da insegnante mi auguro che le responsabilità saranno approfondite: non possiamo rischiare di spezzare l’alleanza educativa fra scuola e famiglia, perdendo la fiducia dei genitori» dice. Dello stesso avviso Valerio Corazza, referente bolognese del Comitato di genitori Articolo 26: «L’episodio riporta alla stretta attualità il tema del consenso informato: l’area metropolitana bolognese non è nuova a questo tipo di accadimenti, chiediamo con forza che le famiglie vengano rese partecipi delle decisioni educative della scuola, soprattutto su temi così delicati».