Attualità

La storia. Bambina schiava in Italia: «Così mi sono salvata»

Lucia Bellaspiga martedì 17 novembre 2015
Nelle strade di Benin City, metropoli nigeriana, grandi cartelli avvertono le ragazze: 'Non andate in Europa, pericolo!'. Sanno che l’orco vive qui. Ma Benedetta (nome di fantasia) non poteva non fidarsi del suo fratello grande, quello che nell’agosto del 2014 le proponeva un futuro dorato in Italia: «Lì c’è lavoro e si guadagna bene. Potrai aiutare la famiglia, se parti». La mamma se n’era andata il giorno della sua nascita, lasciandola al padre. Un padre che, con la sua piccola azienda agricola, lavorava duramente per crescere sette figli.  Così Benedetta, una bambina di 12 anni, parte per la terra promessa tenendo stretta la mano dell’uomo cui il fratello l’ha affidata. In realtà è colui che l’ha comprata, il padrone del suo corpo e della sua anima... Per suggellare l’accordo i due uomini l’hanno sottoposta al rito woodoo: con peli e sangue hanno creato un feticcio e le hanno fatto giurare che con il suo lavoro pagherà 35mila euro. Se scapperà, tutto ciò che verrà fatto al feticcio accadrà a lei, basterà tagliargli la testa e la bimba morirà. Benedetta è terrorizzata, ma in Italia, sogna, sarà al sicuro. E si mette in cammino...  «Mi avevano detto che avrei lavorato in un ristorante», racconta oggi che di anni ne ha 13. È ancora bambina, ma negli occhi ha tutta la stanchezza del mondo. Passano ore prima che si fidi e ci rivolga la parola, stretta al braccio dei volontari che l’hanno accolta e da due mesi la tengono nascosta. Siamo in un paese del nord-ovest, troppo vicino alla città in cui Benedetta era schiava e per questo bisogna proteggerla dagli aguzzini, in attesa di darla in affido alla famiglia che già la aspetta dall’altra parte d’Italia: è tutto pronto, manca solo il via dal prefetto... «Mi piace cucinare», prova a sorridere Benedetta, che in due mesi con loro ha imparato qualche parola di italiano. Ha ancora paura, spesso si rannicchia in un angolo e fino a sera non toglierà mai il cappuccio della felpa da cui spunta mezzo viso. Partita nell’agosto del 2014 da Benin City, ha viaggiato dieci mesi prima di giungere a Tripoli, in Libia. Dieci mesi d’inferno a bordo di autobus e camion sovraffollati, durante i quali il sogno è diventato incubo ogni volta che, nei luoghi di fortuna in cui si faceva tappa, Benedetta veniva stuprata da gruppi di uomini. A Tripoli, come avviene a tante, è stata costretta a prostituirsi per due mesi, finché finalmente è arrivato il suo turno e l’amico del fratello l’ha imbarcata. A questo punto Benedetta potrebbe finire sul fondo del Mediterraneo, tra chi è partito e non è mai arrivato, e di lei non avremmo mai saputo nulla, nemmeno che è esistita.  Invece dopo una settimana di mare in tempesta approda a Lampedusa. È passato un anno, è il 3 agosto del 2015, i giornali distrattamente parlano dell’ennesimo sbarco e snocciolano numeri: tot uomini, tot donne incinte, tot bambini. E tra questi c’è lei, Benedetta, che come tanti 'minori non accompagnati' sparisce presto nel nulla, inghiottita  dalla tratta... «Mio fratello mi aveva ordinato di dire che ero maggiorenne, così mi hanno portata in una casa di accoglienza per adulti a Bologna», racconta a stento. Per lei continua il responsabile  antitratta della Comunità Papa Giovanni XXIII, Maurizio Galli: «Era tutto organizzato. A Bologna Benedetta chiama suo fratello per dirgli che è in Italia e chiedergli dov’è il ristorante, lui le ordina di scappare dal centro e la manda a prelevare da un nigeriano, che la porta nel capoluogo del nordovest e la consegna alla madame: sarà lei a svelarle che il ristorante non esiste e che l’inferno continua, non più nel deserto ma sui marciapiedi italiani, dove uomini dell’età di suo padre pagheranno qualche spicciolo per farle male. La bimba si ribella e allora sono botte e sevizie, ma soprattutto è il terrore, c’è quel feticcio in Nigeria... Così per due settimane si 'prostituisce' e se al mattino non porta abbastanza soldi la madame la rimanda sulla strada. Una sola persona ha pietà di lei ed è la ragazzina nigeriana di 15 anni sua compagna di sventura, anche lei schiava della madame: fingi di svenire – le consiglia – e a chi ti soccorre racconta la verità. Così alle 3 di una notte una bimba si accascia al suolo nell’atrio buio di una stazione ed è condotta in ospedale. «Due ore dopo ero già con loro», sorride di nuovo, tra gli amici volontari. «Appena mi hanno salvata ho telefonato a papà e gli ho raccontato tutto, non sapeva nulla, quanto dolore!». In Nigeria i trafficanti di uomini lo hanno minacciato di morte per quei 35mila euro pretesi come 'credito', ma lui ha trovato il coraggio di denunciarli, mentre le Missionarie della Consolata di suor Eugenia Bonetti, che in Nigeria lavorano con la polizia internazionale, hanno attivato la protezione della sua famiglia. Ora a Benedetta restano due desideri: frequentare la scuola e rintracciare la ragazzina che l’ha salvata, liberare anche lei dalla madame: «Di notte nel mio letto non riesco a dimenticare che lei è ancora sulla strada con tanti uomini che le fanno male».  L’orco oggi le preferisce così, bambine. Lo dice il 60% dei clienti e il mercato accontenta la domanda, con il 37% delle 'prostitute' tra i 13 e i 15 anni. Se sono incinte meglio ancora, è la nuova tendenza, fino al sesto mese costrette a battere la strada, dal settimo ad abortire. 'Non andate in Europa, pericolo!'.