«Il nostro è un mandato temporaneo. La buona politica presto tornerà protagonista e noi cittadini potremo riaffidarle la nostra vita. Io? Mi aspetta la cattedra di Diritto costituzionale...». Renato Balduzzi parla del governo dei professori come di una stagione di supplenza. A cui dovrà seguire un’altra stagione. Forse con nuove regole. E forse con nuovi protagonisti. «Molte energie finora non hanno avuto la possibilità di esprimersi. Ora, perché si arrivi a una buona politica, trovino la forza per emergere». Sembra quasi un appello alla società civile. Un invito a prepararsi a dare il proprio contributo. Perché «in questo momento i partiti si stanno prendendo un tempo di riflessione», ma «già dalla prossima legislatura toccherà pienamente a loro». La sfida di oggi del ministro della Salute è riempire i prossimi mesi di lavoro, di contenuti, di obiettivi centrati. E uno su cui si sono concentrate le attenzioni dei media è quello delle liberalizzazioni. Balduzzi sorprende: «Nel programma del governo c’era e c’è il cammino che porta alle liberalizzazioni. Ma io questa parola, quando si ragiona di un settore delicato come quello del farmaco, preferisco non usarla. E limitarmi a parlare di un’esigenza di respiro, di apertura...».
Ministro è una mano tesa alle lobby dei farmacisti?No, ma le parole vanno usate con cura. Ripeto: l’obiettivo è aprire il sistema. È un sistema rigido, troppo rigido, ma quella rigidità deve essere compresa: non parliamo di un bene commerciale qualunque.
Insistiamo: liberalizzazioni sì o no?Oggi le norme impongono una farmacia ogni 5mila abitanti nei comuni fino a 12mila abitanti e ogni 4mila in quelli più grandi. Dobbiamo abbassare il quorum e dare più apertura al settore permettendo a nuovi professionisti di inserirsi nel mercato. Così aumentiamo la concorrenza e abbassiamo i prezzi a vantaggio dei cittadini.
Farmacie nei grandi centri commerciali. Si può fare?Sì, anche questo dà respiro. E lo faremo: il governo ha preso un impegno chiaro.
Nelle parafarmacie potranno essere venduti contraccettivi, alcuni dei quali hanno anche documentate potenzialità abortive?Lo escludo. Voci del genere sono frutto di una inadeguata informazione. Sia nelle proposte iniziali del governo sia nel testo finale (che affida all’Aifa la composizione della lista con i farmaci commerciabili nei grandi centri,
ndr) sono sempre state escluse le pillole contraccettive.
Ministro com’è il confronto con Monti? Il premier insiste su competitività, confronto e concorrenza: è la sua storia che, per certi versi, è diversa dalla mia. Ma nella sostanza io e lui parliamo la stessa lingua e abbiamo lo stesso obiettivo.
La sanità italiana funziona?Abbiamo centri tra i migliori al mondo, e spesso manca la giusta consapevolezza anche tra chi ci lavora. Vuole la verità? Non capisco chi sceglie di curarsi all’estero, io punterei sull’Italia senza nessuna esitazione. E non capisco nemmeno del tutto il turismo sanitario interno: spesso è più il frutto dei "sentito dire" che di oggettive necessità. Ma mi faccia dire ancora una cosa: anche i cittadini devono fare la loro parte e aiutare la sanità a trasformarsi da peso a risorsa.
Ministro ci faccia due esempi.Uno: i farmaci generici. Il cittadino sa che il principio attivo è lo stesso a prescindere dal nome della confezione, ma è abituato ad alcuni marchi e il possibile risparmio (per loro e la Sanità) diventa secondario. Due: l’uso irrazionale del pronto soccorso. Con il ministro Profumo andremo nelle scuole e proveremo a farci capire dai ragazzi.
Ministro lei è rassicurante, ma martedì un quotidiano titolava: «Sanità, madre di tutti gli sprechi».Sacche di inefficienza, spreco e illegalità sono fatti. Ma vedo un’inversione: nel 2010 l’aumento di spesa è stato contenuto. Anche per le consulenze. Certo c’è da fare e noi da più di un mese lavoriamo su beni e servizi per identificare i costi standard. Entro il 30 giugno il dossier sarà chiuso. Da quel momento, tutti coloro hanno responsabilità nel comparto sanitario sapranno che un certo bene e un certo servizio hanno un prezzo medio di riferimento entro cui restare. Se qualcuno pagherà la siringa più del prezzo medio, il responsabile dovrà fornire subito chiarimenti.
E chi non sarà in grado di darli?Mano dura. È finito il tempo degli aggiustamenti, oggi vedo più consapevolezza e meno tentazione di difendere l’indifendibile.
Nel 2012 ogni italiano pagherà 142 euro di ticket. E dal 2014 ne arriveranno altri...Ho pronta una proposta, la presenterò a metà mese alle regioni e starà dentro il Patto per la salute: nella determinazione del ticket ci saranno reddito e fattore famiglia. L’ho detto e non torno indietro perché la stella polare è una sola: equità.
Non crede che finora sia mancata nell’azione di governo?No, non è così: il governo crede e punta sull’equità. E ha cominciato a tradurla. Forse non siamo stati bravi nella comunicazione, ma è nella fase due che l’equità diventerà il banco di prova per misurare la qualità della nostra azione.
Si parla di ospedali psichiatrici giudiziari: saranno chiusi?Su Barcellona Pozzo di Gotto siamo vicini all’intesa con la regione Sicilia per la sua trasformazione. Ma c’è un aspetto di fondo che merita una soluzione: dentro gli ospedali psichiatrici ci sono persone che, se ci fosse un’organizzazione diversa dei servizi sul territorio, forse potrebbero star fuori.
Ministro, lei è tra i 29 promotori del referendum sulla legge elettorale...Non parlo, sono in conflitto d’interesse (dice sorridendo,
ndr). Quindi è chiara la mia posizione...
Monti lo teme?No, Monti va avanti dritto. Con un solo obiettivo: raddrizzare l’assetto italiano ed europeo.
Ha un’idea sulla legge sul fine vita?Certo che ho un’idea. Ma il governo interverrà solo se se sarà il Parlamento a chiederlo. E lo farà per unire. Perché voler bene al Paese vuol dire raccogliere intorno a questi temi un consenso profondo e rafforzare l’unità morale degli italiani. Perché non è possibile e non è giusto che siano i fatti di cronaca a condizionare scelte e decisioni.
Ministro arriverete a fine legislatura?Non faccio previsioni. E ai miei collaboratori dico: programmiamo ogni mossa essendo attenti al breve e al medio periodo, ma con scelte che siano aperte al lungo periodo. Noi nutriamo la speranza che questo periodo di riflessione e di purificazione serva a realizzare quelle condizioni perché torni un legame di fiducia tra cittadini e Palazzo.