Natale. Bagnasco: il presepe non deve sparire
"Il presepe non deve sparire" perché "è il simbolo più bello, caro, dolce, del santo Natale". Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei oggi a Genova. Il presepe, ha detto il porporato, "deve essere incentivato per bambini, per i giovani e gli anziani, adulti e famiglie" perché è una immagine "estremamente significativa, incisiva. Vedere la grotta, con le figure della sacra famiglia e dei pastori - ha proseguito - è un messaggio che nessuna predica o omelia può ripetere, è un messaggio che arriva al cuore".
Per questo, "spero e mi auguro che il presepe venga fatto così come viene fatto l'albero di Natale", ma l'immagine del presepe "che ci ha lasciato in modo particolare San Francesco deve essere riproposta, ripresa ovunque, perché è messaggio universale di tenerezza, bontà, mitezza e salvezza". Ai cristiani la natività ricorda che "il figlio di Dio è venuto per salvarci dalle nostre solitudini, per restituirci all'amore del Padre, e quindi all'amore fraterno". Per questo, ha concluso, "mi auguro che tutti abbiano in famiglia o in chiesa un momento di pausa dalle attività dalla frenesia di questi giorni, per poter guardare la grotta di Natale nel presepe e per lasciarsi parlare".
"L'augurio è che tutti possiamo riscoprire la bellezza di stringere rapporti e ralazioni tra noi: nelle famiglie, con i vicini di casa, nel mondo del lavoro, nella città e nelle comunità crìstiane. La cultura che respiriamo ci spinge ad isolarci sempre di più: ognuno per sè Dio per tuttì, dice il famoso detto, ma questo significa morire, distruggere una società, rendendoci più fragili e più deboli perchè più soli. Anche se le relazioni
chiedono grande impegno, sono sorgente di forza e speranza. Questo credo che sia un bel dono per Natale".
Terrorismo: non cadere nel panico e non cedere
Dal porporato anche un commento sul terrorismo: la risposta agli attacchi terroristici in Europa è "non cadere nel panico e non cedere". "Spegnere o limitare la vita quotidiana - ha detto Bagnasco - non è la risposta migliore, anzi è il gioco di chi sta nell'ombra per eventi di morte e per follia omicida. La risposta migliore è duplice: sicurezza e cultura". E se la sicurezza "prevede misure accresciute", compito delle istituzioni, la cultura "riguarda tutti. Se diventiamo più consapevoli delle nostre radici, della nostra cultura, della nostra identità, queste schegge impazzite si trovano più isolate". Ma "se trovano una cultura popolaresempre più debole, sfaldata, confusa, le follie possono proliferare". Questo "non significa chiudersi dietro trincee culturali o sociali" ma "sapere di avere qualcosa da dire di bello, grande e buono come i valori della nostra vita cristiana e della civiltà occidentale pur con limiti e difetti". Solo così "si può dialogare" perché "si dialoga solo quando le parti hanno qualcosa di buono e di interessante da dire".