La “fortuna” è quando, a prostituirsi, hanno cominciato da poco e qualcuno fa una segnalazione: «Da un paio di giorni c’è una ragazzina che fa avanti indietro dall’appartamento di sopra. Non l’ho mai vista prima». Se l’appartamento è stato preso in affitto apposta dai suoi sfruttatori, se i volontari riescono a entrare in contatto con lei, portandola a fidarsi di loro, c’è una possibilità. E quella possibilità è tutto. Salvare una vita o perderla per sempre viaggiano lungo lo stesso, sottilissimo filo: quello del caso. Quando tutto si incastra nel verso giusto, allora «riusciamo a prenderle in tempo, le ragazzine. Riusciamo a restituirgli una vita. Quando siamo sfortunati, è già troppo tardi: le minori sono merce preziosa, la domanda è altissima». Loro, le baby prostitute col corpo da donne e la testa da bambine, entrano nella parte, «si sentono “reginette”. Il ruolo che gli viene attribuito il più delle volte le fa sentire importanti, le gratifica. E allora c’è il rischio che cambino e si perdano per sempre».Mirta Da Pra è la responsabile Prostituzione e tratta del Gruppo Abele e a poco meno di due mesi dalla vicenda delle due adolescenti di Roma vuole tornare sull’argomento. Perché senza la concomitanza di notizie che lo scorso novembre ha scoperchiato il vaso di Pandora della prostituzione minorile – dopo il caso di Roma quello delle “ragazze doccia” di Milano e quelli denunciati all’Aquila – «nessuno parla, nessuno interviene». E la baby prostitute d’Italia continuano a vendersi nel silenzio e nell’indifferenza dei “grandi”. Niente di nuovo, nell’inferno dello sfruttamento minorile, dove prostitute e prostituite sono sempre e comunque vittime. «Negli anni Ottanta le chiamavamo “ragazzine dalla faccia pulita”, si vendevano per comprare il montone. Oggi lo fanno per una borsa o un paio di scarpe».L’abisso che corre tra le due sponde è la politica, «che trent’anni fa – continua la Da Pra – considerava prioritario il problema della prostituzione dei soggetti deboli e della tratta degli esseri umani e oggi l’ha completamente abbandonato». E il maledetto web, dove unità mobili e volontari non possono arrivare. Dove sempre più ragazzine (e ragazzini) iniziano a vendersi per gioco e vengono risucchiati nella spirale della prostituzione. Quella vera però.«Il passaggio dalla teoria alla pratica è drammatico. L’esperienza di chi ci lavora, polizia postale ed esperti del settore, ci dice che moltissimi minori agganciati online avevano cominciato col sesso a mo’ di sfida, o provocazione». Ma tra il virtuale e il reale, tra una chat erotica e un appartamento con la fila di clienti fuori, scorre la tragedia della baby prostituzione. Di cui ci si occupa soltanto quando scoppia uno scandalo e si possono snocciolare intercettazioni pruriginose. «La verità è che proprio come la Rete, anche gli appartamenti sono le montagne inespugnabili contro cui il volontariato sociale oggi deve fermarsi – continua la Da Pra –. I numeri ci dicono che la prostituzione al chiuso sta crescendo, che i clienti cercano protezione. Ed è proprio al chiuso, dove non possiamo arrivare, che cresce il mercato dei e delle minori». Un mercato che negli ultimi dieci anni è aumentato quasi del 10%, passando da un 5% del totale della prostituzione a quasi il 15%: «Significa che in alcuni territori quasi 15 prostitute su 100 sono minori. È un dato davvero allarmante». Poco importa se siano italiane o straniere, se abbiano cominciato a prostituirsi per una ricarica telefonica o siano state costrette da uno sfruttatore: l’emergenza c’è ed è tempo di intervenire. Come? «Con una strategia globale e di investimenti sociali,culturali e di contrasto – prosegue decisa la Da Pra –. Negli ultimi anni abbiamo visto scomparire le postazioni locali del Numero verde antitratta, l’Osservatorio sulla prostituzione, l’interesse dei governi che si sono succeduti. Ma il fenomeno della prostituzione non è scomparso, e quella della tratta è in forte aumento in tutte le sue forme».Stessa ricetta da Roberto Gerali, responsabile Prostituzione e tratta per la Papa Giovanni XIII, che torna con forza anche sul ruolo del cliente: «Tanto si sta diffondendo il fenomeno della prostituzione minorile “volontaria”, tanto più odioso è il ruolo del cliente, che non smetteremo mai di dirlo: va punito! Ci sono quasi nove milioni di padri, nel nostro Paese, che vanno con le loro figlie. Si tratta di una follia collettiva da bloccare subito». Uno strumento ragionevole, secondo Gerali, sono le multe: in Svezia è applicato dal 1999, in Norvegia dal 2009, in Francia hanno deciso lo scorso dicembre. «Non si può più stare a guardare».