Calcio e slot. Azzardo Nazionale, oggi sponsor in campo in fascia protetta
Questa sera luci a San Siro per l’amichevole di lusso Italia-Germania, e come sempre, primi piani assicurati dalle tv su tutti i cartelloni pubblicitari che inneggiano alle agenzie di scommesse sportive.È il gioco delle parti – specie nella capitale economica, Milano, che un tempo era anche quella morale – si sa, lo sponsor «spende, paga e pretende» e quindi inquadratura regolamentare. Così come legalizzata e in pole vedremo la famigerata “Intralot”, agenzia di scommesse sportive che è lo sponsor – da due milioni di euro – del quale si fregia la Nazionale di calcio.
La nostra campagna Azzurro vergogna in queste settimane ha cercato di sensibilizzare il maggior numero di persone, che hanno visto e sottolineato in questa scelta dello sponsor da parte della Federcalcio un «clamoroso autogol». Agli appelli lanciati da Avvenire e dalla folta squadra che non accetta che la massima espressione del calcio italiano si faccia paladina di una piaga sociale come quella della ludopatia (oltre un milione di “malati da gioco” ufficiali nel nostro Paese). La richiesta di «fare un passo indietro» è arrivata anche in seno al movimento calcistico nazionale. Oltre ai tanti ex calciatori e dirigenti che hanno aderito alla nostra campagna si è mossa anche l’Assoallenatori che per voce del loro presidente, Renzo Ulivieri, hanno ottenuto quello che considerano il massimo dei risultati possibili.
«Il presidente Carlo Tavecchio ha risposto alla nostra richiesta e testuale manda a dire che “la Federcalcio non intascherà un solo euro del contratto di sponsorizzazione stipulato con Intralot”», dice il n.1 degli allenatori Renzo Ulivieri. Una vittoria di Pirro secondo noi, «ma del resto ormai quel contratto non si può rescindere – continua Ulivieri –. Noi allenatori restiamo fermamente convinti che è stata fatta una scelta di opportunità non condivisibile sul piano etico, ma non potendo tornare indietro allora dobbiamo almeno consolarci con il fatto che quei soldi saranno investiti in attività sociali». Già, ma “l’investimento sociale” sa tanto di contraddizione e di ipocrisia di Stato: i fondi di Intralot verranno destinati in favore delle associazioni che combattono l’azzardopatia.
«Sarebbe interessante, oltre che doveroso visto che un anno fa abbiamo inviato al direttore generale Figc, Michele Uva, il progetto per la creazione di un Comitato etico all’interno della Federcalcio che affrontasse la problematica dell’azzardo», ricorda il presidente dell’Aiaf (Associazione italiana azzardopatici e famiglie) Riccardo Sanna che prosegue: «Non abbiamo mai avuto nessun riscontro dalla Federcalcio in merito alla nostra proposta, mentre nel frattempo abbiamo constatato con preoccupazione oltre che indignazione che si può entrare nel sito della Figc e cliccare al suo interno sul logo di Intralot per scommettere comodamente da casa e on-line». Ma la Federcalcio si sente con la coscienza a posto e nella «legittimazione della sua scelta» di affidarsi a uno sponsor del comparto betting legalizzato, ribadisce il massimo impegno «per sostenere tutti i progetti contro la ludopatia. Non si tratta soltanto di un discorso di “recupero” dei ludopatici, ma di un vero e proprio intervento precauzionale e un investimento di tipo culturale, a partire dalle scuole calcio per far comprendere ai giovani che il gioco d’azzardo non è una soluzione alle loro vite».
Intanto però questa sera a San Siro il rischio è che la pubblicità, niente affatto occulta, che riguarda Intralot e tutte le altre agenzie di scommesse sportive, possa andare in onda in fascia protetta, prima delle 22, dato che il fischio d’inizio del match amichevole Italia-Germania è fissato alle 20.45. Giova inoltre rimarcare che nei giorni scorsi anche momenti televisivi di altissima umanità, come quello del difensore azzurro Leonardo Bonucci che in diretta alla Domenica Sportiva (Raidue) ha raccontato la drammatica vicenda della malattia del figlio Matteo, sono stati inframezzati dalla telecamera che indugiava sulla scritta “Intralot”. A Ulivieri queste immagini non sono sfuggite, così come però pretenderebbe «maggiore attenzione in termini etici e di opportunità sul fronte della pubblicità garantita alle agenzie di scommesse da parte dello Stato, dalle televisioni private e non e dagli stessi giornali. Penso che una battaglia seria alla ludopatia e all’azzardo debba partire dalle istituzioni politiche e dai media, per arrivare poi a creare la giusta sensibilità all’interno del mondo del calcio e dello sport tutto».