Criminalità. Azzardomafia, condannato a 30 anni il mandante della strage di Altamura
Gli effetti dell'esplosione alla sala slot di Altamura
La strage di Altamura del 5 marzo 2015 fu una strage di mafia, anzi di 'azzardomafia'. E Domenico Martimucci, Domi per gli amici, il giovane ucciso dalla bomba contro una 'sala giochi' è una vittima innocente delle mafie. Lo ha sentenziato ieri la Corte d’assise di Bari condannando a 30 anni il boss Mario D’Ambrosio, ritenuto il mandante dell’attentato, e a 18 anni Luciano Forte, che accompagnò chi materialmente mise la bomba, Savino Berardi, già condannato con rito abbreviato a 20 anni. I pm della Dda barese, Giuseppe Gatti e Renato Gatti, avevano chiesto la pena dell’ergastolo in quanto l’ordigno di quasi un chilo di tritolo era stato posto «per lanciare un segnale di forza, per reagire al tentativo di al- tri clan di appropriarsi del business del gioco d’azzardo». Per i magistrati l’accusa era stata di strage, omicidio volontario e otto tentati omicidi, per la morte del 27enne e il ferimento di altri otto ragazzi, alcuni in modo molto grave. E avevano chiesto l’ergastolo. La Corte ha invece condannato mandante e complice per omicidio preterintenzionale aggravato, lesioni personali aggravate, detenzione di esplosivo, tutti reati aggravati dal metodo mafioso. In altre parole i giudici hanno ritenuto che la volontà dei mafiosi era di fare male ma non fino ad uccidere, ma la ricostruzione del fatto, le motivazioni (gli affari sull’azzardo) e il metodo mafioso sono stati confermati. E comunque, sottolineano gli inquirenti, 30 anni per un omicidio preterintenzionale sono moltissimi. Ed è la pena più alta dopo l’ergastolo. Inoltre alle parti civili, le due sorelle e i genitori di Domenico, e agli otto ragazzi feriti dall’esplosione, la Corte ha riconosciuto il risarcimento dei danni da quantificarsi in sede civile con provvisionali immediatamente esecutive fra i 20mila e i 30mila euro per ciascuna.
I familiari attendono di leggere le motivazioni. «Nulla ci può alleviare il dolore, nulla ci potrà ridare Domi. Noi continuiamo a credere nella giustizia. E ringraziamo i pm Nitti e Gatti, e le forze dell’ordine per il loro impegno. E anche l’amministrazione comunale e la regione che si sono costituiti parte civile». Sabato Domenico sarà ricordato ad Altamura nella chiesa del SS. Redentore, con la partecipazione di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, associazione che già da tre anni ha inserito Domenico nell’elenco delle vittime innocenti. Titolo dell’iniziativa, come si legge sul manifesto, «Dopo Domi... noi siamo Domi. Legalità e impegno. La nostra scelta». E poi la citazione del Vangelo di Giovanni. «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce frutto». Ricordiamo che la bomba venne fatta esplodere nella notte del 5 marzo 2015 davanti alla vetrina della sala giochi 'Green table'. Quasi un chilo di tritolo «pari a 20 granate da guerra», l’hanno definita i pm. Dentro la sala alcuni ragazzi stavano giocando a carte e guardando una partita in tv. Tra loro Domenico, promettente calciatore, soprannominato 'piccolo Zidane' per la sua bravura. Viene colpito alla testa da pezzi di metallo, è gravissimo. Rimane in coma per cinque mesi, una lunga agonia. Malgrado il ricovero in una clinica austriaca specializzata in riabilitazione neurologica, il suo fisico sportivo non ce la fa. Domi muore l’1 agosto. «Vittima innocentissima di mafia», ci aveva detto la mamma Grazia, che avevamo incontrato a Bari in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno organizzata da Libera. Perché i familiari hanno scelto subito di partecipare, fin da allora, «per essere tutti uniti, sperando che la mafia sia sconfitta. Parlandone ». Parlando di Domi, da ieri anche per la giustizia vittima innocente delle azzardomafie.