Il grido d’allarme arriva dai sindaci: serve una legge nazionale per combattere il gioco d’azzardo perché le norme attuali, all’insegna della liberalizzazione, hanno prodotto un aumento esponenziale delle sale, mettendo a dura prova la coesione sociale con famiglie ridotte sul lastrico o finite nelle mani degli usurai. Una cinquantina di sindaci, tra i quali quelli di Milano, Lecco, Piacenza, Sesto San Giovanni, hanno sottoscritto un Manifesto, promosso dal giornale di strada Terre di mezzo e dalla Legautonomie lombarde, per chiedere un impegno preciso al prossimo governo, una legge nazionale, leggi regionali e poteri alle amministrazioni comunali. Chiedono di poter regolamentare gli orari e fermare l’apertura di nuovi spazi, soprattutto se si trovano vicino a luoghi sensibili come scuole, parrocchie e centri di aggregazione.Oggi le armi a disposizione dei Comuni sono spuntate: le autorizzazioni passano dalla Questura, che si limita a controllare i requisiti dei titolari delle sale gioco. Il vicesidaco di Desio Lucrezia Ricchiuti e quello di Sesto Monica Tittò hanno messo l’accento sul fatto che dietro a questo genere di attività spesso si nasconde la criminalità organizzata che le utilizza per riciclare il denaro sporco. Le ordinanze fatte da diversi sindaci, per porre dei vincoli all’interno del piano regolatore, sono state in genere bocciate dal Tar. «Il decreto Balduzzi è stato depotenziato, si è persa un’occasione importante. Le possibilità di intervento dei Comuni sono assai ridotte – ha spiegato il vicesindaco di Milano Maria Grazia Guida –. Noi puntiamo ad una campagna di comunicazione sui giovani e ad una sorta di riconoscimento, si pensa ad una vetrofania, per quegli esercizi commerciali che scelgono di non ospitare slot machine». Altri comuni stanno valutando l’ipotesi di premiare i bar senza "macchinette" con uno sconto sulle tasse locali, ad esempio quella sui rifiuti.A preoccupare di più sono le ripercussioni sociali che la dipendenza dal gioco causa. I dati sono impressionanti, anche se non si possono fare stime precise del fenomeno: sarebbero circa 15 milioni i giocatori abituali di cui 800mila patologici e 3 milioni a rischio. Imprenditori che hanno perso tutto, famiglie andate in pezzi con l’aggravio di costi anche per la società. Molti amministratori hanno messo l’accento sul fatto che tra le nuove povertà in crescita ci sono quelle legate al vizio del gioco. «Ci capita di vedere le persone che chiedono aiuto ai servizi sociali piazzate tutto il giorno davanti alle macchinette» ammettono alcuni sindaci sottolineando la necessità di poter «incrociare i dati dei servizi sociali» con quelli delle Asl sulla ludopatia che solo in Lombardia assistono circa 25mila persone. «La presenza è capillare non solo sul territorio, basti pensare al gioco on-line – sottolinea Maria Ferrucci sindaco di Corsico, tra i promotori del Manifesto –. Il giro d’affari che nel 2004 era di 24 miliardi, adesso ha superato i 100 miliardi di euro».