Il governo ci prova. Pressato dalla società civile, dalle associazioni, da molte amministrazioni locali (e da qualche giornale, noi per primi), prova a cambiare le regole del gioco al gioco d’azzardo. Rispetto alle ottimistiche anticipazioni della scorsa settimana, solo una riformina, ben lontana dall’intervento deciso previsto dal testo licenziato nel giugno scorso dalla Commissione affari sociali. Però un punto di partenza, sperando che non rimanga un punto di arrivo. Al centro, la riduzione delle famigerate macchinette, le principali responsabili (certo non uniche) della piaga del gap, gioco d’azzardo patologico che sta rovinando 800 mila giocatori e le loro famiglie. Un taglio di circa 100 mila unità. Tante, all’apparenza; in realtà neppure sufficienti a farci perdere il secondo posto mondiale, dietro l’irraggiungibile Giappone ma ben davanti a Francia, Germania, Spagna e perfino al Nevada e a Las Vegas.Un taglio disinteressato, pensando alla salute dei cittadini? Fino a un certo punto. Il piano prevede che tutte le slot Awp (vedi la scheda qui a fianco) vengano sostituite con apparecchi analoghi alle Vtl. Niente "scheda gioco" manipolabile, ma collegamento diretto al "cervellone" centrale. Un’operazione colossale che soltanto i pezzi grossi del settore potranno permettersi. Per giocare, però, non occorrerà la tessera sanitaria, che controllerebbe non solo l’età del giocatore (controllo che spetterebbe al gestore del locale), ma soprattutto i ritmi di gioco, ad esempio rallentandoli quando venisse superato un certo limite per tutelare la salute del giocatore.«La tutela della salute e la lotta alla illegalità sono i nostri due obiettivi, da considerare assieme, uniti» spiega il sottosegretario Pier Paolo Baretta. Il controllo sul gioco aumenterà. E la riduzione delle slot avverrà automaticamente anche perché è previsto uno spazio minimo per ciascuna di esse e la non visibilità dall’esterno. Va da sé che molti bar e tabaccherie dovranno rinunciarvi o ridurle di numero. E i sindaci, molti dei quali protagonisti di autentici duelli con le sale, nel tentativo (spesso vano) di far rispettare orari di apertura e chiusura? «Abbiamo chiesto un confronto con l’Anci per delle soluzioni condivise». E la pubblicità, consentita senza limiti mentre quella di fumo e superalcolici è proibita? «Sarebbe opportuno eliminarla del tutto, ma abbiamo un vincolo europeo. Stiamo ragionando con Bruxelles».Mentre si ragiona, la gente soffre. «La sensazione – commenta Paola Binetti – è che al centro del dibattito ci sia la difesa non della salute, ma del gettito fiscale. La sostanza è continuare a far soldi sulla fragilità di tanti cittadini». E la lobby, reale o presunta, che difende gli interessi miliardari dell’industria dell’azzardo di massa? «Nessuna pressione di quel genere – scuote il capo Baretta – la pressione vera è quella sociale. In Italia c’è un palese eccesso di offerta e il governo intende invertire la tendenza, riducendo e razionalizzando il fenomeno». Resta la domanda di fondo: al centro della riformina ci sarà il denaro o la salute pubblica?