L’azzardo è «una piaga individuale e sociale, come la droga e l’alcol». Si basa su «tre debolezze: la povertà materiale, la fragilità spirituale e la cultura del brivido» e per combatterlo serve «una nuova cultura educativa». Non ha usato mezze parole il cardinale Angelo Bagnasco intervenuto ieri mattina alla presentezione della pubblicazione “L’azzardo non è un gioco”, realizzato dal dipartimento salute mentale e dipendenze della Asl 3 Genovese, in collaborazione con la fondazione anti usura onlus, la fondazione Auxilium, l’arcidiocesi, l’ars-avvocati in rete per il sociale e il centro di solidarietà. Il gioco d’azzardo, ha detto il cardinale, «corrompe l’anima, la mente, il modo di pensare e quindi di vivere, promettendo una vita facile, ma devastando e distruggendo la persona e la vita dei singoli e delle famiglie». A livello statistico la Liguria è messa meglio di altre regioni italiane, ma, considerando soltanto il nord del Paese, certamente non brilla. Infatti, i come ha ricordato Giorgio Schiappa-casse, direttore Sert Levante della Asl 3 Genovese, i casi, legati al ’ioco d’azzardo patologico, trattati negli ultimi 10 anni sono 509 di cui un centinaio registrati soltanto nell’ultimo anno. E se i dati relativi ai giocatori patologici sembrano ancora piccoli numeri non bisogna dimenticare, come ha evidenziato il vice presidente della fondazione antiusura di Genova, Alberto Montani, che il problema maggiore, «non sono i giocatori “patologici” ma quelli “problematici”, ossia chi gioca fino a 150-200 al mese». Inoltre, ha aggiunto Montani «i primi dati di quest’anno rivelano un ulteriore incremento legato in particolar modo alla diffusione del gioco d’azzardo on line». «Non chiamiamolo “gioco” ma “problema” – ha detto il direttore generale della Asl 3 Genovese, Corrado Bedogni – tanto più in questo momento di difficoltà economica visto che colpisce le fasce più deboli». L’Italia, è stato ricordato, è il Paese europeo con la maggiore incidenza del fenomeno del gioco d’azzardo. «Solo a Genova – ha sottolineato ancora Montani – abbiamo 5400 slot machine, distribuite su circa 2150 esercizi commerciali, ed 80 sale da gioco di cui 60 solo a Genova». Un fenomeno di così vaste proporzioni non si risolve senza l’intervento delle istituzioni. Per questo l’assessore regionale alla Salute, Claudio Montaldo ha auspicato «una moratoria, per la quale si comincino a sospendere le nuove autorizzazioni» per l’apertura di nuove sale da gioco «prima di rivedere quelle già concesse». Questa, ha spiegato, «è una misura anticrisi, volta a tutelare chi vive questo momento con maggiori difficoltà economiche o maggiore debolezza psicologica». Ma come fare se lo Stato è il primo ad incentivare il “gioco responsabile?” «Si deve affermare che l’azione dello Stato – ha detto l’assessore - non può essere fatta a danno della salute e dell’equilibrio psichico delle persone. Lo Stato non può essere coautore della diffusione di una patologia sociale». Sulla stessa lunghezza d’onda il cardinale Bagnasco che ha ricordato come «tutti coloro che hanno responsabilità devono prenderne atto». Per fortuna, «la coscienza generale sta maturando in questa direzione e questo è un segno positivo e promettente perché, prendendone sempre più coscienza si possa, ognuno nel proprio ambito, intervenire in modo decisivo». È quindi necessaria «una collaborazione tra tutti i soggetti che hanno a cuore il futuro delle giovani generazioni» e «la società intera, nel suo insieme, deve diventare una comunità educante». Il volume è stato stampato in 10mila copie ed è anche liberamente scaricabile dal sito internet della Asl 3 Genovese.