Azzardo. Slot ridotte del 30%, via metà delle sale
di Antonio Maria Mira
Tagli pesanti a slot e sale, poteri ai sindaci su orari e distanze dai luoghi sensibili, tessere sanitaria per "giocare", riduzione delle puntate, sale più controllate anche da un punto di vista sanitario. La nuova versione della proposta del governo sul riordino del settore dell'azzardo presentata oggi in Conferenza unificata, soddisfa abbastanza Comuni e Regioni.
Ora la palla passa a loro. Ma l'intenzione è di rivedersi tra un settimana, molto probabilmente l'11 maggio, per firmare l'accordo che entro il 30 giugno sarà tradotto dal ministero dell'Economia in un decreto legislativo. Mentre la riduzione delle slot, già prevista nella Legge di stabilità 2016, sarà inserita con un emendamento nella manovra economica in discussione in Parlamento. «Sulla difesa dei nostri poteri di regolamentazione dell’azzardo noi insistiamo, ma abbiamo trovato la disponibilità del governo». Così il sindaco di Bari e presidente dell’Anci, Antonio Decaro, ci aveva spiegato l’esito del 'tavolo tecnico' tra governo e enti locali tenuto mercoledì in vista della Conferenza unificata di questo pomeriggio.
«Il governo è disponibile ad applicare le distanze e a dare la possibilità ai sindaci di interrompere l’attività delle sale con delle fasce orarie decise dall’amministrazione comunale», spiega Decaro, aggiungendo che «abbiamo molto apprezzato la conferma della volontà di dimezzare i punti di 'gioco'». È quello che hanno confermato il sottosegretario all’Economia con delega per il settore, Pier Paolo Baretta e il ministro per gli Affari regionali, Enrico Costa, nell’incontro al quale ha partecipato oltre a Decaro, l’assessore al Territorio della Regione Lombardia, Viviana Beccalossi.
Oggi, dopo aver ascoltato e in parte recepito, le richieste degli enti locali, il governo ha presentato il testo definitivo dell’accordo che modifica quello illustrato il 2 febbraio e che a sindaci e Regioni non era piaciuto. Poi toccherà a loro portarlo in sede locale per gli opportuni passaggi. Dunque è praticamente certo che l’intesa, pur se vicina, sarà rinviata di una settimana. Soddisfatto Decaro. «Il governo ha accettato la nostra proposta legata a un’ipotesi di applicare delle distanze da luoghi di culto e scuole». Ai quali poi si sono aggiunti i Sert, i servizi di cura delle dipendenze.
150 metri di distanza da luoghi di culto e scuole
E non si tratta di soli cinquanta metri come era emerso da alcune indiscrezioni. «Di cinquanta metri proprio non se ne parla – taglia corto il presidente dell’Anci –. Bisogna superare i 150-200 metri sicuramente. Distanze che dovranno valere per l’intero Paese. O ne mettiamo una per tutti oppure fissiamo un limite entro il quale il sindaco decide». La proposta del governo parla di 150 metri, misurati in base al percorso pedonale più breve. Non è da escludere che gli enti locali, nel nuovo incontro tra una settimana chiedano di allargare l'elenco a altri luoghi sensibili e di allungare la distanza, come già previsto in tanti regolamenti comunali e leggi regionali.
Cade l'ipotesi di sale A e A2
Corretta dal governo l’ipotesi di sale A e A2, con diverse regole. «Per noi c’è una sola tipologia di sale – dice secco Decaro –. Devono diventare sicure: videosorveglianza, comunicazione alla Questura, presenza di personale abilitato a spiegare cosa succede se giochi per troppo tempo, possibilità di chiamare i servizi sociali, tessera sanitaria per dimostrare la maggiore età. Poi la spostiamo a una certa distanza e l’apertura è decisa a seconda della situazione del territorio. Lo ripeto, lo deve decidere il sindaco, con fasce orarie di sospensione sulla base delle indicazioni delle associazioni». Dunque solo sale di tipo A (quelle di tipo B via via saranno chiuse) e sottoposte comunque alle regole su orari e distanze.
Più poteri ai sindaci
Un'intesa che lascia ampia possibilità di intervento degli enti locali in situazioni di emergenza. Nel testo del governo si legge, infatti, che "ferma restando la pianificazione che deriverà dall'intesa" i sindaci potranno intervenire a fronte di "situazioni emergenziali di pericolosità sociale del diffondersi di illegalità e disagio connessi al gioco, anche in deroga alle disposizioni previste dall'intesa". In queste situazioni lo Stato "dovrà sostenere l'ente locale, con tempestività e con adeguate risorse".
Le associazioni contro l'accordo:
limita Comuni e Regioni e incentiva la dipendenza
(di Umberto Folena)
Non firmate quell’accordo. L’appello a Regioni ed Enti locali ha toni inequivocabili. La firma è di cinque sigle che da molti anni si battono contro il dilagare incontrollato dell’azzardo: Carlo Cefaloni del Movimento Slot Mob, Marco Dotti del movimento No Slot, Maurizio Fiasco di Alea (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio), Daniela Capitanucci di And (Azzardo e nuove dipendenze) e don Alberto D’Urso (Consulta nazionale antiusura).
Dietro l’accordo, scrivono nel breve, secco appello stilato all’immediata vigilia dell’incontro di ieri, «si palesa ancora una volta l’incentivazione dell’azzardo e la limitazione della sovranità» di Regioni e Comuni «sui territori, che invece va esercitata a tutela del bene comune». Nei prossimi giorni ci sarà tempo per analizzare e approfondire, ma già adesso «resta difficile l’insistenza nel voler rimuovere le poche barriere alzate responsabilmente da alcune istituzioni locali al dilagare dell’azzardo di massa, mentre il Parlamento italiano non riesce a discutere e deliberare il divieto assoluto della pubblicità dell’azzardo».
Presto interverrà, da Reggio Emilia, anche Matteo Iori della Comunità Giovanni XXIII. Da Pavia Simone Feder, della Casa del Giovane, rincara la dose: «Che senso ha la riduzione da 500 a 150 metri? E quali sono i "luoghi sensibili"? Un sindaco deve poterli definire lui. Ad esempio, se c’è un parco molto frequentato da giovani e famiglie, anche quello è un luogo sensibile». Feder denuncia che dall’ottobre 2012 non siano più stati comunicati i flussi: «Fateci vedere quanto e dove è stato buttato nell’azzardo, è un’informazione fondamentale per un Comune». E conclude: «Poco fa è venuto da me un signore di 56 anni che si è fatto divorare 600 mila euro dalla macchinetta del bar sotto casa. Ma sanno di che cosa stanno parlando?».