Roma. Baretta: «Azzardo, sì a una drastica riduzione»
Come previsto. Doveva essere la giornata conclusiva del lavoro di un anno e mezzo di Governo, Regioni e Comuni per il riordino del gioco d’azzardo. Ma così non è stato, perché il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano del Pd, ha rimesso le carte in gioco, sostenuto dal pressing delle associazioni. Proprio nel giorno in cui il ministero dell’Economia rende noto che, grazie alla legge di stabilità 2016, le imposte dal settore giochi nel 2016 hanno superato i 10 miliardi di euro, a fronte degli 8 del 2015.
«Si riapre la discussione – dice Emiliano – ed è stata una vittoria per la Puglia che aveva chiesto più tempo alla Conferenza delle Regioni. Ora il governo apre una grande consultazione: blitz scongiurato». Di certo «le Regioni non intendono abdicare alla potestà legislativa in materia di distanze: tuteliamo i luoghi sensibili come scuole e parrocchie». Concorda il governatore della Liguria, Giovanni Toti (Fi). «Utile un momento di riflessione, su un provvedimento che non accontenta nessuno». Possibilista il coordinatore degli assessori regionali al Bilancio, il leghista Massimo Garavaglia. «Per la Lombardia serve una stretta sull’azzardo e il documento del Governo va in questa direzione. Sarebbe un peccato, dopo il lavoro fatto, non arrivare ad un accordo». Ma per Viviana Beccalossi, assessore al Territorio della Lombardia «su distanze e orari, non va vanificato quanto di buono realizzato da Regione e molti comuni». Molto critici i deputati del M5S in commissione Finanze: «Lo Stato ha legalizzato il gioco anche per toglierlo al crimine – affermano in un’interrogazione al ministro Padoan – ma l’altroieri i carabinieri di Casale di Principe hanno arrestato 41 persone tra cui il figlio del boss Schiavone detto Sandokan. Le macchinette da gioco nei bar fruttavano fiumi di soldi per mantenere gli affiliati in carcere. Così da una parte abbiamo l’Agenzia delle dogane che dovrebbe controllare, dall’altra la magistratura che arresta, in mezzo il gioco illegale che prospera, e nessuno che paga per le gravi falle nelle autorizzazioni e nei controlli del cosiddetto gioco legale che permettono infiltrazioni così gravi». Le slot «sono diventate uno dei mezzi preferiti delle mafie che si possono muovere in un campo totalmente grigio che permette estorsioni legali». (L.Liv.)
«Non abbiamo nessuna intenzione di fare delle forzature. A noi interessa che si faccia una riforma del gioco d’azzardo che migliori la situazione. Per questo pensiamo sia giusto rifletterci, recependo le richieste e le critiche degli enti locali e del mondo associativo. Non ci prenderemo moltissimo tempo. Penso che due e o tre settimane siano sufficienti». Così il sottosegretario all’Economia, con delega sui "giochi", Pier Paolo Baretta, spiega il motivi del nuovo rinvio. «Bisogna trovare un punto di equilibrio. Non abolire il gioco d’azzardo ma riportarlo ad una condizione di normalità. Se si pensa di eliminarlo nessuna soluzione è valida, se invece si pensa di renderlo più controllato, la linea della drastica riduzione va compresa e valorizzata».
Lei più volte ha ammesso che il sistema dell’azzardo vi è sfuggito di mano.
Ci era sfuggito di mano ed è il motivo per il quale abbiamo deciso di intervenire. Molte critiche non valutano il fatto che una riforma è urgente e necessaria proprio perché lo stato attuale, che non piace a nessuno, rischia di restare tale senza un intervento.
Però a qualcuno piace. Chi ci fa i soldi in modo legale o illegale, soprattutto a una certa area grigia.
L’illegale va tolto di mezzo, l’area grigia resa chiara. Nell’area totalmente legale io penso che non vada più bene a nessuno questa situazione, né ai critici né agli operatori, perché non c’è chiarezza di regole e di comportamenti. Siamo convinti che 400mila macchinette distribuite con molto disordine sul territorio e 96mila punti gioco francamente meritano di essere regolati e fortemente ridotti.
Come risponde alle critiche degli enti locali che temono vogliate togliere la possibilità di intervenire?
C’è un equivoco che bisogna chiarire per trovare l’intesa. La linea delle distanze dai luoghi sensibili sicuramente è un deterrente, ma sposta il "gioco", non lo riduce automaticamente. Noi proponiamo un cambio di approccio, riducendo il gioco in partenza col dimezzamento dei punti di gioco. Io sono preoccupato della concentrazione nelle periferie, non vorrei che si creassero dei quartiere a luci rosse del gioco dove il controllo è minore. Ci vuole una redistribuzione più equilibrata per consentire un maggiore controllo e più attenzione agli effetti negativi del "gioco".
Però oltre a ridurre, proponete le sale specializzate, quelle di tipo A.
Noi proponiamo che prima si riduca e dopo che quello che resta abbia un livello di regolazione, di controlli, di qualità nell’offerta assolutamente più forte e stringente dell’attuale. Saranno 18mila sale in tutta l’Italia, oltre a bar e tabacchi che possano reggere questa classificazione.
È d’accordo con quanto chiesto dal ministero della Salute?
La tessera sanitaria l’abbiamo prevista, così come la riduzione del volume di gioco, un allungamento dei tempi, segnali in caso di compulsività. Ho anche proposto che per le Vlt si riduca a 100 euro il massimo della giocata perché 500 è vergognoso. E ridurrebbe anche i rischi di riciclaggio. Per questo abbiamo tenuto in conto quanto indicato dalla Commissione antimafia.
Ma i comuni potranno intervenire su queste nuove sale?
Oggi non hanno potere di controllo, possono solo decidere di spostare le sale, mentre assieme a loro stabiliamo che possono avere questi poteri, comprese sanzioni oggi non previste. La distribuzione nel territorio spetterà sempre agli enti locali, non si decide da Roma. Se noi facciamo una distribuzione regionale sarà poi la regione a decidere dove metterle. Ma non potrà farle sparire.
Si parla molto di slot. Ma il resto? Le sale scommesse? Il gioco on line?
Nella regolamentazione di orari e distribuzione rientrano tutte le sale. Sicuramente il problema del gioco on line è la frontiera sulla quale bisogna attrezzarsi. E, diciamolo con chiarezza, non siamo attrezzati, ma non lo è nessuno. Ma questo non impedisce che intanto si intervenga sulle slot che sono importantissime.
Lo Stato incassa più di 10 miliardi di tasse dall’azzardo. La riduzione di slot e sale ne farà entrare molto meno.
Abbiamo scelto di invertire la tendenza con la quale si è affrontato negli scorsi anni questo tema, facendo prevalere la parte erariale. Anni fa, col ministro Tremonti, si scelse di finanziare la ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila liberalizzando le macchinette. Questa volta di fronte al dramma del centro Italia io mi sono opposto. La linea del governo è diversa, è di controllare e ridurre il gioco. Questo significa mettere in conto una riduzione delle entrate, ma ci sono delle scelte etiche che vengono prima.