Attualità

La relazione della Dia. «Azzardo prima fonte di ricavo dei clan»

Antonio Maria Mira martedì 4 ottobre 2022

Dalla gestione dei centri scommesse all’investimento in sale slot, così la criminalità diversifica

«Le mafie tradizionalmente opportuniste e costantemente alla ricerca di nuove modalità di arricchimento considerano' il settore del gioco d’azzardo 'fonte primaria di guadagno verosimilmente superiore al traffico di stupefacenti, alle estorsioni e all’usura' e 'uno strumento che ben si presta a qualsiasi forma di riciclaggio'. Sono le parole molto chiare e preoccupanti della Direzione investigativa antimafia nell’ultima relazione al Parlamento. Affermazioni che confermano l’enorme affare dei clan su slot e scommesse, e la loro forte presenza nel mercato legale dell’azzardo. Infatti, aggiunge la Dia, 'al fine di riciclare denaro provento da altre attività illecite, infiltrano l’economia legale attraverso l’apertura e la gestione diretta di 'punti scommesse', sia intestandoli a prestanome sia attraverso la compartecipazione delle società concessionarie, titolari dei 'nulla osta' dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli'.

Azzardo legale, dunque, e questo smentisce la tesi che questo tenga lontano le mafie. Invece è esattamente il contrario, perché secondo gli investigatori antimafia, i clan di 'cosa nostra', camorra, ’ndrangheta e mafie pugliesi, spesso alleate, 'soci' nell’affare, sono ben presenti nel mercato legale, 'quello dei giochi e delle scommesse in concessione dello Stato che genera elevati e rapidi guadagni a fronte di bassi rischi. La mafia - denuncia la Dia - continua a investire consistenti capitali attraverso la gestione diretta o indiretta di società concessionarie di giochi e di sale scommesse o mediante l’imposizione di slot machine'. Così 'risulta attivarsi per assumere la gestione dei centri scommesse riuscendo a realizzare un controllo diffuso sul territorio di competenza nel mercato legale dei giochi e scommesse on line sfruttando società di bookmaker con sede formale all’estero'.

E l’azzardo illegale è stato favorito dell’aumento esponenziale del mercato legale. Anche qui le parole della Dia sono chiarissime. 'Non trascurabile poi l’interesse mafioso verso la gestione del gioco illegale, un settore che negli ultimi decenni ha avuto un notevole sviluppo grazie all’ampliamento dell’offerta di gioco da parte dello Stato a partire dalla fine degli anni ’90 del secolo scorso. In tale 'giro d’affari' inevitabilmente, si creano 'nuove opportunità' per la criminalità organizzata sempre pronta ad infiltrarsi nella filiera del gioco lecito'. Insomma legale e illegale strettamente uniti e in mano alle mafie.

La Dia cita come esempio l’operazione 'Game Over II' della Polizia contro la mafia siciliana che ha confermato 'l’esistenza di una forte compenetrazione tra l’attività dell’organizzazione mafiosa 'cosa nostra' e la gestione e distribuzione sul territorio delle sale gioco e scommesse in seno alle quali, quotidianamente, si muove una mole di denaro, spesso sottratta a qualunque forma di controllo legale e fiscale, di non facile quantificazione, che va a rimpinguare significativamente le 'casse' della associazione mafiosa fino a diventarne la più cospicua fonte di reddito degli ultimi anni.'

E questo avviene al Nord come al Sud. Come confermato dai collaboratori di giustizia 'il ruolo della criminalità organizzata nel settore delle scommesse illegali si evidenzia nel Sud Italia perché la camorra ha i contatti sul territorio e quindi può imporre il gioco illegale ai bar ed anche quello legale, diversamente da quanto avviene nei territori del Nord Italia dove la diffusione sul territorio delle piattaforme illegali avviene per il tramite di una contrattazione diretta con il singolo esercente il quale riceve una parte del guadagno. Allo stesso modo per le piattaforme legali al Nord la trattativa avviene con ogni singolo esercente.

Dunque nelle aree della Campania e nelle altre aree del Sud dove vi è la criminalità organizzata basta parlare con il capo del locale clan di camorra o di ’ndrangheta e in quella zona avviene la diffusione delle piattaforme illegali e legali senza dover contattare i singoli esercenti'. Tutto in mano ai clan. Così 'cosa nostra' trapanese, gli uomini di Matteo Messina Denaro, sfrutta tutto il settore dell’azzardo 'attraverso la tradizionale attività estorsiva ai danni delle società concessionarie oppure infiltrando e controllando direttamente società, punti scommessa e sale da gioco mediante l’intestazione fittizia a prestanome'. Ancora una volta legale e illegale in mano alle mafie. Con un’ulteriore grave conseguenza. 'Il fenomeno dell’usura - denuncia la Dia - si conferma tra le forme delittuose più ricorrenti e spesso collegato allo sfruttamento della 'ludopatia' favorita dal sistema delle piattaforme online di gioco e scommesse'. E il perverso cerchio delle azzardomafie si chiude. ©