Il dato. Azzardo online, l'Italia rovesciata: il Mezzogiorno batte il Nord
Nostante il "digital divide" il Meridione batte il Nord nell'azzardo on line
Dove si praticano di più, e di quanto, i giochi d’azzardo online? La risposta così, di primo acchito, suonerebbe «dove c’è maggiore diffusione dell’uso dei nuovi media», cioè al Nord. Non è forse noto, del resto, quel che sottolinea sempre il ministro per la transizione digitale, Vittorio Colao? Tra Meridione e Settentrione dell’Italia permane un netto divario nell’alfabetizzazione informatica.
Secondo l’Istat, nella Lombardia due persone su tre utilizzano con competenza e continuità Internet. All’opposto, nella Calabria e in Campania il dato non raggiunge il 50 per cento. Ancora più bassa appare poi la proporzione in raffronto ai numeri della Sicilia (43,3). Dunque, si supporrebbe, a meno consuetudine con Internet corrispondono meno scommesse "a distanza".
Sorpresa: nel gioco d’azzardo via web avviene invece tutto il contrario. Numeri sotto gli occhi, in Campania nell’anno 2020 sono stati attivi oltre due milioni e mezzo di conti di gioco online (2 milioni e 526mila, per l’esattezza). In Lombardia "solo" un milione e 556mila, vale a dire oltre il 38 per cento in meno che nell’altra regione. La "locomotiva d’Italia" ha perso anche sulla Sicilia (e per ben 280mila conti).
la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna
Insomma Campania, Sicilia, Calabria e Puglia surclassano letteralmente per conti gioco online il Piemonte, la Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna, cioè la dorsale dell’Italia più sviluppata nella manifattura e nell’agricoltura moderne. E fin qui si tratta di numeri in assoluto. Se li rapportiamo alla numerosità della popolazione, si va ben oltre il paradosso. Si perviene a un grave indizio di influenza delinquenziale.
Nella regione settentrionale più popolosa, la Lombardia, gli abitanti risultano essere infatti quasi il doppio di quelli della Campania. Ma in quest’ultima, per ogni 100 residenti si sono contati invece 43,2 conti aperti. E anche negli altri territori – come la Sicilia (35,9 conti ogni cento abitanti), la Calabria (32,3) e la Puglia (29,3) – si conferma come l’azzardo online prospera assai meglio che al Nord. Il risultato di questa analisi semplice è che le prime quattro Regioni in classifica – per l’appunto quelle del Sud – sono state seguite a grandissima distanza dalla Lombardia, che di conti attivi ne ha solo 15,5, sempre ogni 100 residenti. Insomma, un dualismo alla rovescia nel divario digitale del gioco d’azzardo.
L’anomalia vistosa avrebbe dovuto da tempo insospettire le autorità di polizia, il ministero dell’Economia, l’Agenzia dei Monopoli di Stato. Per due ordini di ragioni. La prima riguarda il contesto dove si punta online. Sono territori dove segnano i numeri più elevati alcuni indicatori di concentrazione di criminalità organizzata. In base, infatti, al dato più recente (Istat per il 2020) l’aggregazione dei reati di riciclaggio di denaro, di usura, di associazione per delinquere e di associazione mafiosa (per ogni 100mila abitanti) colloca ai primi tre posti la Campania, la Calabria e la Puglia: che precedono la Lombardia per due posizioni. La Sicilia, invece, risulta con numeri più contenuti, anche di quelli di Regioni del Nord e del Centro Italia.
La seconda ragione è il pericolo del ricorso ai giochi d’azzardo online per infiltrare transazioni illecite, che è facile sospettare proprio dagli importi unitari in media di ogni puntata. Così, nel poker online a riscossione immediata (detto poker cash) in ogni singola giocata si puntano 140 euro, più del doppio che nelle scommesse tra privati (Betting Exchange) quando vanno e vengono ogni volta 63 euro. Inoltre, in un gruppo che i Monopoli denominano in modo criptico come "Giochi di carte organizzati in forma diversa dal torneo e giochi di sorte a quota fissa" (non è il titolo di un film della compianta Lina Wertmuller) a ogni girata lo scommettitore rischia 75 euro.
Il mare magnum delle centinaia di migliaia di scommesse quotidiane su gare e match sportivi permette alle quotazioni offerte di raccogliere puntate singole dall’importo tra i 13 e i 17 euro (sempre in media). Si arriva così – grazie all’altissima frequenza di operazioni con le piattaforme digitali – al gigantesco flusso di 41 e passa miliardi di euro, che nei dodici mesi dell’anno sono gestiti dalle concessioni, e amministrati dagli algoritmi per le premiazioni e per le frustrazioni dei giocatori.
Divario digitale nord-sud, ma supremazia nell’azzardo online? Un beffardo contrappasso che allarma. Sarebbero necessari controlli e ispezioni direttamente in proporzione. E invece, sommando le "quattro Regioni" del Sud si è appena su un decimo del totale delle sanzioni comminate in Italia. Nella sola Lombardia, il dato balza al 42 per cento.
Come dire, si controlla di meno dove si gioca d’azzardo di più.
Detto in numeri tondi, su quasi 3.700 sanzioni contestate e comminate nel 2020 a chi ha violato le regole (amministrative o penali), oltre 1.500 sono cadute sulle province lombarde, 800 in quelle del Lazio e 320 in Toscana, per poi toccare con meno severità la Campania (280 circa) e la Calabria (50 casi) e addirittura risparmiare la Puglia (tre sanzioni).
Ad attenuare gli effetti della scarsa efficacia e della ridotta frequenza dei controlli "d’ufficio", vi è stata l’iniziativa della magistratura, alla quale le indagini della polizia giudiziaria (in particolare della Guardia di Finanza) hanno fatto pervenire corpose relazioni, sia per i casi di azzardo praticato in clandestinità e sia – molto di più – per le vicende di infiltrazione e manipolazione nell’arcipelago del sistema del "gioco legale". Evidentemente, non proprio "sicuro".
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