L'apertura. Baretta: «Azzardo, nessuna rigidità del governo»
Chiudere l’accordo con Comuni e Regioni «sui punti condivisi» e «approfondire l’unico punto su cui ancora ci sono problemi» cioè quello del «distanziometro ». È la proposta del sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, delegato al settore “giochi”, in vista dalla prossima e forse decisiva riunione della Conferenza unificata, «non prima però di un paio di settimane». Niente «rigidità sui 150 metri» ma anzi l’invito agli enti locali «a fare una loro proposta». E conferma nel frattempo la volontà di incontrare le associazioni del volontariato. «Hanno rilevato che non c’era stato un formale coinvolgimento nella discussione. Mi sembra assolutamente giusto ascoltarli cercando di chiarirci sulle cose positive e i problemi ». Comunque, insiste «vorrei riuscire a chiudere l’accordo. È un primo passo verso la riforma complessiva del settore».
Niente prove di forza del tipo «o così o niente»?
Assolutamente. La delicatezza del tema è tale che pur mantenendo un’articolazione di opinioni, dovremmo far emergere che c’è un’idea condivisa sulla strada che stiamo percorrendo. Si possono mantenere delle differenze e ci ragioneremo in corso d’opera, ma un messaggio forte che venisse da governo, enti locali e associazioni renderebbe irreversibile la strada. Delle volte le mediazioni servono a prendere quella strada dalla quale non si torna più indietro. E lo dico da vecchio sindacalista.
Tra le questioni aperte c’è sicuramente quella del divieto della pubblicità, tra i sette punti del nuovo appello delle associazioni. Cosa si può fare?
L’Italia deve aprire un negoziato con l’Europa con l’obiettivo di portare a casa un divieto assoluto. Intanto però riconosco che il provvedimento dell’anno scorso che riguarda solo le tv generaliste e nella fascia oraria 7-22, è insufficiente. Quindi da qui alla Legge di bilancio il governo deve lavorare assieme agli enti locali e alle associazioni per trovare una soluzione.
Torniamo alle distanze. Rinviando l’accordo varrebbe la sentenza della Consulta, che ha dato ragione ai poteri di Regioni e Enti locali...
Le sentenze ovviamente sono valide ma la domanda che ci dobbiamo fare tutti è qual è l’effetto pratico. Perché la sentenza della Consulta si muove sulla base della legislazione vigente mentre noi dobbiamo lavorare non per rispondere sì o no alla Corte, che fa la sua parte e noi ne dobbiamo tenere conto, ma per trovare una soluzione che non sia astratta ma legata all’obiettivo di ridurre del 50% i punti gioco in tre anni. Non è né lasciare tutto così, né arrivare al proibizionismo. Serve un punto di equilibrio ed è il dimezzamento delle sale, oltre alla riduzione delle macchinette.
Una proposta potrebbe essere una maggiore elasticità concessa agli Enti locali?
Io penso che la soluzione debba essere efficace dal punto di vista pratico. Dobbiamo evitare il proibizionismo totale e che non ci siano delle zone totalmente libere. Facendo attenzione al fatto che alcune misure finiscono per concentrare tutto in periferie più estreme.
Ma il governo non sarà più rigido sui 150 metri?
No. Andiamo a vedere in concreto, facciamo delle simulazioni, non fermiamoci su un punto solo di dissenso, anche se delicato. In ogni caso la mia opinione è che siccome è stato fatto un lavoro condiviso su tante altre cose, io mi concentrerei intanto sulle cose sulle quali siamo d’accordo e se serve continuare ad approfondire i punti di differenza li approfondiremo. Lavoreremo per vedere se possiamo trovare una qualche mediazione.
Quando dice mediazione vuol dire andare incontro a quello che dicono Consulta e Consiglio di Stato? E quindi dare più discrezionalità agli Enti locali?
Il problema non è sulla libertà di decidere ma sull’effetto. Arrivare a una regola il più possibile omogenea e condivisa a livello nazionale è una strada che gli stessi Enti locali potrebbero proporre. Non è detto che debba essere solo il governo che la propone.
Pensa di stralciare la questione delle distanze?
Un po’ di saggezza vorrebbe che i punti positivi li mettiamo in cascina e sul resto continuiamo a lavorare. Più che stralciare, serve continuare l’approfondimento. Sarebbe un peccato buttare via un lavoro che da tutti è considerato utile.