Attualità

Bisca Italia. «Azzardo, la grande bolla»

Vito Salinaro giovedì 5 dicembre 2013

Se lo Stato concede super-condoni agli industriali del gioco d’azzardo e questi si rifiutano di pagare ridistribuendo i cerini accesi nelle tasche degli italiani – mentre inoltrano ricorsi a una giustizia di biblica tempistica, e così generosa di prescrizioni, indulti e amnistie... –, la sconfitta è di ogni persona onesta. Sta in questa fotografia lo sdegno di chi, battendosi da tempo contro la diffusione dell’azzardo, commenta l’ennesima trovata del governo che, di fronte ai mancati introiti delle multe alle industrie delle slot, ha pensato bene (bontà sua) di rifarsi, anche alzando le accise sulla benzina.Proprio mentre il nostro Paese sdogana 4.000 nuove videolotteries (che diventano 55.000 contro le 404.000 slot) e dà il via libera alle scommesse virtuali per le quali si prevede un mercato da un miliardo di euro, «si delinea lo scenario che avevamo previsto nel 2010: i governi compensano, con l’aumento del consumo di gioco pubblico d’azzardo, la riduzione dei margini relativi nelle entrate ottenute da Casino online, Gratta e vinci, macchinette mangiasoldi e scommesse, riversando sulla fiscalità generale le perdite di risorse ormai innegabile». Parla con «pena e sentimenti di personale sconfitta», Maurizio Fiasco, docente di Sociologia all’Università di Roma Tor Vergata e consulente della Consulta nazionale antiusura.Il rischio, sottovalutato, si fa ora concreto: «Da fonte per alimentare le casse dello stato, l’azzardo pubblico – spiega il docente – è diventato velocemente un’altra falla nei conti del ministero dell’Economia. Consumi di giochi di alea crescenti, margini diretti erariali declinanti sono pendant del crollo dei ricavi tributari da consumi di beni e servizi ordinari». Il che significa «abbassamento della "domanda" e depressione dell’"offerta" di produzioni manifatturiere, di beni commerciali, di spese familiari per cultura, turismo, articoli durevoli». L’azzardo sta diventando «un "convertitore": la difficoltà temporanea è stravolta in disagio; il disagio in povertà relativa; la povertà relativa in povertà assoluta».Le entrate non tornano, i cittadini si indebitano ma l’offerta del gioco cresce. Sembra la perfetta ricetta di una gigantesca bolla che rischiamo di pagare tutti.Eppure, «già nel 2011, questo scenario è stato esposto alla commissione parlamentare Antimafia». Ma anche l’anno dopo, in sede di commissione Affari sociali della Camera, la Consulta nazionale antiusura ha lanciato l’allarme: «Con il decreto "Salva Italia" – aggiunge Fiasco – e il prelievo fiscale drastico e forzoso del Governo Monti, le banche avevano ottenuto dalla Bce un rifornimento di quasi 200 miliardi. Avrebbero dovuto destinarlo a impieghi produttivi. Hanno invece acquistato titoli di Stato e anche "azzardato" impieghi speculativi. Compresi affidamenti ai concessionari che, quindi, si sono indebitati per partecipare alle gare per vari giochi. Gli stessi concessionari – prosegue Fiasco – si sono poi fatti rifinanziare il debito con il collocamento di bond (derivati). E oggi non sono nemmeno in grado di saldare l’"oblazione" di una multa. Che è scesa da 98 miliardi a 2,5, per poi precipitare a 640 milioni. E adesso arriva a meno di una mancia», aprendo a «un trucco contabile previsto».

Per il sociologo, lo Stato è nel pieno della «fase perdente» e, invece di «programmare l’uscita dal gioco» seguendo «una tabella di marcia», non «smette di azzardare». Il risultato: «Così giocano tutti: lo scommettitore, il gestore, il concessionario, la banca, lo Stato. Ma anche gli italiani – conclude –, persino quelli che non si attaccano alle macchinette, sono invischiati nel gioco». Insomma, «tutti sono costretti a versare soldi allo Stato-Gambler per chiudere la falla prevedibile». Che sta diventando bolla.