Richieste ignorate. La Regione Piemonte boccia la legge popolare sull'azzardo
Azzardo. Aumenta la quantità di denaro buttata via
In Piemonte la questione del gioco d’azzardo è già entrata in campagna elettorale. E i toni si stanno alzando: da un lato, il Consiglio Regionale ha bocciato una proposta di nuova legge di iniziativa popolare, dall’altro, le associazioni coinvolte promettono battaglia. Intanto, i dati nazionali sulla spesa per il gioco d’azzardo indicano, proprio in Piemonte, una aumento esponenziale del fenomeno.
A riaccendere le polemiche è stato, qualche giorno fa, lo stop in Consiglio Regionale, in nove minuti di dibattito, di una proposta di legge di iniziativa popolare con regole più severe rispetto a quelle in vigore.
Per capire occorre fare un po’ di storia: nel 2016 il Piemonte si era dato una legge che limitava fortemente orari e luoghi di gioco, nel 2021 una nuova legge ha di fatto cambiato in senso più liberista le regole e introdotto però controlli più forti sull’uso delle macchinette. Oggi comunque, rispetto al 2016, le slot machines possono essere collocate più vicino a luoghi sensibili come scuole e ospedali. Troppo vicino visto le ultime statistiche. Secondo le anticipazioni dei dati della spesa in gioco d’azzardo di Stato (rapporto della Agenzia Dogane e Monopoli che verrà ufficializzato in questi giorni), nel periodo 2020 - 2022 la crescita delle scommesse in Piemonte è cresciuta più che in altri territori: nel 2020, primo anno della pandemia, è stata di 2,42 miliardi, nel 2022 si è arrivati a 4,13 miliardi (+ 70,7%, la percentuale più alta tra tutte le regioni).
Per questo, nei mesi scorsi è nata l’idea di una proposta di legge regionale di iniziativa popolare. “Giochiamo la nostra partita” - questo il nome dato all’iniziativa -, ha raccolto 12mila firme, 21 consigli comunali e circa 40 associazioni di vario orientamento. La proposta riprendeva molti dei vincoli posti dalle regole del 2016. «Siamo certi – spiegano i promotori –, che la liberalizzazione del gioco abbia determinato l’aumento della spesa per il gioco d’azzardo». Una posizione che la maggioranza rimanda al mittente. «L’attuale legge – viene spiegato da fonti di centrodestra –, ha ridefinito alcuni aspetti di quella del 2016 contrastando il gioco patologico, tenendo le distanze dai luoghi sensibili, certificando gli strumenti sanitari di controllo alla ludopatia e inasprendo le sanzioni a chi non rispetta le regole. Dal marzo poi di quest’anno la Regione ha avviato una campagna di sensibilizzazione e ha promosso diverse iniziative per il contrasto del gioco». Il vasto schieramento di “Giochiamo la nostra partita” però non ci sta.
«A questo punto – spiega Monica Canalis, consigliere regionale del Pd che ha seguito politicamente la campagna -, non ci sono i tempi per presentare un’altra proposta: l’argomento diventerà uno dei temi fondamentali della prossima campagna elettorale regionale. Le attività economiche devono essere regolate per non nuocere alla salute e al benessere della popolazione». Mentre Josè Fava, di Libera, commenta: «Siamo molto amareggiati. La nostra proposta è più severa della attuale legge ma non è proibizionista. La maggioranza non ci ha ascoltati. Continueremo ad informare i cittadini, iniziando dal dire come l’attuale amministrazione regionale abbia bocciato la nostra proposta e quanto sia necessario porre vincoli al gioco legale che è la porta per quello illegale». Posizione simile da Renato Bonomo del Sermig che aggiunge: «Continueremo la nostra azione quotidiana di accompagnamento delle persone che vivono il tempo della fragilità. La solitudine e la povertà sono tra le cause principali della diffusione e del gioco patologico. La vicinanza, la cura e il prendersi carico delle fatiche degli altri rimangono le prime ed efficaci forme di contrasto alla caduta nelle ludopatie».