Il rapporto. Azzardo: nel 2024 le slot sfileranno agli italiani 160 miliardi di euro
Azzardo verso un nuovo record nel 2024 come raccolta, che potrebbe avvicinarsi ai 160 miliardi di euro con un incremento di quasi il 9%, rispetto al 2023, già anno record. A denunciarlo sono la Consulta nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II e la Campagna “Mettiamoci in gioco”, commentando i dati resi noti dal sottosegretario all’Economia Federico Freni, in risposta a una interrogazione presentata alla Camera dal deputato del Pd Virginio Merola. Come dichiarato dal sottosegretario, la raccolta riferita al periodo 1 gennaio-31 luglio 2024 ammonta a 90 miliardi di euro. In proiezione, dunque, quest’anno si andrà molto sopra i 148 miliardi di euro dello scorso anno, già record assoluto.
Miliardi cresciuti in modo travolgente negli anni. Lo possiamo leggere nella tabella fornita dal sottosegretario. Si va così dai 25 miliardi del 2004 agli 84 del 2014 ai 102 del 2017 e ai 136 del 2022. In tutto - sono sempre le informazioni del ministero - tra il 2004 e il 2023 la raccolta è stata di 1.617 miliardi di euro. A questi ora si aggiungeranno i più di 150 miliardi del 2024. «Numeri impressionanti – denunciano Consulta e Campagna –, che ancora una volta confermano la gravità di un fenomeno che non conosce crisi, producendo danni e distorsioni di carattere sanitario, sociale e economico». E per comprendere meglio la questione, ricordano che nel 2023 l’ammontare dei soldi impegnati dagli italiani per l’acquisto di beni di largo consumo è stata di 134 miliardi di euro, molto meno dei 148 dell’azzardo. A preoccupare è anche l’aumento di “giochi” che, erroneamente, si considerano meno “pericolosi” come il “Gratta&vinci”. Nel 2023 i biglietti venduti erano stati più di 2,1 milioni per un importo di 11,8 miliardi di euro, quest’anno siamo già a 1,2 milioni per un importo di 7,2 miliardi. Più di 4mila biglietti “grattati” al minuto, 24 ore su 24. Le due organizzazioni «non condividono affatto il giudizio del sottosegretario sui 7 miliardi di euro che, a oggi, incasserebbe l’erario nel 2024 come imposte sui giochi, presentati come “una risorsa fondamentale per l’economia”». Lo Stato, accusano, «non può fare cassa sui danni arrecati ai cittadini. Inoltre, è ben noto che i soldi spesi dagli italiani nell’azzardo verrebbero quasi certamente impiegati per altri consumi – a cui viene applicata una tassazione più favorevole per l’erario – sicuramente meno dannosi per la salute individuale e pubblica e più utili per il benessere delle famiglie». «La risposta del ministero dell’Economia – commenta don Armando Zappolini della Campagna Mettiamoci in gioco – enfatizza i risultati relativi alla crescita di un mercato che, al contrario, sta contribuendo ad acuire una povertà sempre più diffusa». Sottolinea come «non regga più la scusa accampata per anni che senza il gettito dei giochi non si chiudono i bilanci dello Stato: gli spazi per reperire le risorse ci sono eccome, ma da quanto si apprende dai media sul fisco, il Governo predilige la mansuetudine tributaria alla giustizia fiscale».
Da parroco in prima linea al fianco dei poveri, don Armando si chiede «come questa classe politica, salvo alcune eccezioni, non si renda conto di essere complice della diffusione di un fenomeno così aggressivo da produrre gravi problemi personali e familiari per sempre più persone». Una riflessione che fa anche Luciano Gualzetti, presidente della Consulta nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II e di Caritas Ambrosiana. «Il settore dell’azzardo è diventato un comparto che impatta in maniera rilevante sull’economia del Paese. Un’economia, però – denuncia –, che non genera benessere per le famiglie, ma sovraindebitamento, usura, povertà e dipendenze. Non genera benefici nemmeno per lo Stato che lo promuove, se si considerano le conseguenze sanitarie e le cure che deve sostenere per le persone affette da disturbo da gioco d’azzardo». Dunque, l’azzardo «non può essere una leva di crescita erariale e di sviluppo per il Paese». Invece, il nuovo record di consumo «farà aumentare il già altissimo numero di giovani e famiglie intrappolati nella dipendenza patologica da azzardo e nella povertà». A preoccupare è in particolare «la facilità dell’accesso a queste offerte da parte delle giovani generazioni, che superano i divieti per i minorenni soprattutto nell’online. Stiamo assistendo a una sottovalutazione collettiva di un fenomeno drammatico e tuttavia pianificato da aziende e istituzioni, che vede le agenzie educative, sanitarie e del terzo settore inascoltate e quasi impotenti di fronte agli enormi interessi che ruotano intorno all’azzardo».
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