L'azzardo non è un gioco. «Avvenire» nel mirino di Azzardopoli
Le inchieste di Avvenire sul gioco d’azzardo sono una spina nel fianco di "Bisca Italia". Un giornalismo che da fastidio e che Azzardopoli non smette di attaccare pressoché quotidianamente. Siti internet, comunicati, campagne di comunicazione.Stavolta, però, il fronte sembra procedere con la medesima compatta sincronia di un’Armata Brancaleone.L’ultima trovata è di Astro, l’associazione del comparto intrattenimento che è membro di "Sistema Gioco Italia", la federazione del settore promossa da Confindustria. La critica è la solita, e si riassume con l’accusa di aver organizzato una «campagna di panico morale».Da ultimo, viene contestato l’approfondimento del 10 gennaio (rilanciato da www.avvenire.it dove la redazione internet cura un ricco dossier sull’azzardo) riguardante la presenza della criminalità organizzata nel gioco legale attraverso le infiltrazioni nella rete dei 4mila noleggiatori. Per Astro davvero un clamoroso passo falso. «Le aree in cui la criminalità spadroneggia registrano la contaminazione dell’ambiente e della complessiva economia di tutti i settori e non certo solo quello del Gioco Lecito, al cui interno – minimizza un comunicato inviato a tutte le testate –, proprio grazie ai controlli serrati e quotidiani, ogni illegalità e periodicamente stanata». Nelle stesse ore in cui Astro tornava a scagliarsi contro Avvenire, il leader di Sistema Gioco Italia, Massimo Passamonti, proprio sul nostro giornale al contrario dichiarava che «in effetti resta il problema dei circa quattromila noleggiatori. Una categoria che per esercitare deve iscriversi ad un apposito albo fornendo requisiti precisi, ma su di essi bisogna farsi delle domande». Interrogativi che le inchieste di Avvenire non smetteranno di sollevare. «Alcuni di essi dichiarano di gestire 15 apparecchi. Ma – aggiungeva Passamonti nell’intervista pubblicata ieri – basti pensare che un noleggiatore strutturato industrialmente dovrebbe avere almeno mille macchine. Chi dichiara numeri molto bassi andrebbe controllato: come fa a sopravvivere? Siamo certi che parallelamente non vengano svolte attività illegali?».E non è l’unico inciampo degli "intrattenitori". Avvenire parla di infiltrazioni della camorra nel gioco legale (come comprovato da svariate inchieste delle procure antimafia, e Astro replica che probabilmente non si tratta di macchinette legali, arrivando perfino a escludere che il boss Mario Iovine, detto Rififì, potesse controllare fino a pochi mesi fa quattro ditte di noleggio delle slot-machine. Aziende regolarmente iscritte all’albo dei noleggiatori.Quello che Astro chiama «invito al dialogo ad armi pari», sembra piuttosto la riprova di come talvolta non si riesca a distinguere tra realtà dei fatti e proiezione dei propri desideri. Fino a restarne abbagliati. Non si spiega altrimenti se, presumiamo involontariamente, Astro arrivi perfino a contestare che il clan di ’ndrangheta Lampada-Valle riuscisse a registrare, con il controllo di 347 macchinette del gioco legale, «un fatturato – sono parole degli inquirenti antimafia di Milano – tra i 25 e i 50mila euro giornalieri». Un dato «evidentemente riferito ai videopoker illegali in distribuzione sul territorio italiano e soppiantati dagli attuali congegni», si spinge a sostenere l’associazione delle imprese dell’intrattenimento, che chissà quali atti giudiziari avrà consultato.Naturalmente, se avessero informazioni utili e più precise sul giro d’affari e le modalità operative dei clan, oltre a contestare Avvenire potrebbero magari fare un salto in procura.