I 50 anni di Avvenire. 1969 - Quel passo sulla Luna che aprì un'era
L'astronauta Neil Armstrong pianta la bandiera Usa sulla Luna vicino al Lem (Wikimedia Commons)
Ci sono anni che fanno epoca e segnano con pietre miliari il cammino dell’umanità. Se è stato così per il 1492, che con lo sbarco di Colombo in America è stato assunto quale punto di cesura tra l’epoca antica e quella moderna, altrettanto potrebbe essere per il 1969 grazie a un altro sbarco, quello dei primi esseri umani sulla Luna, inizio – ma questo lo stabiliranno formalmente i nostri nipoti – della post-modernità. Alle 20 e 18 minuti Utc (Tempo universale coordinato, praticamente l’ora dei Greenwich) del 20 luglio 1969 l’Apollo 11 della Nasa si posa sul suolo lunare. È l’evento degli eventi, la data-clou di un anno che pure di accadimenti importanti e spesso drammatici ne ha restituiti assai.
Tra quelli tragici che hanno indicato l’avvicinamento, quasi la preparazione, alla strage di Piazza Fontana a Milano (12 dicembre, 17 morti, «la madre di tutte le stragi») si segnala l’intensificazione mese dopo mese di attentati di matrice politica. Si comincia a parlare di terrorismo, si prende confidenza con una terminologia inusuale fino a quel momento, "strategia della tensione".
Il Paese ha mille motivi per vivere nell’incubo. Il 5 aprile scoppia un ordigno nello studio del rettore dell’ateneo padovano, il professor Enrico Opocher. Non se ne sono ancora spenti gli echi che il 25 aprile – data emblematica, è l’anniversario della Liberazione – scoppiano bombe sia alla Fiera che alla Stazione Centrale di Milano. In Fiera ci sono feriti. Ad agosto, tra l’8 e il 9, tocca ai treni in servizio tra Roma e il Nord, una mezza dozzina di ordigni per fortuna non di grande potenza distruttiva, ma altre bombe vengono scoperte nelle stazioni di Milano e di Venezia. Se non è strategia della tensione questa...
Il mondo intanto va avanti. La guerra in Vietnam continua e non si vede una via d’uscita. Il 2 settembre muore Ho Chi Minh, l’uomo che ha portato il Vietnam del nord all’indipendenza e che ha ampiamente foraggiato la guerriglia antiamericana al sud. Morto Ho, su quel fronte le cose non cambiano.
Cambiamenti importanti si registrano invece nel Mediterraneo, alle porte di casa nostra. Il 1° settembre a Tripoli viene deposto il vecchio re Idris e la Libia passa nelle mani di un oscuro colonnello che il 26 agosto ha guidato un colpo di Stato. Si chiama Muhammar Gheddafi, propugna un nazionalismo spinto, vuole sbarazzarsi – e ci riuscirà – della pesante influenza anglo-americana sulla Libia e soprattutto sul suo petrolio. L’Italia non reagisce, anche se i suoi cittadini residenti laggiù vengono rapidamente espulsi senza tanti complimenti e i loro beni confiscati.
In Italia l’autunno diventa caldo per le lotte sindacali. Una cinquantina di contratti nazionali sono rinnovati, i miglioramenti delle condizioni di lavoro sono reali e intanto i sindacati acquisiscono potere, prestigio, a volte diritto di veto, ma le tensioni nella società non scemano, manifestazioni e scontri si susseguono. Il 18 novembre a Milano, durante disordini di piazza per il problema della casa, muore l’agente di polizia Antonio Annarumma. Alla strage di Piazza Fontana, nella sede della Banca nazionale dell’Agricoltura, manca meno di un mese, e alla strage, lo sappiamo, faranno seguito il 15 dicembre l’arresto del ballerino Pietro Valpreda, precipitosamente indicato come l’autore dell’eccidio, e la morte in questura del ferroviere Giuseppe Pinelli, precipitato da una finestra dopo tre giorni di fermo.
Il 1969 è un anno significativo anche per la Chiesa italiana. A febbraio il cardinale Antonio Poma, arcivescovo di Bologna, subentra al cardinale Giovanni Urbani alla guida della Conferenza episcopale, incarico che terrà per un decennio. Il 3 aprile con la costituzione apostolica Missale romanum viene pubblicato il nuovo Messale che dà spazio alle lingue nazionali in attuazione delle indicazioni conciliari. A giugno l’Azione Cattolica si provvede di un nuovo statuto, che privilegia la scelta religiosa dell’associazione.
Intanto Paolo VI prepara una visita apostolica nel cuore dell’Africa: sarà in Uganda dal 31 luglio al 2 agosto.
Per quanto riguarda Avvenire, che ormai compare con l’indicazione Anno II in testata, essendo nato nel 1968, viene colto come segno di particolare benevolenza da parte del Santo Padre l’udienza che in giugno Paolo VI concede al direttore Valente.
Leonardo Valente, che ha operato egregiamente per il varo della testata, resterà al timone del giornale fino all’autunno. Il 19 ottobre prende il suo posto Angelo Narducci, 39 anni, aquilano. Viene dal Popolo, il quotidiano della Democrazia cristiana. È un giornalista esperto e un uomo di profonda sensibilità. Scrive poesie, ma lo sapranno solo gli amici.