Bisogna denunciare con forza che non si cambia la vita con la fortuna, giocando 10 euro. Anche così si combatte la camorra». Perché «sicuramente il boom del gioco d’azzardo ha favorito e favorisce la camorra e le altre mafie». Parole molto forti quelle di Giovanni Conzo, sostituto procuratore della Dda di Napoli, tra i più esperti nella lotta ai clan, in particolare ai "casalesi", «uno dei più interessati al settore del gioco». Titolare di inchieste su azzardo e camorra. Ma anche persona impegnata, partecipa alle attività del Cvx, la Comunità di Vita Cristiana dei Gesuiti, ed è spesso presente ad iniziative di scuole e associazioni del volontariato sui temi della legalità nelle zone più difficili della Campania (è anche appena uscito un suo libro, scritto col giornalista Giuseppe Grimaldi, "Mafie. La criminalità straniera alla conquista dell’Italia"). Così insiste. «Nelle parrocchie dovremmo ricordare con chiarezza che non esiste un guadagno a costo zero ma solo frutto dell’impegno quotidiano, che il gioco rovina la vita mentre altri sono i valori importanti».
Dottor Conzo come mai la camorra è così interessata al gioco d’azzardo?
La camorra ha la capacità di capire le esigenze e le richieste della gente, in particolare quelle economiche. E di dare delle risposte. Quasi un "servizio" ai cittadini. Così alla grande e crescente richiesta di gioco risponde aumentando l’offerta. Anche perché i giocatori non fanno differenza tra gioco legale o illegale, a loro basta giocare, anzi con l’illegale spesso ci guadagnano di più e con regole allentate. Così non hanno alcun interesse a denunciare le illegalità, anzi neanche si fanno domande. Basta giocare sperando di vincere. Ma così indirettamente diventano complici della camorra. E più aumenta la domanda più la camorra ci guadagna.
Camorra di "serie A"...
Sicuramente. Parliamo di grandi organizzazioni che hanno enormi disponibilità economiche e collegamenti con l’estero, soprattutto per la gestione dei siti internet di scommesse.
Le vostre inchieste stanno dimostrando sempre più l’interesse della camorra nelle sale gioco, nelle scommesse, nelle slot...
Ma noi arriviamo solo dopo, a cose fatte. Ci vorrebbero più controlli a monte, più prevenzione. Controlli periodici e a tappeto su bar, internet point, sale gioco, da parte dell’Amministrazione dei Monopoli di Stato e della Finanza. Anche perché attualmente è troppo facile aprire locali e ancor di più siti internet per le scommesse.
Le armi che avete per combattere gli interesse delle mafie sul gioco sono sufficienti? Bastano le norme che ci sono?
No, sono insufficienti. Bisognerebbe rafforzare le pene e facilitare le confische dei locali. E prevedere anche la chiusura obbligatoria dei bar che ospitano le macchinette dei clan o la sospensione della licenza.
Perché attualmente questi esercizi non riescono a dire di no ai clan...
Non possono dire di no. A proporre slot e punti scommesse vengono assieme il prestanome dell’imprenditore delle macchinette e un uomo del clan locale. A loro il barista non può dire di no. E poi anche lui ci guadagna, perché comunque la sua quota, certo non molto alta, la incassa, oltre a quella, molto più alta, che si si spartiscono imprenditore e camorra.
Camorra che poi viene incontro anche al giocatore...
Coi prestiti a usura. C’è uno strettissimo legame tra gioco e usura. Chi ha i soldi, soprattutto in tempi di crisi come l’attuale? I clan che hanno accumulato enormi capitali col traffico di droga e le estorsioni. Proprio per questo è assolutamente necessario far capire alla gente che il guadagno facile del gioco non esiste. Invece ci si rovina e alla fine si favoriscono solo le mafie.