Attualità

Gemellaggio con il Sud. Zaia pronto a partire subito con l'autonomia differenziata

Angelo Picariello martedì 2 luglio 2024

Il governatore del Veneto Luca Zaia

La mossa a sorpresa del capofila dell’Autonomia. Il presidente del Veneto Luca Zaia tende la mano alle Regioni del Sud e lancia l’ipotesi gemellaggio con una regione del Sud che accetti la sfida in comune, per superare e prevenire dislivelli nell’erogazione dei servizi. Il tentativo è quello di rompere il fronte che si è creato fra e le cinque regioni del centrosinistra (Toscana, Emilia Romagna, Puglia e Campania a guida dem e la Sardegna, del M5s) in grado, coalizzandosi, di chiedere il referendum abrogativo senza obbligo di raccolta firme. Un fronte che in settimana, mettendo insieme anche forze sociali e sigle sindacali (c’è l’adesione della Cgil e della Uil) dovrebbe fare un altro passo verso la nascita di un coordinamento che dovrà stilare un documento a sostegno proprio del referendum abrogativo.

Il punto debole è rappresentato dall'Emilia Romagna, perché Stefano Bonaccini, che aveva aderito al progetto autonomista in versione “soft” ma si è detto contrario poi al ddl Calderoli, dovrà dimettersi nel giro di una decina di giorni in tempo utile per il suo insediamento al Parlamento europeo, in programma il 16 luglio, dopodichè la Regione entra in regime di prorogatio. «Noi saremo disposti a gemellarci subito con una Regione del Sud, e a testare assieme questa autonomia, perché veramente la sfida è questa. Facciamo in modo che se ne vadano le diseguaglianze », dice Zaia, intenzionato a partire entro fine anno con le nove materie non soggette ai rispetto dei Lep i Livelli essenziali di prestazione. Replica il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, espressione di Forza Italia, che nel centrodestra ha un atteggiamento più guardingo e attendista: «Ben venga ogni idea se può essere buona, ma in Piemonte abbiamo già un gemellaggio naturale con il sud, qui vivono già tante genti del Sud, quindi non abbiamo bisogno di proporre un gemellaggio», spiega Cirio.

Zaia prende di mira le cinque regioni contrarie. Certo, il referendum abrogativo «è un diritto democratico ma bisogna vedere se quello che si chiede è costituzionale». Il presidente del Veneto non perde tempo. Per le 9 materie “non Lep” (Rapporti internazionali e con l’Ue; Commercio con l’estero; Professioni; Protezione civile; Previdenza complementare e integrativa; Coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; Casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; Enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale; Organizzazione della giustizia di pace) ha già inviato una lettera alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni con cui chiede di «aggiungere per una prima indagine dei più complessi profili di attribuzione » anche le materie Lep inserite nella pre-intesa del 2018: Politiche del lavoro, Istruzione, Salute, Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. In mezzo ci sono le regioni di centrodestra del Sud, che manifestano dubbi.

Probabilmente è a loro che si rivolge, soprattutto Zaia. «Sembra più una bandierina da dare ad una forza politica », aveva detto il presidente della Calabria Robero Occhiuto e il governatore della Basilicata Vito Bardi aveva parlato di occasione persa per «migliorare ulteriormente il provvedimento». Il Pd, intanto invoca una grande mobilitazione contro la legge, come ricorda il deputato Piero De Luca, che parla di «battaglia epocale perché dobbiamo difendere il futuro del nostro territorio».

Ma soprattutto preoccupa l’accelerazione imposta da Zaia che tira in ballo il governo centrale e la premier, che era parsa prudente, in attesa del varo dei Lep, per i quali ci sono 24 mesi di tempo. «Come volevasi dimostrare Zaia e la regione Veneto si apprestano a chiedere di firmare l'intesa sulle materie non Lep. Era quello che temevamo», dice Francesco Boccia. «Avevamo chiesto a Giorgia Meloni di non firmare nessuna intesa prima della definizione dei Lep», continua il capogruppo al Senato del Pd, anche nella sua veste di ex ministro degli Affari regionali. «Vedremo quello che succede, visto che anche alcuni presidenti di regione del centrodestra hanno rivolto critiche alla riforma. Ma a maggior ragione - conclude Boccia - è necessario contrastare in tutti i modi l’attuazione di questa legge».