Riforma. Autonomia, un debutto tra le polemiche. Fontana: garantirò onore della Camera
L’autonomia differenziata arriva in aula alla Camera in un clima di scontro tra maggioranza e opposizioni. Al centro della polemica è ancora la regolarità contestata del voto in commissione la settimana scorsa, dopo che la maggioranza era andata sotto su un emendamento del M5s su cui poi si è rivotato. Le minoranze si sono appellate al presidente Lorenzo Fontana, il quale in risposta si è solennemente impegnato a «garantire l’onore della Camera» nell’esame delle grandi riforme, premierato incluso.
La discussione generale sull’autonomia differenziata - le cui votazioni inizieranno la prossima settimana -, aperta nella consueta aula semivuota del lunedì, si è svolta fino a sera con le opposizioni subito all’attacco. Mentre il M5s ha scelto la via di un flash-mob davanti a Palazzo Chigi guidato da Giuseppe Conte: «Meloni da patriota sta diventando secessionista. Ma noi la fermeremo in ogni modo», ha detto il leader del Movimento ed ex premier. In aula Il Pd con Simona Bonafè, M5s con Alfonso Colucci, Avs con Filiberto Zaratti e Iv con Roberto Giachetti, hanno messo in discussione la legittimità dell’esame del ddl Calderoli in commissione Affari costituzionali, a cominciare proprio dalla ripetizione di un voto sull’emendamento pentastellato. La vicepresidente Anna Ascani, che in mattinata guidava la seduta, ha riferito che Fontana ha scritto una lettera a tutti i presidenti di commissione, dando indicazioni precise e raccomandando «massimo rigore procedurale e fattuale» nelle situazioni confuse, specie nelle votazioni, come quelle registrate in Commissione in occasione della ripetizione del voto su un emendamento.
Ma c’è un altro elemento sollevato dal vicecapogruppo del Pd Federico Fornaro, che a sua volta si è appellato direttamente a Fontana. In base all’accordo politico interno alla maggioranza, il disegno di legge Calderoli uscito dal Senato non dovrebbe essere modificato a Montecitorio: «La Camera è trattata come una buca delle lettere», violando il bicameralismo paritario della Costituzione; e ciò è presumibile che lo schema possa ripetersi per il premierato, ha aggiunto Fornaro.
Con poche e chiare parole Fontana, che ha presieduto i lavori del pomeriggio, ha risposto al parlamentare dem: «Da parte mia ci sarà il massimo impegno mantenere alto l’onore della Camera. Mi darà atto che è stato fatto in passato, come sarà fatto in futuro».
Parole distensive che però non sono bastate, poco dopo, a evitare un nuovo e più acceso scontro in aula. Le nuove proteste delle opposizioni, infatti, si sono rinnovate nel corso dell’intervento di Simona Bordonali della Lega che, dal suo scranno, ha mostrato sotto la giacca una maglietta verde con la scritta “Il vento del Nord”. Fontana ha ripreso Bordonali pregandola «cortesemente di abbottonare la giacca. Non è possibile esporre riferimenti politici, per evitare polemiche le chiedo di chiudere la giacca», da intimato alla sua compagna di partito. Bordonali ha replicato ai colleghi delle opposizioni: «Il vento del nord dà fastidio”. Le opposizioni le hanno risposto sventolando il tricolore, «l’unico simbolo che può e ha diritto di essere presente in questa aula», ha scandito a muso duro la capogruppo dem Chiara Braga.
Quanto al merito, il provvedimento è stato difeso dai diversi esponenti della Lega intervenuti: da Alberto Stefani, che è anche relatore, al capogruppo Riccardo Molinari, sino a Igor Iezzi, che ha ricordato il pantheon leghista, da Umberto Bossi a Bobo Maroni a Matteo Salvini, tutti impegnati nella realizzazione del federalismo. Anche Fdi, con Elisabetta Gardini, ha sostenuto la bontà della legge. Un provvedimento apprezzato anche da Fi che con Alessandro Battilocchio ha creato un breve brivido nella maggioranza: «Qualche limatura - ha infatti detto - era ancora possibile», ma ha subito chiarito che Fi non presenterà emendamenti, tutt’al più ordini del giorno, per non modificare il testo, compromettendone l’approvazione.
Dalle opposizioni bocciature senza appelli, con gli interventi, fra gli altri, di Mara Carfagna ed Elena Bonetti di Azione e Daniela Morfino di M5s: «Questo governo - ha detto l’esponente pentastellata - sta frantumando la nostra Costituzione e la Nazione. E così addio alla storia del Risorgimento italiano e addio alla unità nazionale sotto un’unica bandiera».