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Autonomia. Calderoli alza i toni: «Ora correttivi, poi opposizioni tacciano». Ira Pd

Angelo Picariello sabato 16 novembre 2024

Il ministro Roberto Calderoli

Sull’autonomia differenziata il governo cerca di ribaltare a proprio vantaggio la mezza bocciatura della Consulta. Una sfida alle opposizioni che avevano esultato è nelle parole, ieri, di Carlo Nordio e soprattutto di Roberto Calderoli. «Farò tesoro degli indirizzi della sentenza», dice il ministro leghista intestatario della legge e falcidiato dalla Corte. Poi, contrattacca Calderoli, «le opposizioni taceranno e mi auguro taceranno per sempre».

Parole pesanti pronunciate a Rovato, nel Bresciano, a un incontro insieme al governatore della Lombardia, Attilio Fontana, che si vanno ad aggiungere a quelle del ministro della Giustizia. Che aveva parlato di sentenza «più che equilibrata, che condivido», aveva aggiunto Nordio al forum di Fondazione Iniziativa Europa, a Stresa. Aggiungendo considerazioni che avevano causato polemiche: la Consulta «è intervenuta pesantemente su alcuni settori che sono quelli proprio tipici del referendum e dovrebbe eliminare almeno per ora la possibilità del referendum», aveva pronosticato Nordio.

Ma poi in serata è il tono di sfida di Calderoli a dare fuoco alle polveri: «Sono state presentate un centinaio di eccezioni su 43 commi e ne hanno accettate sette. Quindi su un terreno sconosciuto abbiamo trovato la strada per una perfetta coincidenza con la Costituzione», dice soddisfatto. E provoca di nuove le opposizioni: «Si può dire che la partita è finita 45-7. La legge nel suo impianto regge e reggerà».

Subito fioccano le repliche della leader Pd, Elly Schlein («Non decidono loro quel che dobbiamo fare e si fermino sulla legge», diceva), di Angelo Bonelli («Con quali poteri Nordio dà ordini ai magistrati?», chiedeva il leader di Avs) e Riccardo Magi («Rispetti l'indipendenza dei giudici», aggiungeva il leader di +Europa). C’è da attendere, in merito, le motivazioni della Consulta, che è intervenuta a seguito del ricorso di 4 Regioni. Il costituzionalista Giovanni Guzzetta indica una via d’uscita: «Il processo non si è arrestato - sostiene -, si tratta di adeguarsi a quanto richiesto dalla Corte. E siccome il termine che si era data la legge Calderoli è 24 mesi, c'è tutto il tempo di rifare una nuova legge delega rispettando le indicazioni della Corte». Nel frattempo, suggerisce Guzzetta, il governo potrà «continuare a svolgere attività istruttoria sui costi e fabbisogni standard che sono il presupposto per individuare i Lep» Prudenti, e silenti le altre componenti (FdI e FI, che ha convocato per venerdì il suo osservatorio sull'autonomia), il centrodestra sembra volersi incamminare proprio su questa strada, ostentando sicurezza. Ma è la sfida che lancia alle opposizioni a scatenare un fiume di reazioni. «Frasi estremamente gravi, che dimostrano scarso rispetto della democrazia. Questo clima di repressione costante del dissenso deve finire», attacca Schlein. «Calderoli ha perso la ragione», incalza Chiara Braga. «Un linguaggio squadrista», per l’eurodeputato dem Flavio Nardella. «Se pensa di zittire il dissenso si rassegni - interviene anche il vicepresidente del M5s, Michele Gubitosa -. L'autonomia differenziata sarà solo il bruttissimo ricordo di una riforma mai attuata».