In Italia i poveri sono in aumento. E con loro cresca anche quella che viene definita la "povertà sanitaria". Sono sempre di più, infatti, coloro che non riescono a procurarsi le medicine e rinunciano anche ad andare dal medico. Con esiti davvero pesanti sia a livello personale, come è facile intuire, ma anche sociale, in quanto talune patologie non curate possono diffondersi.
C'è un dato che parla chiaro.
Nel 2014 è aumentata del 3,86% la richiesta di farmaci da parte di quella fascia di popolazione che non è più in grado
di acquistare medicinali, nemmeno quelli con ricetta medica, passando da 2.943.659 confezioni di farmaci richieste nel 2013 a 3.057.405.
Un dato che emerso dallo studio dell'Osservatorio sulla donazione dei farmaci del
Banco frmaceutico, una onlus che tra l'altro organizza ogni anno la colletta farmaceutica sul modello della Colletta alimentare (quest'ultima in programma sabato 29 novembre). L'indagine è stata svolta in collaborazione con un comitato scientifico composto da:
Acli, Caritas Nazionale, Ufficio per la Pastorale della Salute della Cei e dall'Unitalsi(Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali).
I dati evidenziano che in tutte le aree geografiche nazionali gli assistiti sono prevalentemente adulti (59,3%), mentre sono meno numerosi i bambini (22%) e gli anziani (18,7%). Globalmente la popolazione assistita è composta soprattutto da soggetti immigrati (60,2%) e in misura inferiore da
italiani, che però raggiungono un ragguardevole, purtroppo, 39,8%. Tale differenza è più sfumata al Nord e si accentua nelle regioni italiane centrali. La ripartizione in base al sesso evidenzia una prevalenza di maschi (54,3%), con l'eccezione dell'Italia centrale dove è maggiormente rappresentata la popolazione femminile.
Ad essere dispensati sono soprattutto i farmaci per l'apparato respiratorio
(20,5 dosi giornaliere), seguono i medicinali per il sistema gastrointestinale e il metabolismo, per l'apparato cardiovascolare, gli antimicrobici e gli
antinfiammatori/antipiretici.
"Abbiamo visto che chi vive in situazioni di povertà non accede
al Sistema sanitatio nazionale, quindi dobbiamo andare noi da loro", ha detto stamane il direttore generale dell'Agenzia del Farmaco (Aifa),
Luca Pani,
sottolineando che le istituzioni devono entrare in campo, "anche per agevolare chi vuole donare i farmaci. Bisogna fare in modo che non si trovi di fronte lacci e lacciuoli. Come ad esempio - ha specificato - il pagamento dell'Iva sui farmaci che vengono donati. Il Parlamento è consapevole di questo problema, c'è un
provvedimento al Senato".
"Sono ormai 15 anni che operiamo - ha detto il presidente di Fondazione Banco Farmaceutico,
Paolo Gradnik, presentando il rapporto - e abbiamo scoperto che il bisogno spesso non viene intercettato. Oggi l'industria farmaceutica copre circa il 70% dei farmaci che raccogliamo e distribuiamo ma ci aspettiamo che questa collaborazione venga incrementata. Attualmente abbiamo una richiesta di 3 milioni di
farmaci ogni anno, il bisogno però è molto superiore. Far rete su un problema così è una necessità".
"Anche la disabilità e la malattia sono sempre più sinonimi di povertà - ha rilanciato
Salvatore Pagliuca, presidente nazionale dell'Unitalsi -. Attraverso il nostro lavoro sappiamo che sono oltre 50 mila le persone disabili e malate che
in Italia dal 2013 ad oggi hanno perso la forza economica per potere acquistare i farmaci anche quelli da prescrizione medica. È per questo che è nata la nostra collaborazione con il Banco Farmaceutico".
"È importante andare a verificare perché queste persone non riescono a curarsi", ha osservato il presidente di Farmindustria,
Massimo Scaccabarozzi, precisando: "Siamo disponibili a collaborare, ma mettere a disposizione un farmaco non basta: bisogna capire chi sono queste persone e perché sono in questa condizione. C'è da domandarsi perché non vanno in ospedale o dal medico. Sono spaventati da ticket? Bisogna capire anche questo. Ed è sempre bene ricordare che i farmaci vanno prescritti dal medico. E che in un sistema sanitario come il nostro
bisogna rivolgersi alle strutture preposte".