Attualità

Aiuti ai cav. Fondi Nasko, «assurdi i tagli su base etnica»

Lucia domenica 16 marzo 2014

Troppi bambini sottratti all’aborto e lasciati vivere: questa la prima delle 'colpe' attribuite al Cav del­la clinica Mangiagalli di Milano, per cui la Regione Lombardia lamenta troppe spe­se, minacciando di tagliare i fondi Nasko (quei 250 euro al mese per 18 mesi, suffi­cienti però a far cambiare idea a migliaia di mamme che stavano per abortire a cau­sa della povertà). Seconda 'colpa': il 75% dei fondi Nasko hanno salvato bambini stranieri, il gioco non vale la candela. «Io pongo solo una domanda e voglio che mi si dia una risposta ufficiale: nella terra di Ambrogio, la terra dell’accoglienza, ci pos­siamo permettere di discriminare in base alla cittadinanza? La questione etica è fon­damentale: prendo atto che c’è una crisi e che dobbiamo scegliere chi salvare, ma la discriminante può essere etnica? Se sì, diciamolo apertamente, senza ipocrisie». Matilde Leonardi, neurologa e scienziata del Besta, è membro del Comitato scien­tifico del Cav Mangiagalli e fa parte del­l’Accademia Pontificia della Vita. Lei dunque sposta il dibattito su un pia­no nuovo. Io qui non discuto di aborto, dico questo: la legge 194 sancisce il diritto di essere tu­telate nella maternità, se la Lombardia è una Regione di diritto dobbiamo ricono­scere questo diritto inalienabile alle don­ne. Invece vengono posti criteri di inclu­sione ed esclusione, proponendo che si aiutino solo le donne che abbiano la resi­denza da almeno 5 anni. Se non ci pos­siamo più permettere il diritto all’acco­glienza in Lombardia ok, ma attenti alle conseguenze, se passa questa discrimi­nante passa su tutto? Io non dovrò più ac­cogliere in ospedale uno straniero? «Ci di­spiace, non ci sono più soldi, possiamo curare solo chi ha 5 anni di cittadinan­za »... È una questione etica enorme, ep­pure è sottaciuta. Io, anche da medico, vo­glio risposte chiare. Come si dovrebbe procedere, invece, vi­sta l’oggettiva mancanza di risorse? Io rispetterei la scelta di tutelare le mam­me finché ci sono fondi e smettere quan­do non ce ne sono più. Abbiamo soldi per aiutare cento madri? Bene, ma senza guar­dare se sono bianche o nere. L’accusa mossa al Cav è di avere scelto la mamma albanese o nigeriana insieme alla mila­nese, ma a noi non interessa nulla: se u­na donna arriva al Cav e la richiesta è di un aiuto per tenere il bambino lo fai e ba­sta, salvi quel bambino chiunque sia. I sol­di finiscono? Salvi i primi cento, non i pri­mi lombardi. Perché si parla sempre di tagliare i fondi per la vita e non per la morte? Bella domanda: io non chiedo che i Cav ricevano più risorse, io chiedo per quale misterioso motivo la Regione continui a garantire il diritto all’aborto e tagli solo quello alla vita. Per l’aborto la crisi non c’è? Provo a fare il ragionamento di Maroni ma in senso inverso: ogni aborto costa pa­recchio alla sanità, quindi d’ora in poi fa­remo abortire solo le donne che hanno al­meno 5 anni di residenza. Non sarebbe logico? Non è positivo che al Cav della Mangia­galli tanti aborti siano evitati? L’ho sempre visto come un successo... og­gi è diventata un’accusa. Ma non c’è nul­la di strano se tante madri si rivolgono al nostro Cav: la Mangiagalli è tra le prime maternità in Europa, ha una ginecologia grandissima, ci nascono migliaia di bam­bini, è chiaro che ci andranno anche tan­te donne ad abortire.

Secondo la legge 194 vengono inviate prima al Cav, Centro aiu­to alla Vita, per cercare di rimuovere le cause dell’aborto e la cosa impressionan­te è che bastano quei pochi soldi perché 6 su 10 scelgano di tenere il figlio. Se tutti i Cav funzionassero così, dei 112mila a­borti fatti ogni anno in Italia, 65mila si sal­verebbero: questo è il vero dibattito da fa­re. Il Comitato europeo dei Diritti sociali ci bacchetta: troppi medici obiettori. Qual è il problema? Vuol dire che siamo un Paese libero. In Italia è possibile partorire senza dare le generalità e lasciare il figlio in ospedale, iniziamo a favorire queste for­me di adozione. Ma soprattutto garantia­mo i Nasko a tutte le 112mila madri come si fa alla Mangiagalli: sei su dieci, cioè 65mila donne, diranno «tengo il bambi­no » e allora gli obiettori non saranno un problema. Faccio un appello: tutti i pala­dini del diritto mi aiutino ad aiutare quel­le donne, vedrete che i medici abortisti sa­ranno anche troppi...