Benevento. Mastella: «Assolto, ma volevano arrestarmi»
Per Clemente Mastella è un bel giorno. Dopo la 'riabilitazione' della sua Benevento, che l’ha eletto sindaco l’anno scorso, può gustarsi anche quella della magistratura. Si chiude finalmente una vicenda che - avendo coinvolto anche sua moglie Sandra Lonardo, allora presidente del Consiglio regionale campano - lo portò alle dimissioni da ministro della Giustizia, con conseguente caduta del governo Prodi. Dopo 9 anni cade l’accusa della Procura di Santa Maria Capua Vetere per pressioni in alcune nomine nella sanità. La sua giornata inizia con un breve ringraziamento al Santuario della Madonna delle Grazie, patrona della città, poi l’incontro con i giornalisti. Tante telefonate. Nel pomeriggio, dopo la registrazione di Porta a porta si è fatto vivo anche Silvio Berlusconi. «Ha espresso vicinanza, a me e alla mia famiglia, per quel che abbiamo passato. Ma mi hanno chiamato in tanti. Casini, Alfano, Cesa, la De Girolamo. Prodi? No, lui no».
Che cosa le contestavano?
L’accusa era di induzione indebita a dare o promettere utilità. Una forma di torsione giuridica. Ma c’è un fatto grave: Antonio Bassolino, all’epoca presidente della Regione, ha sempre dichiarato che non c’era stata alcuna pressione su di lui, ma solo normale dialettica politica. Peccato che sia stato ascoltato solo il 16 gennaio di quest’anno, su richiesta della mia difesa, e non 9 anni fa.
Prodi ora si potrebbe costituire parte civile...
Accusò me di aver fatto cadere il suo governo. Invece avrebbe dovuto prendersela con i magistrati, e oggi non dovrebbe rispondere 'no comment', come fa, ma riaprire quel capitolo di storia che riguarda me e la mia famiglia. Pochi lo sanno, ma in quell’occasione fu chiesto anche il mio arresto. In ogni caso, il governo non cadde per colpa mia. Era andata via già un po’ di gente: Fisichella, esponenti della Margherita, i vari Turigliatto e Rossi. Certo, se a un governo già debole si aggiunge Veltroni che congiura per arrivare al bipartitismo, basta poco per farlo cadere...
Come sempre, non si sa perché, per alcuni vale la presunzione di innocenza, per altri di colpevolezza.
Fin quando non ci saranno regole uguali per tutti, ognuno tirerà l’acqua al suo mulino, puntando ad avere lo scalpo del nemico e a salvare gli amici. Una forma di imbecillità che ha fatto regredire il primato della politica a vantaggio del primato della magistratura.
Ora anche Di Pietro mostra qualche ripensamento su Mani Pulite.
Tutto nasce da quell’inchiesta. Si diede a intendere che tutto era possibile. Come nell’antica Roma: pollice verso o pollice in alto, tutto in balia del populismo giudiziario che fa di ogni erba un fascio.
La cosa più dolorosa è stata, ha detto, il coinvolgimento della sua famiglia...
Non hanno risparmiato nessuno, sono venuti a perquisire a casa mia, senza autorizzazione, perché un pentito sosteneva che a mio figlio era stata regalata una macchina. Ho retto solo grazie alla fede e alla famiglia, ma posso anche capire chi non ce la fa. Spero solo che questa nostra sofferenza possa contribuire a che la politica riaffermi il suo primato e la magistratura capisca di più il rispetto delle persone e delle loro funzioni.
Se non fosse stato Guardasigilli non avrebbe avuto questo trattamento?
Su questo non c’è il minimo dubbio.
Benevento l’aveva già riabilitata.
Hanno saputo guardare oltre certi moralismi. Mi riferisco a Grillo, anche se , in verità, sono state certe battutine di Renzi a ferirmi di più.
Con il 'collega' De Magistris, dopo le note vicende giudiziarie, ha avuto rapporti?
No e non aspiro ad averne. Il gip nel sancire che non c’era alcun elemento per aprire le indagini su di me ha dimostrato quanto fosse prevenuto e determinato il suo comportamento. La sua era un’indagine fondata sul nulla... No, posso al massimo perdonarlo cristianamente, ma questo non comporta che debba stringergli la mano o sorridergli. Se dovessimo capitare vicini faremo come quegli aerei che fanno ognuno il suo percorso badando a non incontrarsi.