Roma. Corruzione, l'ex sindaco Alemanno assolto e prescritto in Cassazione
Assolto dalla pesantissima accusa di corruzione e nuovo processo di appello per traffico di influenze illecite. È quanto deciso dalla Cassazione in merito al procedimento che vede imputato l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, in uno dei filoni della maxinchiesta al Mondo di Mezzo. Non regge, quindi, al vaglio della Suprema Corte l'impianto accusatorio che avrebbe potuto portare in carcere l'ex primo cittadino della Capitale.
Il procuratore generale, Perla Lori, aveva infatti chiesto di confermare la condanna a sei anni arrivata in Appello nell'ottobre scorso. Il rappresentate dell'accusa aveva sollecitato un nuovo processo di secondo grado solo per rideterminare le pene accessorie e in particolare l'interdizione dai pubblici uffici.
Per i giudici però non c'è stata alcuna corruzione. I giudici hanno fatto cadere l'accusa con la formula «per non avere commesso il fatto» nel capitolo che riguardava la gara d'appalto sulla raccolta differenziata e dichiarata prescritta l'ipotesi di corruzione nella vicenda del pagamento dei debiti Ama.
I giudici hanno confermato la condanna (sei mesi ndr) per l'accusa di finanziamento illecito e hanno disposto un nuovo processo davanti alla Corte d'Appello per la rideterminazione della pena e che riguarda il capo di accusa riqualificato con la fattispecie del traffico di influenze illecite e che riguarda lo sblocco dei pagamenti Eur Spa.
La decisione della Cassazione è stata accolta con emozione da Alemanno che ha abbracciato i familiari che hanno atteso la sentenza con lui al Palazzaccio. «Per me è la fine di un incubo durato sette anni, e che obiettivamente poteva essere evitato - ha commentato l'ex sindaco -. Mi sono ritrovato prima mafioso e poi corrotto, adesso rimane un piccolo traffico di influenze che sarà la Corte di appello a giudicare». E ancora: «questa sentenza ridimensiona questa vicenda: non c'è più corruzione, non c'è più quel fango che mi era stato tirato addosso». Dal canto loro i difensori esprimo soddisfazione. «La sentenza impugnata - commentano Cesare Placanica e Filippo Dinacci non prendeva atto di quanto già aveva statuito sulla vicenda la Corte di Cassazione e soprattutto non considerava che il sindaco Alemanno, al di là del coinvolgimento, solo tramite Panzironi, in alcune specifiche e a nostro modo di vedere lecite vicende».
Alemanno «era stato giudicato completamente estraneo alle contestazioni di associazione ipotizzate dalla Procura , peraltro solo in parte riscontrate dalle sentenze che si sono occupate della intera vicenda».
La vicenda giudiziaria dell'ex primo cittadino della Capitale era iniziata nel dicembre del 2014 con una perquisizione domiciliare e l'iscrizione nel registro degli indagati nell'ambito della operazione Mondo di Mezzo. Nei suoi confronti l'accusa iniziale era di concorso esterno nell'associazione di stampo mafioso e corruzione.
Per il concorso esterno i pm chiesero e ottennero l'archiviazione nel febbraio del 2017. La posizione dell'ex sindaco venne, però , stralciata e per lui restò in piedi la corruzione a cui si aggiunse il finanziamento illecito. Secondo l'accusa, tra il 2012 e il 2014, Alemanno avrebbe ricevuto oltre 223 mila euro mila euro per compiere atti contrari ai doveri del suo ufficio.
I soldi, in base all'impianto accusatorio, sarebbero giunti da Salvatore Buzzi in accordo con Massimo Carminati e sarebbero stati versati alla fondazione Nuova Italia, presieduta da Alemanno. (Ansa)