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Guerra. Le associazioni: no all'escalation delle armi per l'Ucraina e aumenti di spesa

(L.Liv.) giovedì 26 gennaio 2023

La guerra in Ucraina divora sempre più vite, armi e risorse. Ma alimenta anche guadagni immensi per l'industria bellica

L’invio in Ucraina di armi sempre più pesanti alimenta il rischio di una catastrofe, anche nucleare. Ed è una scusa per incrementare la spesa militare. È critica Rete italiana pace e disarmo sulle richieste del ministro della Difesa Guido Crosetto di «escludere gli investimenti sulla Difesa dal patto di stabilità», anche perché, afferma, «l’aiuto all’Ucraina ci impone di ripristinare le scorte».

«Sembra davvero un pretesto per sostenere ancora una volta l’industria militare», dice Francesco Vignarca di Ripd: «Il ministro Tajani ha parlato di aiuti militari per un miliardo L’Italia negli ultimi due anni ha speso 16 miliardi in armamenti, oltre 25 negli ultimi cinque. Se basta un limitato aiuto esterno a svuotare le nostre scorte, è evidente che si tratta di una scusa: si strumentalizza la guerra in Ucraina per incrementare ancora una spesa già in crescita da anni».

Poi, se anche l’Italia punta solo sullo strumento militare in questa crisi, per Rete pace e disarmo «è il risultato di decenni di mancati investimenti nella diplomazia e nella cooperazione, economica e allo sviluppo. Il risparmio di oggi apre la strada a spese enormi domani».

Per le Acli «i tank concessi da Usa e Germania potrebbero portare a una escalation con possibile coinvolgimento Nato». Dunque servono «veri e costruttivi negoziati per portare indietro l’”Orologio dell’apocalisse” degli scienziati atomici». «Il mondo è nella mani di folli - denuncia Arci - e dopo un anno di massacri assisitiamo a un ulteriore passo verso l’escalation, col rischio che Putin, sulla cui moderazione non possiamo contare, detemini una guerra totale».