Famiglia. Assegno unico ai figli, il Senato ora ci prova
A undici mesi dalla fine della legislatura, il Parlamento prova ad accelerare sull’assegno universale per i figli a carico. Un disegno di legge delega - primo firmatario Stefano Lepri - rimasto nei cassetti del Senato per più di due anni, e che da giovedì sarà al centro dei lavori della commissione Finanze per la votazione degli emendamenti. È arduo ipotizzare che si riesca a fare il secondo passaggio alla Camera senza intoppi e che il governo vari i decreti attuativi prima che si vada alle urne. Tuttavia, dalla kermesse del Lingotto dello scorso fine settimana è arrivato un segnale politico: Matteo Renzi ha fatto propria la proposta e l’estensore del suo programma congressuale, Tommaso Nannicini, ha detto pubblicamente che il ddl Lepri starà dentro la mozione dell’ex premier. Ciò potrebbe voler dire due cose: la prima, la più probabile, è che l’assegno universale diventerà parte del programma dem per le prossime elezioni; la seconda ipotesi, per la quale serve però un impegno politico dell’attuale Parlamento, è che il ddl Lepri venga assorbito nella prossima legge di stabilità, se sarà il governo-Gentiloni a scriverla. In entrambi gli scenari, l’approvazione quantomeno dell’Aula del Senato rappresenterebbe un impegno preciso.
Nel merito, il testo ha uno schema semplice: delega il governo a istituire un assegno semiuniversale - che quindi non discrimina per reddito se non a partire da una soglia molto alta - che premia i tre quarti delle famiglie che hanno o mettono al mondo bambini. La misura costa a regime 23 miliardi, 16 dei quali provengono dall’abolizione di ciò che esiste adesso: assegni (6,5 miliardi), detrazioni (7,5 miliardi), bonus terzo figlio e altri bonus non strutturali, escludendo quelli a beneficio di categorie particolarmente sfavorite. Si partirebbe dai 16 miliardi risparmiati con la razionalizzazione, con aumenti progressivi della dote tramite una spending review che il governo deve mettere in cassa. La delega contiene una 'clausola' per cui nessuno dovrebbe avere un benefit inferiore alla somma di assegni, detrazioni e altre misure spot percepite precedentemente. Dal punto di vista fiscale, l’approccio è il seguente: sino a un Isee di 30mila euro, l’assegno è pieno. Poi c’è un décalage sino ai 50mila euro, dove il beneficio si estingue. Per ogni figlio in più, però, la soglia Isee aumenta di 5mila euro. In media, per ogni bambino (sin dal settimo mese di gravidanza) la famiglia al di sotto dei 30mila euro Isee riceverebbe 200 euro al mese sino ai 3 anni. Tra i 3 e i 18 anni, l’assegno sarebbe di 150 euro mensili. Tra i 18 e i 26, si prendono 100 euro. Le novità. La più importante è che la misura universale riguarda anche incapienti (sotto gli 8mila euro di reddito) e lavoratori autonomi, partite Iva e dintorni. L’altra importante innovazione è che il reddito sopra il quale un giovane non si considera 'mantenuto' salirebbe da 2.800 a 5mila euro. È il senso di alcuni degli emendamenti preparati dal gruppo dei primi firmatari della legge: Lepri, il demografo Dalla Zuanna, Di Giorgi e altri 'catto-dem'.
Il relatore in commissione, il democratico Claudio Moscardelli, assicura che il Lingotto ha dato un impulso al provvedimento. Ai lavori del Senato partecipa per l’esecutivo il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta. Sarà lui a valutare la sostenibilità economica della riforma. C’è anche da valutare quanto possa essere complessa la realizzazione del provvedimento, dati i due requisiti imprescindibili: smontare il sistema di assegni e detrazioni e assicurare che l’assegno universale non sia inferiore a quanto percepito ora. Se vi si riuscisse, la semplificazione sarebbe innegabile. «Il fatto che questa misura entri nel dibattito congressuale del Pd va considerato un successo e un fattore positivo per l’identità del partito», commenta Stefano Lepri. A seconda di come evolveranno i rapporti Renzi-Gentiloni, l’ipotesi migliore sarebbe quella di inserire l’assegno universale in legge di stabilità. Ma ciò farebbe a gomitate con altre piste di lavoro, come quella del cuneo fiscale. così come andrebbe armonizzata la misura pro-famiglia con il reddito d’inclusione di cui si attende a breve il decreto attuativo del ministro Giuliano Poletti. E poi è da capire se Renzi vuole giocarsi il 'tema famiglie' nella chiave del sostegno a Gentiloni oppure nella prossima campagna elettorale. Tuttavia è questo un dibattito al quale il Forum delle famiglie, attraverso il presidente Gigi De Palo, guarda con un certo scetticismo: «È un buon segnale provare a riordinare il sistema degli assegni familiari – scrive in una nota il Forum –. Però il ddl Lepri costa 23,4 miliardi di euro, non risolve la discriminazione verso le famiglie monoreddito numerose e costa quasi il doppio del 'fattore famiglia'. Così come gli italiani sono in attesa della non più differibile riforma strutturale dell’Irpef».