Migranti. Assegno sociale a migranti ricongiunti. Boeri smaschera la fake
Smentita ieri l’ennesima fake news - o bufala - sui migranti che girava da tempo in rete. Ci risulta sia almeno la decima e stavolta è stata smascherata direttamente dal presidente dell’Inps Tito Boeri in audizione parlamentare. Sulla rete veniva raccontato un esempio con due storie parallele: due signore 65enni, una italiana che vive in Tunisia e una tunisina ricongiuntasi in Italia al figlio immigrato e tornata in patria. Alla prima l’ente previdenziale negherebbe la possibilità di pagarsi le cure in Tunisia, mentre la seconda si starebbe godendo in patria l’assegno sociale (450 euro mensili) omaggiatole al compimento dei 65 anni e tre mesi dal Belpaese. L’autore della balla l’avrebbe dedotto dal sito dell’Inps nel quale sarebbe scritto che l’ex pensione sociale può essere richiesta dagli extracomunitari, lavoratori e non. Ne hanno diritto per loro stessi, ma soprattutto possono richiederlo per i parenti che presentano due requisiti: 65 anni e 3 mesi di età e uno stato di bisogno economico. Per Boeri si tratta di «una notizia falsa quella secondo cui a un lavoratore migrante che viene in Italia basterebbe chiedere la ricongiunzione familiare di un parente con più di 65 anni e 7 mesi (non 3) perché quest’ultimo possa fruire dell’assegno sociale appena arrivato». Ma, secondo il presidente dell’Inps, «non è così: per potere percepire questa prestazione sono necessari almeno dieci anni continuativi di residenza nel nostro Paese».