È ancora mattina quando 'rimbalza' sulle agenzie una nota ufficiale di Palazzo Chigi che sembra un colpo mortale alla consultazione popolare del 21 giugno. «Non appare oggi opportuno un sostegno diretto al referendum», avverte lapidario Berlusconi (che a fine giornata esprimerà poi il suo 'grazie' agli elettori del 6 e 7 giugno con una nota ufficiale). È un annuncio previsto dopo il 'faccia a faccia' nella notte con Bossi e dopo le assicurazioni del capo della Lega sull’impegno nei ballottaggi. Ma è anche una scelta che agita il Pdl e torna ad allontanare il presidente del Consiglio e il presidente della Camera. Una manciata di ore più tardi, infatti, Gianfranco Fini spiega ai cronisti che la sua posizione non cambia. «Io andrò a votare il referendum. E lo farò convintamente », ripete l’inquilino di Montecitorio. I giornalisti lo incalzano: si augura che anche gli italiani facciano la stessa cosa? «È ovvio», risponde Fini quasi infastidito. Il rischio dell’ennesimo strappo tra Fini e Berlusconi esiste e Ignazio la Russa prova a mediare: «Credo che il Pdl abbia fatto bene a non impegnarsi nella campagna elettorale... La norma – assicura il ministro della Difesa – è quella di lasciare libertà e l’eccezione sarebbe stato indicare di votare sì oppure no. Bisogna però dire di andare a votare perché ci sono i ballottaggi, poi sul referendum ognuno decide per sè». Si prova a superare lo scoglio referendum e, intanto, si accavallano i retroscena sul vertice Berlusconi- Lega ad Arcore. Una cosa è certa: Lega e Pdl faranno campagna elettorale insieme per cercare di portare a casa i due risultati più prestigiosi ai ballottaggi (le province di Torino e di Milano) e « sbaragliare » il centrosinistra al Nord. Un accordo chiuso dopo un’intesa che le agenzie di stampa provano a ricostruire così: «Ti assicuro che ci sarò, ma dobbiamo essere io e te e non altri... » , dice il 'Senatur' al Cavaliere. La sorpresa viene dopo. Sul resto del territorio Bossi non ha, però, escluso possibili alleanze anche con l’Udc. Insomma la quadra Pd- Lega c’è e Paolo Bonaiuti lo sottolinea con soddisfazione. «Con la Lega i problemi si risolvono sempre. E gli accordi presi tra il premier ed il leader del Carroccio seguono il filo di una intesa salda e forte», ripete il sottosegretario alla presidenza del Consiglio che ribadisce l’impegno da parte di Berlusconi a non sostenere direttamente il referendum, puntando sulle riforme da attuare in Parlamento, a partire da quelle sul bicameralismo e sulla legge elettorale. In serata poi arriva la prima nota ufficiale del premier sul voto. « È un risultato che ci rende orgogliosi, perché conferma una volta di più che il nostro governo ha saputo affrontare meglio di altri in Europa la crisi economica. Mentre in altri Paesi i governi hanno perso consenso, noi i nostri consensi li abbiamo confermati e consolidati e la stabilità del governo ne esce rafforzata», ripete Berlusconi che spiega ancora: «Il nostro governo si è impegnato a non lasciare nessuno solo di fronte alla crisi. Continueremo a farlo, e procederemo con passo ancora più spedito nell’attuare le riforme necessarie per ammodernare l’Italia » . Berlusconi « ringrazia i milioni di donne e di uomini che sabato e domenica si sono recati ai seggi e hanno confermato nelle urne la loro fiducia nel Popolo della Libertà » e ammette: «So che non era facile farlo dopo una campagna elettorale tesa a colpirmi con tante calunnie». Non basta. Per il premier « con il voto avete confermato che il Popolo della Libertà è il primo partito in Italia in tutte e cinque le Circoscrizioni europee, con un vantaggio più che raddoppiato rispetto ad un anno fa sul maggiore partito d’opposizione. Grazie a questo successo, 29 europarlamentari eletti nelle liste del Popolo della libertà difenderanno gli interessi dell’Italia nel Parlamento europeo come secondo gruppo del Partito Popolare Europeo, la grande famiglia della democrazia e della libertà in Europa».